Una pittura dove l'oscuro e lo scuro, l'ignoto e il noto, il reale e l'onirico sono sempre presenti nelle loro diverse sfaccettature. Il quadro, come un prisma, ne evidenzia le sfumature, le variabili contestuali.
Figure e cose che emergono da scenari quasi surreali, forti chiaroscuri, pennellate dense come tese a segnare la consistenza materiale dei corpi e delle cose. Volti immortalati in espressioni cariche di emotività, spesso con gli occhi fissi verso chi osserva il dipinto come a rivolgere un interrogativo, a volte, invece, concentrati su qualcosa che si mostra o si cela nell’ambiente del quadro.
Una pittura dove l’”oscuro” e “lo scuro”, l’ignoto e il noto, il reale e l’onirico sono sempre presenti nelle loro diverse sfaccettature. Il quadro, come un prisma, ne evidenzia le sfumature, le variabili contestuali. Là dove c’è l’attore Carmelo Bene, la luce riprende possesso dell’oscurità proprio dietro di lui che guarda con occhi straniti, mettendo quasi a disagio chi lo osserva al punto da non sentirsi riconosciuto come essere umano; là dove i personaggi di Cosa Nostra sono immortalati come una grande famiglia in posa fotografica, lo scuro è ciò da dove emergono.
Sono raffigurati dai ranghi più bassi ai più alti, i loro volti, tutti concentrati a guardare qualcosa a cui lo spettatore non è dato sapere, hanno espressioni tali da svelare dall’’assassino all’intellettuale che da lassù della scala gerarchica è l’unico a sostenere lo sguardo dello spettatore; nel quadro “Davanti al castello” la presunta principessa è nuda e con gli occhi di ghiaccio, il castello non ha più le torri merlate, la favola bella non c’è, c’è più un sogno svanito.
“Riccardo Rossati, negli ultimi dipinti, si è condensato in un mondo dolente e disfatto, in cui centrale resiste la visione disadorna di un umanità marginale, carica di affanni e tribolazioni” – scrive di lui Giulio Catelli -. A prima vista, per i temi e soprattutto per la forte carica della materia pittorica, lo si direbbe un pittore realista, eppure Riccardo Rossati guarda al reale non attenendosi alla mera trascrizione, ma proiettando il suo sguardo su terre che appartengono a un fondo misterioso fantastico, quando non direttamente visionario. Riccardo non ha trovato i suoi modelli in astratte finezze e lo stanno a dimostrare le incursioni sempre più frequenti nella materia scabrosa e ulcerata che fu di Rembrandt”.
Inaugurazione Giovedì 3 luglio inaugurazione alle ore 18.30
Spazio Tadini
in via Jommelli, 24 Milano
tutti i giorni feriali dalle 15 alle 19.
Durante gli eventi culturali a Spazio Tadini fino alle ore 24 (sabato e domenica solo su prenotazione)
ingresso libero