Le sculture di Pierantonio Volpini si ispirano a modelli mitologici e immaginari, che accendono la fantasia e solidificano la memoria; le fotografie di Filippo Occhino sono invece riprese che lasciano poco spazio all'interpretazione, ma che sicuramente sono testimonianze tangibili.
Un evento internazionale vedrà l’italia protagonista nel Regno unito, rappresentata dallo scultore bergamasco Pierantonio Volpini e dal fotografo Siciliano Filippo Occhino dall’ 11 luglio al 26agosto 2008.
La rassegna d’arte “Via Andanti2”, che lo scorso anno ha riscosso molto successo a Taormina e Limina in Sicilia, sbarca in occasione della sua seconda edizione nel Regno Unito, dove la Williamson Art Gallery & Museum di Birkenhead - Liverpool ospiterà le mostre dei due artisti italiani. La manifestazione gode del patrocinio del Consolato Onorario di Italia a Liverpool, quest’anno città scelta come “Capitale Europea della Cultura”.
La manifestazione è articolata in due mostre, che creano un ponte di collegamento tra i due Paesi europei, accomunati attraverso le opere da un passato segnato dalla migrazione verso altri continenti e soprattutto dal mare, che rappresenta la ‘via’ del viaggio:
la mostra di sculture di Pierantonio Volpini
- “Spiaggie, voci dal mare” con le recenti sculture in bronzo, ferro e ceramica create da Volpini e con l’installazione di una spiaggia “parlante”, dove si possono toccare con mano oggetti che si animano dialogando con il pubblico.
La mostra di fotografie di Filippo Occhino
- “Il mare, estuari, stretti e porti” raccoglie immagini fotografiche reali di città e luoghi legati al mare, attraverso un viaggio immaginario che parte dal Mediterraneo per approdare al Nuovo Mondo.
Le sculture di Pierantonio Volpini si ispirano soprattutto a modelli mitologici e immaginari, che accendono la fantasia e solidificano la memoria; le fotografie di Filippo Occhino sono invece riprese che lasciano poco spazio all’interpretazione, ma che sicuramente sono testimonianze tangibili. Si potrebbe definire un incontro tra il passato e il presente, tra l’immaginazione e la realtà messi in dialogo tra loro dalla scultura-installazione originalissima che Pierantonio Volpini ha realizzato esclusivamente per questa esposizione.
Pierantonio Volpini nasce a Buenos Aires (Argentina) da genitori italiani. Compie studi tecnici e si forma presso l' Accademia di Brera, dove riceve gli insegnamenti di Davide Boriani, Fernando de Filippi, Raffaele de Grada. Negli anni '80, crea la galleria “Progetto Volpini” insieme alla scultrice giapponese Oki Izumi. Sempre nello stesso periodo fonda la rivista d'arte “Progetto Volpini Magazine” con il giornalista e critico teatrale Felice Cappa. Nel 1988 apre il laboratorio “Musei Privati Italiani”, il cui scopo è lo studio e la riproduzione di sculture classiche. Negli anni ’80 si trasferisce definitivamente a Bergamo, città a cui è legato particolarmente, grazie alle origini materne.
Volpini, noto anche come “Art Vivant”, è uno scultore che ha realizzato numerose iniziative e opere a carattere riflessivo. Ama dire di sé che è “un filosofo che si esprime con gli strumenti delle arti visive, il linguaggio che meglio sa utilizzare”. Da sempre interessato al design, produce oggetti psico-poetici, contaminati dall'amore per la scultura classica e da un'attenzione al riciclo e al riuso. Nel suo percorso artistico, Volpini ha lavorato, ha assimilato, ha purificato (in senso chimico o alchemico, che per lui è la stessa cosa) e poi ha incominciato ad eliminare, concependo che non bisogna trattenere.
Possiamo riassumere con una sua frase cosa sta accadendo nella nostra società: “Dal mito del lavoro siamo passati al mito del tempo libero. Il nostro fare è sempre lo stesso, attentiamo costantemente al nostro unico bene, il TEMPO… Dovremmo passare al mito del VIVERE”.
Filippo Occhino, siciliano d’origine, ha compiuto i suoi studi a Milano, ma è a Roma che si diploma in Fotografia e Cinematografia, presso l’Istituto di Stato.
Viaggia molto, dapprima per ragioni di studio poi per impegni di lavoro, in tutto il mondo. Lo si trova a Londra per un anno, poi in Canada e negli Stati Uniti, dove vive per lunghi periodi. Dall’Italia dove ritorna, scegliendo Milano come sua residenza permanente, parte spesso per adempiere ad incarichi confertigli dal Ministero degli Esteri, piuttosto che per reiterate collaborazioni con l’università di Torino. Va anche in Iraq, interpellato dal Dipartimento delle Antichità locale, per effettuare rilevazioni dei beni culturali. Sua passione sono gli scavi archeologici che documenta fase per fase, attraverso attente riprese fotografiche e video, in luoghi lontani e carichi di mistero come Babilonia o Seleucia, Hatra o Nimrud. Alcune sue esperienze sono immortalate in libri come “L’arte rupestre nel Sahara Algerino”, un volume sul Perù, pubblicato in varie lingue o uno sulla più vicina Calabria, da lui valorizzata in tutti i suoi aspetti squisitamente mediterranei. Spesso realizzate in luoghi lontani, le sue mostre sono a volte abbinate alla pubblicazione di un libro. A Buenos Aires, al Centro di Cultura Italiana., una mostra è intitolata “Letture dall’India”, a New York nella sede dell’U.S.I.S è la volta di “Intervento on american cities”, alla Brooklyn Library di New York, poi tratta dell’ “Arte rupestre Sahariana”, mentre al Columbus Centre di Toronto, dedica una mostra nostrana alle “Terre di Calabria”, portando, nella fredda città canadese, una ventata di calde atmosfere del Sud Italia. Tra un viaggio e l’altro, è appena tornato dalla Namibia, si occupa della produzione e della commercializzazione di fotografie creative, still-life e di pubblicità, realizzate nel suo studio milanese.
Williamson Art Gallery
Slatey Road - Birkenhead