Il Perturbante. I lavori in mostra inquietano lo spettatore con un bagaglio ricco di segni su un ridotto piano quadrato. Il piccolo formato instaura per Leperino un rapporto intimo tra la sua mente, il volto veduto e l'opera compiuta, una sorta di miniatura per rendere minore la distanza tra l'artista e il soggetto ritratto.
Christian Leperino (Napoli, 1979) fin dall'esordio nel 2001 con la mostra Rawe off
ha costruito il proprio linguaggio espressivo attraverso l'unione o la
sperimentazione individuale di alcuni medium ormai tradizionali della pratica
artistica contemporanea. Strumenti come il mezzo pittorico, performativo e il video
che risultano con Leperino di un'attualità terrificante e sofferente perché servono
all'artista ad evidenziare uno scenario che conosce profondamente, quello
metropolitano articolato in periferie modulari, con sequenze di degrado variamente
disposte, e vissuto fin da ragazzo nelle ore solitarie di riferimenti istituzionali
mentre con Rave, la sua band di amici adolescenti, vagabondava sotto il nome di
Caos, tra un edificio industriale dismesso e un rave party illegale. È il mondo
altro, il b-side notturno dove i protagonisti, uomini e donne, sono essi stessi
l'aspetto deformato della realtà immersi nei suoni assordanti di Techno Blue
Angel's, uno schema compatto di flash su persone fotografate mentre si muovono
circondate da "drugs, acids, transgenia e post-organic bodies" come Leperino
inserisce nel fondo dark di Quarta parete. Un senso della velocità che dalla
fotografia di Techno Blue Angel's (1999) si nota nelle opere successive, questa
volta su tela, come interesse costante e come riflesso della rapidità di successione
di eventi, esperienze e sensazioni che vivono i suoi protagonisti. Il magma
vulcanico di musica techno, alcool e droghe nei video Rawe off e Emmanuel Goldstein
(entrambi del 2001) è un caos che in tutte le sue sulfuree sfumature Leperino ha
assorbito, inconsapevolmente o meno, per poi riviverlo sulla propria pelle secondo
un sistema tribale di segni, questa volta rossi come il sangue che dalle viscere
scorre fuori sulla superficie di Red face (2004), oppure, per esternarlo in una
sorta di processo liberatorio nel momento della performance, dove l'azione gestuale
-come egli stesso illustra- del braccio insieme al movimento di tutto il corpo,
sotto l'egida delle pulsioni cerebrali, dà luogo ad una danza con la
complementarietà essenziale del suono della musica.
Nei numerosi trip dentro i mondi fisici e mentali, riprodotti nei bianchi e neri
sporchi, crudi e graffiati sulla tela come fossero degli squarci, misti di colore ad
olio, sabbia e terra che l'artista raccoglie sulla spiaggia di una periferia tra le
carcasse di animali arenatesi sotto l'ultimo sole, nei paesaggi urbani partenopei,
egli assomma l'importante esperienza del soggiorno a Berlino avendo vinto il primo
premio come artista under 30 ad Arte Fiera a Bologna nel 2003.
Il risultato finale sono stati chiaramente dei nuovi lavori, dove però la vena
concettuale e stilistica si è arricchita di uno scenario umano globalizzato, sfocato
- come si fa con l'obbiettivo fotografico - dal punto di vista formale come se
l'acqua del tempo fosse caduta su quei volti dallo sguardo gelido modificandone i
lineamenti e nella violenza del gesto si ritrova un impianto che deve molto
all'informale e all'insegnamento delle pastosità di Francis Bacon, determinante
soprattutto per le attitudini psicologiche che si riverberano nella sua tormentata
opera. Contorni sfaldati affinché i corpi tornino in un sistema di placebo
primordiale, per cui Leperino si impegna a seminare un sentimento di sgomento nello
spettatore, stimolando in esso una reazione.
I suoi eroi-guerrieri con i teschi sotto i piedi, non sono esclusivamente un memento
mori senza speranza ma mettono di fronte alla legge non scritta del più forte che va
avanti, corretto o meno che sia, ricordano con violenza un'abilità a sopravvivere
sui cadaveri e nell'incisività delle atmosfere cupe rispecchiano l'animo dark
dell'artista.
Il carattere introspettivo della pittura di Leperino emerge con una valenza
esistenzialista, di uomo che afferma la propria presenza con il gesto creativo e con
il guardare attento al sentire umano, come si vede nella serie di Das Unheimliche,
una trentina di piccoli ritratti adesso esposti a Capri.
Dalla personale tenutasi presso la galleria Lorch+Seidel di Berlino lo scorso anno,
arriva tradotto letteralmente, il concetto freudiano de Il Perturbante, ossia
l'elemento d'azione che disturba, il portato di sensazioni, umori, desideri, dolori
e sentimenti vissuti sotto la superficie di volti rugosi, apparentemente rilassati.
Come circostanzia Leperino: "Sono stati d'animo che diventano una comunità dove
ognuno con le sue psicopatologie racconta sul proprio volto l'elemento perturbante".
Il Perturbante inquieta lo spettatore assuefatto al mondo trasbordante di immagini
con un bagaglio ricco di segni su un ridotto piano quadrato di 11x11 cm. Giallo,
rosso, blu, fucsia, arancione tutti ad olio, colori metalizzati ed evanescenti a
spray su carta assorbono completamente lo spazio centrato nel ritratto d'impronta
classica a mezzo busto e con un punto di vista frontale o leggermente laterale in
alcuni casi. Il piccolo formato instaura per Leperino un rapporto intimo tra la sua
mente, il volto veduto e l'opera compiuta, una sorta di miniatura dal sentore
erotico nel gesto tattile di plasmare i colori con le dita per rendere minore la
distanza tra i due poli, l'artista e il soggetto ritratto.
Un appunto visivo del viaggio condotto da Christian Leperino, attraversando luoghi
emotivi per arrivare alla sintesi tra emozioni vissute e vene sanguigne, psiche e
soma (corpo). Il campionario umano di ragazze con foulard in testa, punk
dall'immancabile cresta di capelli, ignari turisti col cappellino sono teste
numerate anonime ma l'immedesimazione per chi vede è evidente grazie a quel pateor,
condizione di sofferenza, malessere che connota l'esistenza umana, da risultare
empatica. La serialità differenziata nei tratti somatici dei protagonisti di
Leperino guarda al futuro affondando le radici nella cultura moderna che annulla la
distanza temporale tra un sorriso gracchiante e violento di uno dei suoi ragazzi
mitteleuropei e un contorcimento di labbra che urla il dolore di Marsia mentre viene
scuoiato dal dio Apollo, nell'omonimo dipinto di Jusepe de Ribera. Leperino ha
chiaramente lo scarto dell'ansia che caratterizza il suo tempo, ma entrambi, di
cultura napoletana, raccontano l'aspetto truculento della realtà. Si vedono in
questi dipinti molte bocche semiaperte che sono fessure e ferite macchiate di sangue
-come in Frantumazione-Evoluzione (2003, coll. pr.) e nell'embrionale Autoritratto
(2003, coll. pr.) - che immettono direttamente nelle lacerazioni di un corpo e di un
territorio da cui Leperino, pur vedendone la realtà non è facilmente fuggito, ma è
rimasto saldo a "vedere i propri demoni attraverso la pittura. Solo in questo modo,
con la capacità di cogliere questo aspetto, riesco ad andare avanti".
La città che scende (alluminio, 2007), piccola scultura che completa la mostra, è un
omaggio al dipinto La città che sale di Umberto Boccioni (1910-11) ed è anche
un'amara provocazione se si considera che l'opera di Leperino prende avvio dalla
constatazione di un divario (ancora un'altra ferita!) tra la fiducia nel progresso
industriale e tecnologico dei futuristi e la situazione attuale.
La pittura materica di Christian Leperino, connota infine il grande City-Scape,
dipinto dalle dimensioni monumentali e site-specific realizzato per la lunetta
principale della sala d'ingresso della stazione ferroviaria di Mergellina a Napoli
in occasione della recentissima mostra Sistema Binario, curata da Adriana Rispoli e
Eugenio Viola. Assente il grande motore, la locomotiva che è già partita, fuggita da
uno scenario tetro e fumoso, lasciando statico, immobile il binario: due strisce
bianche che come un lampo illuminano col loro riflesso d'acciaio il fumoso paesaggio
industriale. Il monocromo sfumato di bianco e nero passa per la scala cromatica dei
grigi, costruito sullo schema di una prospettiva centrale, che ha il suo sfondato
nel punto centrale della lunetta giungendo metaforicamente ai binari di una stazione
ferroviaria rimessa a nuovo. Il territorio però trasforma le persone che lo
abitano, di conseguenza se questo è degradato lo sarà anche la popolazione. È una
visione critica senza divagazioni ottimistiche, ma è un'ambientazione "meravigliosa
-afferma Leperino- nel suo essere" per poter andare all'anima delle cose e delle
persone.
L'opera è stata acquisita da Centostazioni, M. N. Metropolitana di Napoli e
Metronapoli.
Nel frattempo il treno di Christian Leperino è già partito per un'altra
destinazione: il Premio per la Giovane Pittura Italiana alla Fabbrica del Vapore a
Milano, nel bagaglio c'è un nuovo ciclo di opere.
Inaugurazione domenica 13 luglio alle 19
C.A.P. 80073
via L'Abate 5, Capri (NA)
lun-dom dalle 19 alle 21 e su appuntamento
ingresso libero