Il lavoro di Mancini, partendo dalla pittura, si apre ad installazioni ambientali e tende a invischiare lo sguardo nei labirinti dell'udito, aprendoci un universo reticente e ambiguo, un mondo di confine intersecato da linee tracciate come limite e popolato di personaggi sospesi nell'attesa di una rivelazione.
a cura di Valentina Sansone
Lunedì 30 giugno, dalle 19 fino a tardi, verranno presentati alcuni lavori di Alessandra Mancini, artista alla sua prima mostra milanese, a cura di Valentina Sansone. La mostra sarà visitabile, su appuntamento, fino alla fine di settembre.
Il lavoro di Alessandra Mancini, partendo dalla pittura, si apre ad installazioni ambientali e tende a invischiare lo sguardo nei labirinti dell’udito, aprendoci un universo reticente e ambiguo, un mondo di confine intersecato da linee tracciate come limite e popolato di personaggi sospesi nell’attesa di una rivelazione, oppressi come da un mancamento della memoria: in cerca di una sintonizzazione, di un’armonia perduta, di una parola irraggiungibile, essi si armano di condutture acustiche e di imbuti auricolari per catturare risonanze e voci che palpitano sperdute.
Una sorta di sordina esistenziale avvolge queste figure e si comunica fisicamente allo spettatore, inducendolo a un abbandono al flusso dei suoni e delle immagini, a smarrirsi in una dimensione amniotica, di liquidità, di attraversamenti di onde, in attesa di un discorso, di un messaggio sempre snaturato da fruscii e rumori in cui si smarrisce ogni direzione di senso.
Nell’incertezza tra la morte e la vita, tra la stasi e il movimento, tra il ristagnare e lo scorrere resta solo la possibilità di un ininterrotto porgere orecchio. Anche un bicchiere si troverà così a essere usato, attraverso il suo spessore vitreo, come strumento di trasmissione di corrente, puntato in direzione di un altrove che rilutta a farsi decifrare, se non per misteriosi echeggiamenti e lontane vibrazioni.
Albertoaperto è uno spazio in cui è possibile non solo transitare ma sostare e fare tardi, uno spazio all’interno del quale un artista è tenuto a entrare in rapporto con i segni del vissuto e le marche del luogo, uno spazio che in questo modo diventa ospitato dai lavori dell’ospite.
Inaugurazione 30 giugno 2008
Albertoaperto
Via Burlamacchi, 6 - Milano