In Paradiso Gallery
Venezia
Castello 1260 (Giardini della Biennale)
041 2413972
WEB
Stefano Mancini
dal 9/7/2008 al 2/8/2008
tutti i giorni 10-18

Segnalato da

Concilio Europeo dell'Arte



approfondimenti

Steve Mancini



 
calendario eventi  :: 




9/7/2008

Stefano Mancini

In Paradiso Gallery, Venezia

Morsura lenta. Le sue stampe originali riflettono il senso della ricerca e dell'evoluzione continua. Nelle sue acqueforti si possono leggere i suoni-carezza della malinconia del blues. Le immagini si realizzano sinesteticamente sulla base di una sonorita' liscia, glissata, delicata energeticamente, con-tenuta sul piano spaziale e temporale.


comunicato stampa

Non essere dalla parte di una parte, ma dalla parte del tutto, implica un'operazione di tipo non concettuale ma "culturale", che significa intraprendere vie né ordinarie o razionali ma orientate verso l'estraneità assoluta, l'imprevisto e perciò non confinate in griglie sociali, giuridiche o religiose. Il nobile e sofferente duro lavoro di ricerca di parametri autentici, l'apprendimento della vita come linguaggio e comunicazione è una "passione laica", e questa "passione laica" va a cozzare, inevitabilmente, con teorie di diligenti impiegati dell'arte (artisti e intellettuali devoti) che a quei parametri "ingabbiati" fanno riferimento con il medesimo, "onesto" intento di delineare i tratti di quella autenticità:

Ma la Storia stessa ne rileva l'inveramento e la negazione.
L'incisione d'arte richiede tutta la disciplina e le ferree regole di ogni altra espressione artistica: applicazione, ispirazione da buoni modelli, pazienza, noncuranza dei riconoscimenti, oltre naturalmente a una certa predisposizione naturale. È anche importante un ego ribelle contro cui lottare, perché la vita non deve necessariamente privarsi di quelle battaglie psichiche e di quei vizi preludio grezzo agli errori. Senza sbagli non si impara nulla di nuovo e se non si impara nulla di nuovo non è possibile comunicare qualcosa agli altri: in questo caso il potenziale talento rimarrà appunto "potenziale" cioè inespresso, e non servirà a nulla.

Le stampe originali d'arte di Stefano Mancini, riflettono il senso della ricerca e dell'evoluzione continua.
"Sono stato stupido, infedele ,bugiardo, vile, ipocrita, fatuo, vanesio, indecente, annoiato, triste, invidioso, disperato. Ma anche buono, generoso, innamorato, fedele, allegro, dubbioso, ingenuo, ignorante, educato, onesto. Ho amato molto la natura, il mare, le donne, il cinema, il teatro, i viaggi, i libri, la musica, il vino, le fragole con la panna, gli spaghetti alla puttanesca, la cioccolata" DINO RISI, da < i miei mostri> 2004 Mondadori

Stefano è devoto al Blues (quello vero) e all'incisione (quella autentica, cioè quella che si dovrebbe ascoltare e vedere come blues e incisione e non quella che ci viene venduta come blues e incisione (della serie"delineare i tratti di quella autenticità").

Il blues è nero, salvo alcune eccezioni come Harmonica Frank Floyd (bianco): il blues è povero, e qui nessuna eccezione; e ha un forte odore, come l'incisione. Il blues è di grande umanità, come quella che aveva Jerry Garcia – che tra l'altro è stato anche un notevole pittore –. che gli ha permesso, sul finire della sua intensissima ed ineguagliabile carriera, di suonare autentico blues acustico come i neri (basta il solo ascolto dell'esecuzione di " Louis Collins" di Mississippi John Hurt per credere, da Shady Grove – Jerry Garcia David Grisman-1996 acustic disc) .

"Di grande umanità" è un'affermazione di Giorgio Trentin ("sacerdote dell'incisione" ), riferita a quel linguaggio d'arte autonomo che si esprime attraverso l'invenzione d'immagini in esemplari cartacei come è l'incisione.

Stefano è un artista incisore autentico e di grande umanità. Oggi è raro aver a che fare con artisti autentici, ma è ancor più raro aver a che fare con artisti di grande umanità.

Nelle sue acqueforti si possono leggere i suoni-carezza: la mano di Lightnin' Hopkins, la guancia di Sonny Terry , la grinta di Hound Dog Taylor, il volto di Mississippi John Hurt, una qualsiasi parte del corpo di Browny MC.Gee che accarezza o che è accarezzato dalla malinconia del blues. Queste immagini si realizzano sinesteticamente e quindi, musicalmente parlando, sulla base di una sonorità liscia, slide o glissata, delicata energeticamente, con-tenuta sul piano spaziale e temporale.

La puntasecca per Stefano è gesto-suono, risultato di un'articolazione pressoria che se ripetuto, come nella maggior parte delle incisioni d'arte e dei brani suonati da Stefano, è indice di movimento, di avvio alla ritmicità.

Stefano ha avuto la fortuna di lavorare con il più grande "puntasecchista" contemporaneo: Sandro Ciriscioli, che gli ha insegnato a pizzicare con la puntasecca (che bel nome! puntasecca...), come in tante ritmiche di Muddy Waters.

Il segno, scarno e diretto in bianco e nero (come il blues) è il suono-respiro: nel ventre materno il feto familiarizza con il suono-movimento determinato dalle azioni respiratorie della madre. La ritmica, come l'intreccio segnico, è azione corporea, è un atto vitale che si rinnova in ogni momento attraverso il grande rituale della vita (preghiera? atto amoroso? ).. "I'm a rolling stone - I'm a man - I'm a hoochie coochie man"...e ancora "I'm a natural born lovers man – Man!! - I'm a rolling stones - Man-child - I'm a hoochie coochia man..." (da manish boy di Muddy Waters).

Le acquetinte di Stefano sono un gioco paesaggistico e ambientale di andata e ritorno che rimandano al ritmo della respirazione (aria) con cui l'essere umano trova l'energia per stare in vita e per offrirla ai suoni vocali. Nella nostra cultura occidentale abbiamo uno strumento popolarissimo e fondamentale per il blues, che sfrutta questo movimento ritmico respiratorio: l'armonica a bocca. I suoi massimi interpreti? Sonny Boy Williamson, Walter Horton e il già citato Harmonica Frank Floyd.

Stefano si è formato nella sua città d'origine, Fano, dove esiste una buona scuola e tradizione pittorica. Qui é stato allievo del Maestro Emilio Furlani e di Corrado Cascioli. Poi nel 1993 è venuto a Urbino iscrivendosi ai miei corsi d'incisione d'arte. Non è stato semplice disciplinare Stefano all'incisione, ma le passioni comuni per il Blues, per Chuck Berry, Hank Williams, Duane Allman, Eric Clapton, Jonny Cash, Elvis Presely, Peter Green, Billy Gibbons, Johnny Winter, Fats Domino, Professor Longhair, Bob Dylan, Texas Tornado, Phil Walden, il "Califfo" e la passione per tutte le donne (amiamo soffrire…) e la natura, gli ha permesso di affrontare e superare quel primo approccio con le tecniche calcografiche che è sempre ostico (in quanto grammaticale), specialmente per un musicista-pittore: in musica e in pittura risulta tutto più immediato. Poi, considerate le sue evidenti doti segniche, gli ho fatto conoscere amici incisori per un reale confronto (scontro-incontro): come Fabio Bertoni (con cui ha stretto una importante ma purtroppo breve amicizia: Fabio se n'è andato nel 1994) e Renato Bruscaglia (entrambi, Fabio e Renato, esponenti della scuola di incisione di Urbino). Poi Livio Ceschin, massima espressione della tradizione incisoria veneta odierna e i fratelli Lamberto e Pier Paolo Calzolari (tra i massimi esponenti nell'Arte Contemporanea rispettivamente della Body Art e Arte Povera). Dopo di che Stefano è andato avanti da solo, dividendo con me numerosi studi: incisione, pittura, musica… Ci siamo così specializzati in incisioni di grandi formati e in presupposti...

Stefano Mancini, in arte Steve Mancini, ha poi trascorso un lungo periodo a "N'Awlinz" (New Orleans), prima del devastante arrivo di Katrina, a suonare la chitarra in importanti e storici locali con musicisti quali Billy Gregory e Andy J. Forest. Da lì è andato sul Delta del Mississippi a scoprire le origini del blues .Il Mississippi è per il blues quello che l'Umbria e le Marche rappresentano per il Francescanesimo. Steve ha visto la baracca di Mississippi John Hurt (lui si occupava del bestiame) e si è seduto sulla sedia dove il grande bluesman componeva i suoi brani. Con il consenso e insieme al custode e chitarrista Art Browning ha suonato per tutto il giorno con lo sguardo rivolto in quella natura densa di odori, litanie e suoni melanconici. Quando è tornato ne ha fatto un'incisione da brivido.

inaugurazione 10 Luglio ore 19.00
concerto di Steve Mancini Band alle ore 21.00

IN PARADISO
Giardini della Biennale, Venezia
tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 18.00
ingresso libero

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