Palazzo Cuttica
Alessandria
via Parma, 1
0131 40035
WEB
Histoire du temps
dal 9/7/2008 al 9/8/2008

Segnalato da

Biennale di Fotografia Alessandria



approfondimenti

Sabrina Raffaghello



 
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9/7/2008

Histoire du temps

Palazzo Cuttica, Alessandria

Gli artisti francesi in mostra rappresentano un percorso ragionato, dove il linguaggio delle immagini accompagna la storia degli uomini, cresce e si evolve con le loro suggestioni, accompagna la sperimentazione o la descrizione della loro ricerca, ma soprattutto offre una realta' acquisita che semanticamente porta ad una riflessione sulla potenzialita' del linguaggio fotografico.


comunicato stampa

La storia del tempo Per una fotografia parlata e per un linguaggio universale “La fotografia non mostra la realtà, mostra l’idea che se ne ha” Neil Leifer Dedicare alla Francia la prima sezione d’onore di questa biennale è in qualche modo un percorso dovuto alla cultura che ha visto nascere e sperimentare la fotografia in tutti i suoi paradigmi espressivi. Questo nuovo linguaggio, il terzo occhio per inciso, parlando per immagini riesce a scardinare ogni concetto di raffigurazione rendendo possibile una lettura realisticamente impensabile della realtà.

A differenza della pittura, la fotografia, con il suo fermo immagine, riesce a duplicare l’intervento dell’artista: la sua presenza a questo punto può essere palese o velata e in ogni caso rivelare un qualche aspetto dell’immagine che la sensibilità umana non sempre riesce a cogliere. Ecco dunque il fascino sublime di questo medium, la possibilità di sovvertire in ogni caso le attese con uno sguardo implacabile sulla realtà impressa, sia essa costruita o reale. Un percorso quello articolato all’interno di questa sezione che partendo dagli albori della fotografia, legata ai procedimenti di perfezionamento dei processi di sviluppo e degli strumenti ottici, giunge a una realtà contemporanea totalmente intrisa di connotazioni concettuali e strutturalmente legate ad un percorso artistico. I primi soggetti ad essere fotografati, furono i ritratti e i paesaggi, in perfetto accordo con le poetiche del Grand Tour, la fotografia riusciva a documentare luoghi lontani e luoghi in decadimento, come le innumerevoli vedute di realtà archeologiche. Parallelamente si sviluppa soprattutto nel Novecento l’attenzione per il corpo da una parte e per la rappresentazione delle città dall’altra, con un patrimonio di valenze architettoniche e sociali legate alla necessità di una nuova rappresentazione del processo di innovazione.

La fotografia, visione pensata per indagare la realtà attraverso le immagini, diventa comunque strumento di una soggettività, per cui il rappresentato incontrandosi con il presupposto di fallibilità che è rappresentato dal fattore umano, esce dalla sostanza architettonica di struttura oggettiva e racchiude in sé un dibattito, che per anni ha coinvolto artisti, fotografi e critici: l’assenza-presenza di una verità totalmente oggettiva espressa attraverso la macchina fotografica. L’artista nel suo percorso di rappresentazione interviene mutando quello che dovrebbe essere rappresentato o rappresentazione veritiera di una realtà. Questo intervento, sempre maggiormente riscontrabile, ha distanziato due modi di concepire e rendere la fotografia quello di una documentazione e quindi di una necessità di reportage e quello di una creazione e di un riposizionamento dei canoni espressivi.

Interessante cogliere la radice comune di questi due aspetti e gli sviluppi verso un’arte aperta al medium fotografico come linguaggio espressivo universale pronto a capire differenze, sperimentazioni, strutture sociali e disordini interiori. Quale sinergia di espressioni può meglio raffigurare il cambiamento della storia, lo spostamento di pulsioni che negli ultimi decenni hanno riempito pagine di vita, quale velocità può cogliere l’ impercettibile essenza del cambiamento? Attraverso la memoria delle immagini, attraverso la loro manipolazione o la loro diversa costruzione formale possiamo ricostruire le nostre radici, reminiscenze non velate, se non volutamente dall’artista ma rese immortali e pragmatiche dalla potenza di uno scatto.

Per assurdo il percorso dell’arte della fotografia parte dal vero per arrivare al verosimile o meglio alla costruzione di tutte le realtà concettualmente possibili. Gli artisti francesi qui selezionati rappresentano un percorso ragionato, evidente sarà come il linguaggio delle immagini accompagna la storia degli uomini, cresce e si evolve con le loro suggestioni, accompagna la sperimentazione o la descrizione della loro ricerca, ma soprattutto offre una realtà acquisita che semanticamente porta ad una riflessione sulla potenzialità del linguaggio fotografico, che permette una comunicazione interculturale riunendo dal punto di vista strutturale quello che era l’idioma prima del crollo di Babele, il codice maestro, è questa la vera forza innovativa che ha portato in campo artistico la fotografia.
Sabrina Raffaghello

inaugurazione giovedì 10 luglio ore 18

Palazzo Cuttica
Via Parma 1 , Alessandria

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