Rassegna di fotografia sociale del secondo e terzo millennio. L'obiettivo e' quello di far comprendere quanto la comunicazione visiva possa contribuire a veicolare un dibattito sociale che faccia poi arrivare a conclusioni 'etiche'.
Olds
Osservatorio-laboratorio demoantropologico e del sociale
“Concerned: per una fotografia etica”.
Rassegna di fotografia sociale del secondo e terzo millennio.
L’OLDS, Osservatorio-Laboratorio demo antropologico e del sociale, organizza la rassegna fotografica dal titolo: “Concerned: per una fotografia etica”, nell’intento di far conoscere quanto abbia inciso il lavoro di fotografi e artisti che hanno usato la fotografia, nel concorrere alla creazione di un comportamento “etico” delle generazioni del secolo scorso e di questo primo “terzo millennio”.
L’obbiettivo è quello di far comprendere quanto la comunicazione visiva, i linguaggi visivi, possano contribuire, al pari di quelli verbali, a veicolare e ad alimentare il dibattito sociale che faccia poi arrivare a conclusioni “etiche”, di grande utilità, cioè, al “senso” comune, a quella convenzione che consenta all’uomo di darsi regole che ne rispettino i singoli, e consentano ai gruppi la sopravvivenza.
Con la collaborazione dei suoi componenti, intellettuali, docenti, artisti e comunicatori, l’OLDS si
avvia a realizzare un percorso di crescita attraverso la fotografia di operatori italiani affermatisi nel tempo come intellettuali capaci di sollevare problematiche, suggerire comportamenti e di fornire analisi capaci di indurre a soluzioni etiche.
In questa proposta ha chiamato a collaborare, in modo paritetico, la Cattedra di Storia della fotografia, Dipartimento dei Beni Culturali, Facoltà di Lettere, Università di Salerno, prof. Maria Gabriella Guglielmi, e a mettere assieme in un comitato ordinatore di cui fanno parte la preside della Facoltà di Lettere, prof.ssa Maria Galante, l’editore palermitano Enzo Sellerio, il primo gallerista di fotografia Lanfranco Colombo, fondatore della galleria “Il Diaframma” di Milano, Cesare Poppi, antropologo, prof. Liana Bertoldi Lenoci, Università di Trieste e Gorizia, il dottor Luca Tateo, psicologo della comunicazione, il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno, il dott. Rino Avella, con la funzione di orientamento della stessa rassegna e di promotore per la creazioni di azioni che la diffondano e ne rendano efficaci le proposte, nella logica di “cultura” come “attrattore”.
“Concerned: per una fotografia etica” sarà ospitata in luoghi diversi, quali spazi destinati al tempo libero, nel tempo notturno della “movida” salernitana per raggiungere un “target” giovanile, disposto, oltre a godersi l’effimero, a riflettere sulle immagini che potrà visualizzare sulle pareti degli spazi di evasione, ma sarà anche oggetto di seminari specifici, alla ripresa delle lezioni, della Cattedra di Storia della Fotografia. Infine, da ottobre prossimo, sarà ospitata nella galleria “Ap-Art”, Parco Arbostella n. 3. Verrà anche trasferita, la rassegna, in cittadine o in luoghi di istituzioni diverse da quelle che l’hanno promossa, qualora se ne facesse esplicita richiesta. L’obbiettivo è quello di raggiungere il massimo numero possibile di utenti, per realizzare un’operazione di “acculturamento” più ampia e quanto più diffusa sul territorio. Certamente non sarà un’operazione “retorica” e i suoi intenti sono soprattutto la conoscenza dei nuovi linguaggi, “fare cultura”,cioè,
e la loro comprensione, in una società che sarà caratterizzata da una comunicazione visiva nella misura di due terzi del comunicare complessivo.
Antonio Tateo
Osservatorio-laboratorio demoantropologico del sociale e delle culture subalterne e minoritarie.
Via Rufoli, 23 – 84135 Salerno (Italia)
E-mail: oldstateo@jumpy.it
Mob. Tel.: 3286195200
Salvatore Avallone: fotografie sussurrate per l’umanità dimenticata.
Salvatore Avallone è un Salesiano che ha scelto di trasferirsi in Madagascar per riproporre la
pedagogia di S. Giovanni Bosco, elaborata per ridare dignità alla gente meno fortunata della cinta torinese. La prima azione per eliminare l’emarginazione sociale è quella di fornire ai meno abbienti
la conoscenza, acculturarli, insomma.
Attraverso la scuola si offre la possibilità ai giovani di apprendere gli strumenti per inserirsi nel mondo con una dignità che è difficile avere se si rimane resta nei ghetti e nelle sue strade.
Socializzazione e cultura sono i primi passi per ritrovare un destino diverso da quello cui si è irrimediabilmente condannati quando si è “poveri”. Si accompagna a questo la formazione di
professionalità e abilità artigianali o in altri mestieri subalterni, come lavorare la terra in modo
abilmente proficuo.
Il suo rapporto con i nativi è stato anche segnato da una sintonia umana che, secondo Avallone,
andava documentata e, soprattutto, andava sottolineata come la profonda umanità di questi emarginati del terzo mondo ti pongano interrogativi che vanno al di là di un vissuto stereotipato.
Tutto ciò ti costringe a guardarti dentro la tua anima e a farti chiedere come fanno a calarsi in un vissuto non facile, senza perdere la loro umanità. Affrontano con una naturalezza la fatica, la povertà, la sottonutrizione, senza perdere il piacere di essere umanamente solidali con gli altri
e a vivere con forza, la loro perenne povertà e la loro fatica per uscirne.
Questa analisi scaturita dai rapporti di un salesiano con una umanità non in condizioni felici,
ha ispirato il lavoro di Salvatore Avallone, che a tradotto in immagini “non gridate, non forti,
non di denuncia o, peggio, di denuncia.” Ci offre, invece, una rappresentazione di un gruppo sociale
fortemente coesa e solidale tra li componenti, di un’accettazione della propria condizione molto realista, senza però rinunciare ad un possibile ribaltamento della loro condizione.
E tutto ciò emerge da questo racconto fotografico che l’autore ha realizzato nell’intento di
modificare il concetto di povertà che abbiamo noi occidentali. Ciò che è importante è avere
una “ricchezza” interiore che ci consenta di affrontare le difficoltà esistenziale di qualsiasi natura. Se essa è in noi, nulla potrà essere impossibile.
Paradossalmente la loro cultura “subalterna” è la loro ricchezza. Il loro realismo, la loro capacità di lottare, la loro perenne speranza in un futuro diverso, è il loro insegnamento per noi “occidentali”
Di cultura “superiore”. Salvatore Avallone non mi ha meravigliato per la sua scelta poiché lo conosco da anni per aver condiviso il lavoro nel CEMM (Centro di Educazione MultiMediale) dei Salesiani di Castellammare di Stabia (Napoli), negli anni 80, e assieme affrontavamo la problematica di una catechesi realizzata attraverso la “comunicazione visiva”.
Erano gli anni in cui Don Salvatore era il vicedirettore di “Catechesi” di Torino, e ci recavamo
chiamati dai Provveditorati a professionalizzare gli insegnanti della materna, elementari e della media, a servirsi del cinema, del video e della fotografia per rendere più efficace il loro lavoro
con i ragazzi. Questa mostra è l’ennesima proposta di Salvatore per invitarci ad avere un rapporto
più naturale con “i diversi”, ed è anche il tentativo di proporci l’ abbandono della nostra schizofrenia di uomini della civiltà dei consumi, per recuperare un “umanesimo” perduto.
Antonio Tateo
Caffe' Cavour
Via Roma, 114 - Salerno
Ingresso libero