La V edizione del festival di cultura contemporanea prosegue sulla linea concettuale degli anni precedenti. L'evento cerca di offrire spazi, momenti, accenni di quell'esperienza contemporanea che si svela attraverso l'espressione di artisti, teatranti, letterati e musicisti.
Incroci: Spazio-Uomo-Tempo.
di Massimo Lucarelli e Elena Rosati
La V edizione del festival di cultura contemporanea – (ac)Cenni di (con)TempORAneo ‘08 - prosegue sulla linea concettuale degli anni precedenti. L’evento cercherà di offrire spazi, momenti, accenni di quell’esperienza contemporanea che si svelerà attraverso l’espressione di artisti, teatranti, letterati e musicisti.
L’esposizione d’arte contemporanea si propone, attraverso le opere degli artisti, di creare un istante situazionale, che generi il Luogo come esperienza, che generi Ambienti emozionali. Il Tempo non sarà concepito come una linea continua, bensì come una rete di intenzionalità, fluida, inconscia e impercepita, che precederà e alimenterà ogni atto, “ogni rappresentazione”, come fosse il suo indispensabile liquido amniotico, la sua corteccia primordiale. Un rapporto osmotico colto e vissuto nell’atto vivente, un flusso continuo tra io e mondo, come “ambiente” circostante e coinvolgente, che sottolinei la centralità del corpo nella fenomenologia e nella conoscenza del sensibile.
Quello che si rivelerà sarà un evento pronto a manifestarsi come presenza, esperienza diretta tra le opere e l’osservatore in un ambiente sinestetico e situazionale. In un’epoca ipertecnologica, il corpo all’incrocio tra tattilità, visione e udito si espande e, letteralmente, si modifica: le sue terminazioni nervose diventano terminali sensibili.
L’evento si concentrerà soprattutto su installazioni e performances, con lo scopo di mettere in evidenza la durata temporale soggettiva che sempre presuppone un corpo in situazione.
La ricerca si focalizzerà sull’unità di spazio e tempo, cercando di verificare operativamente che il nostro corpo non è semplicemente “nello” spazio e “nel” tempo, bensì “abita lo spazio e il tempo”. Una drammaturgia dello spazio vissuto, in cui si afferma imperiosamente la capacità del gesto “danzato”, esso stesso visibile, di originare, di dar luogo al visibile. E se “non è il corpo che dispone dei gesti, ma sono i gesti che fanno nascere un corpo”, essi stessi incarnano “l’ostensione e l’indicazione di qualcosa d’altro oltre la semplice presenza”. Abitare lo spazio-tempo significa che il corpo vive tale dimensione non in termini posizionali-assiomatici ricavabili da un astratto schema, da un calcolo logico delle coordinate geometriche, bensì in termini situazionali: il corpo abita sempre uno spazio e un tempo contingenti, localizzati; è sempre un qui e ora nell’ estensione tridimensionale e indefinita dell’Universo.
Il confronto dello spettatore con l’opera, a distanza ravvicinata, come vissuta dall’interno, quindi, non sarà più frontale e meramente visivo ma fisiopsicologico, pulsionale, investendo la sua motilità, la sua scala corporea, lasciando emergere l’autentica direzione verso istanze vitali profonde, verso la crucialità dell’esistere, dell’esser-qui.
La percezione dell’opera – i cui bordi eccederanno il perimetro visivo dello spettatore – sarà tempo, processualità, non dunque il tempo della storia né quello della nostalgia; non un tempo iconografico, ma un tempo che andrà oltre la successione irreversibile degli istanti, oltre la sua forma convenzionale.
L’esperienza dell’osservatore verrà condotta in termini di coinvolgimento ambientale ancor più diretti e materialmente percettivi, in un luogo di installazioni giocate sulla palpabilità e insieme sull’indeterminatezza della sensazione percettiva totale. La fruizione dell’opera dovrà implicare uno spostamento fisico dello spettatore, una dislocazione reale, effettiva e psicologica.
Il mondo come orizzonte di infinite percezioni, attuali e possibili.
Un contenitore culturale unico nel suo genere, un evento dove le diverse espressioni si incontreranno creando relazioni osmotiche significanti. L’estemporanea di arti figurative, baricentro del festival, verrà allestita all’interno della duecentesca torre dei Monaldeschi; antico e moderno dialogheranno alla ricerca di un equilibrio instabile. La manifestazione, nata per creare uno spazio libero per giovani artisti, ha riscosso nel tempo enorme successo, acquisendo notorietà nell’ambito culturale e artistico della provincia. Nel corso delle precedenti edizioni, artisti, letterati, critici si sono alternati contribuendo alla crescita e allo sviluppo di un’idea partita da alcuni giovani che sentivano l’esigenza di cambiare in maniera diversa e radicale la realtà del luogo. La partecipazione collettiva di artisti provenienti da tutta Italia e dall’estero (lo scorso anno ha visto la partecipazione di Paul Wiedmer), di musicisti e di studiosi, ha creato uno spazio altro, un incontro stimolante e creativo facendo interagire Arte e il pubblico.
Evento organizzato da
Associazione Culturale Fata Morgana
(Massimo Lucarelli, Elena Rosati e Samuele Vesuvio)
Torre dei Monaldeschi
Piazza Unita' d'Italia - Civitella d'Agliano (VT)