Giovanni Albanese
Deborah Baroni
Carlo Bernardini
Elisa Pavan
Gino Sabatini Odoardi
Giancarlo Scagnolari
Saverio Todaro
Silvia Pegoraro
7 artisti delle ultime generazioni sono stati scelti dalla curatrice Silvia Pegoraro per dialogare con l'opera di Giorgio De Chirico, grazie all'affinita' di alcuni tratti della loro poetica con diversi aspetti di quella del pittore metafisico. Il particolare piu' interessante sta forse nel fatto che nessuno di essi pratica la pittura, ma si esprime attraverso altri media, come il video e la fotografia digitale, o la scultura e l'installazione.
a cura di Silvia Pegoraro
Sabato 12 luglio 2008 alle ore 19, nel borgo medievale di Castelbasso, sarà inaugurata, alla presenza dell’On. Ottaviano del Turco, Presidente della Regione Abruzzo, l’Edizione VIII di CASTELBASSO PROGETTO CULTURA, organizzata dall’ASSOCIAZIONE AMICI PER CASTELBASSO e dal suo Presidente, Osvaldo Menegaz. Nell’ambito della Sezione Arti Visive verranno presentate due mostre (a cura di Silvia Pegoraro) realizzate in omaggio a Giorgio de Chirico, l’artista italiano del ‘900 più famoso nel mondo, in occasione del Trentennale della sua morte.
GIORGIO DE CHIRICO – MITO E MISTERO, sarà una mostra antologica ambientata a Palazzo De Sanctis, con oltre 70 opere, di cui molte inedite – soprattutto dipinti, ma anche disegni, e alcune sculture - che spaziano dal 1920 ai primi anni ‘70, dal de Chirico “metafisico” a quello “classico” e mitologico: dai “manichini” alle “piazze”, con le architetture amate da Michelangelo Antonioni, dai cavalli alle nature morte, dai ritratti ai paesaggi.
La mostra sarà documentata da un ricco catalogo MAZZOTTA, bilingue (italiano-inglese), con testi di Ottaviano Del Turco e di Silvia Pegoraro, e schede tecnico-scientifiche per ogni opera.
L’altro evento espositivo, in contemporanea, animerà tutti gli spazi urbani dell’antico borgo, con suggestive installazioni site specific e proiezioni video: si tratta di SPAESAMENTI. 7 ARTISTI INTORNO A DE CHIRICO. 7 artisti delle ultime generazioni – alcuni già molto affermati – sono stati scelti dalla curatrice per dialogare con l’opera del grande maestro, grazie all’affinità di alcuni tratti della loro poetica con diversi aspetti di quella di Giorgio de Chirico. Il particolare più interessante sta forse nel fatto che nessuno di essi pratica la pittura, ma si esprime attraverso altri media, spesso ipertecnologici, come il video e la fotografia digitale, o la scultura e l’installazione con materiali d’avanguardia.
Nel corso della mostra uscirà un catalogo (anch’esso bilingue) che documenterà con numerose immagini la presenza delle opere ambientate nei suggestivi spazi di Castelbasso. Gli artisti: Giovanni Albanese, Deborah Baroni, Carlo Bernardini, Elisa Pavan, Gino Sabatini Odoardi, Giancarlo Scagnolari, Saverio Todaro.
Giorgio de Chirico è un grande maestro che non ha seguaci.
Non raccoglie mai suffragi unanimi.
Impensierisce perché si situa al di fuori del presente.
Impedisce che intorno a lui si lascino cristallizzare
certezze, opinioni mode pericolose.
Alain Jouffroy
Spaesamenti. 7 artisti intorno a de Chirico, è un evento espositivo in simbiosi tematica con la mostra Giorgio de Chirico - Mito e Mistero, con la quale CASTELBASSO PROGETTO CULTURA 2008 rende omaggio al grande maestro nel trentennale della morte: 7 artisti italiani delle ultime generazioni dialogano qui con l’artista italiano più famoso nel mondo e con le sue “spaesanti” invenzioni . Nell’opera di de Chirico si accavallano e interferiscono temi, tecniche ed elaborazioni fantastiche; motivi metafisici s’intrecciano con suggestioni teatrali e richiami al mito. Già al tempo della sua personale di 45 opere nell'ambito della II Quadriennale, nel lontanissimo 1938, tutto ciò aveva profondamente suggestionato e colpito l’immaginario dei giovani artisti di allora, come Giuseppe Capogrossi.
Straordinario creatore della Pittura Metafisica nel primo decennio del ‘900 (nelle sue teorizzazioni individua una connotazione culturale “metafisica” in tutta la grande tradizione artistica italiana), de Chirico è anche depositario di un'idea del classico che ben si attaglia all’inquietudine degli artisti contemporanei, e anzi la stimola e la accresce. Un’idea che implica la libertà di tràdere (tramandare) ma anche di tradire le forme, in un corto circuito continuo tra soggettività e percezione oggettiva del reale. Il rapporto tra antico e moderno - tra tradizione e innovazione - diventa così un valore eversivo, e il classico non è mai la forma immutabile, ma la forma che si presta a infinite interpretazioni.
A questa libertà, varietà e ricchezza interpretativa s’ispira anche il rapporto delle opere di questi 7 artisti con quelle di Giorgio de Chirico. Nessuno di loro lavora con la pittura, proprio perché, come scrive Alain Jouffroy, de Chirico è “un grande maestro che non ha seguaci”, non può avere allievi né epigoni, ma solo affascinare, incuriosire, stimolare altri artisti che si trovano oggi ad affrontare la contemporaneità.
Eppure, l’arte di ognuno di loro risponde in qualche modo a quella vocazione “metafisica” attribuita dallo stesso de Chirico all’arte italiana di ieri e di oggi: esprime, metafisicamente, l’attesa di un accadimento, e in quest’attesa sta tutto l’enigma dell’arte, il perché essa sappia e possa generare nello spettatore una vertigine di domande che a loro volta generano altre domande. Questo sprofondamento nell’infinito del pensiero è un’altra componente essenziale della dimensione metafisica dell’arte. Suo essenziale complemento è una dimensione ironico-tragica che, per altro verso, affiora in molte di queste opere, una sorta di antidoto al panico generato dall’accavallarsi di domande spesso senza risposta.
Il lavoro di ognuno di questi 7 artisti è stato dunque scelto perché può dialogare – sempre in modo diverso e particolare – con qualche aspetto della poetica di de Chirico, e nello stesso tempo con il Genius loci di Castelbasso, attraverso una serie di installazioni e video-installazioni site specific di grande impatto e fascino. Un percorso inedito attraverso il quale il visitatore è invitato ad andare alla scoperta dell’enigma “metafisico” che queste opere accomuna.
Giovanni Albanese ottiene straordinari effetti di dechirichiano “spaesamento” riprogrammando la realtà quotidiana e trasfigurando gli oggetti che la popolano, assemblando ferro, materiale elettrico, strutture metalliche e utensili vari. Sacralità e ironia si affrontano e si confondono nel suo lavoro. Ecco allora quel giocoso e terribile idolo che è il Dio della fame (2002). Ecco allora le sculture composte di lampadine fiammeggianti che popolano la suggestiva cisterna di un antico palazzo di Castelbasso: la monumentale Porta (2008), in cui una moderna porta-finestra diventa la struttura portante di una serie di apparenti candele votive, o Altalena (1996), che dialogando con il tenero e inquietante “manichino” Maria piena di grazia (2007) originano un “perturbante”, irripetibile senso del mistero, dell’attesa, della sparizione.
Giovanni Albanese, artista e regista cinematografico, è nato a Bari nel 1955. Laureato in architettura al Politecnico di Torino, è docente di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 2002 gli e' stato assegnato il Premio Pino Pascali per l'Arte Contemporanea. Nel 2003 ha vinto, come regista, il Grifone d'oro per l'opera prima al Giffoni Film Festival,con il film A.A.A. Achille, scritto con Vincenzo Cerami. Vive e lavora a Roma.
Una potente sinestesia luce-suono è invece alla base del lavoro di Deborah Baroni. Nell’installazione Waves ci sorprende con inattesi paesaggi equorei creati da vibrazioni sonore sulle minimali superfici di parallelepipedi metallici, che ricordano i piedistalli vuoti presenti in molte Piazze d’Italia di de Chirico (traccia sonora realizzata in collaborazione col sound designer Giovanni Mazzotti). Consanguinei dei manichini dechirichiani potrebbero essere invece i personaggi dai volti cancellati che ci presenta nel video Mind the Gap girato con grande difficoltà nella metropolitana di Londra, dove in seguito agli attentati terroristici è vietata ogni ripresa di luoghi e persone. Una splendida metafora dell’inquietante estraneità dell’uomo a se stesso nella contemporaneità .
Deborah Baroni è nata a Ravenna nel 1976. Diplomatasi in pianoforte, si è successivamente laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Bologna e diplomata all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Ha vinto il Premio Sinestesie 2008 per la sezione Scultura/Installazione. Vive e lavora a Ravenna.
Carlo Bernardini, artista di grande successo a livello internazionale, è un impareggiabile esploratore delle potenzialità artistiche della luce, oltre la pittura e la scultura. E’ uno dei più interessanti eredi e continuatori delle ricerche sull’“estetica della luce” di Lucio Fontana . Si muove su un piano in cui convergono la componente percettiva, la ricerca scientifico-sperimentale e la tecnologia avanzata, ma anche l’ansia metafisica. Con le sue grandi sculture-installazioni in fibre ottiche - come questa creata per l’antica Via del Forno di Castelbasso - interviene sul tessuto urbano del borgo, reinventandone spazi e prospettive, secondo un’ottica straniante e pluriprospettica, che può far pensare alle architetture metafisiche dipinte da de Chirico.
Carlo Bernardini è nato a Viterbo nel 1966. Si è diplomato nel 1987 all'Accademia di Belle Arti di Roma. Vive e lavora tra Milano (dove insegna all’Accademia di Brera) e Viterbo.
L’attesa, il tempo e il divenire – fondamentali sia nel de Chirico metafisico che in quello “barocco” – costituiscono uno dei temi centrali delle fotoinstallazioni e delle videoinstallazioni della giovane Elisa Pavan: il tempo lento che silenziosamente attacca, nella grande video-fotoinstallazione intitolata, appunto, Silenzio (nella Piazza della Marchesa) la realtà tangibile di un corpo umano e di un blocco di ghiaccio, e il tempo altrettanto irreversibile, ma cosmico e ciclico dell’alba, del tramonto, della notte, nelle immagini di struggente bellezza del video Calligrammes . Una ricerca raffinatissima - influenzata dalla poetica del cineasta e artista inglese Peter Greenaway - volta ad affermare il valore estetico delle immagini, in una dimensione sospesa tra l’assoluto e la coscienza dell’irreversibilità.
Elisa Pavan è nata a Premosello Chivenda (Verbania) nel 1977. Nel 2007 si è diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano . Vive e lavora a Ravenna.
Un raffinato, concettuale erede della Metafisica può essere considerato Gino Sabatini Odoardi, che decontestualizza l’oggetto d’uso e lo consegna all’assoluto, anche attraverso una costante ricerca sulla monocromia (il bianco, soprattutto) . Ne è un esempio l’installazione Senza titolo con ciotola (2007) (sovrastata dall’inedita fotoinstallazione Ostia, 2008 ) dove una cuccia per cani viene magicamente ibridata con una chiesa romanica, proprio secondo quella compenetrazione di antico e moderno, di quotidiano e di straordinario che caratterizza il lavoro di De Chirico. In altri lavori – appositamente concepiti per questa mostra e collocati nei cosiddetti “Ruderi” di Castelbasso - ritroviamo anche il geniale procedimento tecnico della termoformatura, basato su un trattamento termico di materiali plastici. L’ “oggetto trovato” nella quotidianità (erede dell’object trouvé surrealista), sottratto al flusso del reale e “astratto” da esso, viene affidato a una dimensione poetica complessa: ecco allora la splendida bicicletta “vecchia”, reperto del luogo, nei dittici Senza titolo con Bi-cycle e Bi-cycle, e la locomotiva giocattolo di La Durata pugnalata, che si richiama al dipinto di Magritte La Durée poignardée (1938), a sua volta ispirato alle numerose locomotive delle Piazze metafisiche di de Chirico.
Gino Sabatini Odoardi è nato a Pescara nel 1968. Ha studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, dove si è diplomato con una tesi di Estetica sulla fenomenologia del “Silenzio”. Durante gli studi accademici, determinanti gli incontri con Fabio Mauri, Jannis Kounellis e Carmelo Bene. Vive e lavora tra Roma, Pescara ed Alanno (Pe).
Come non pensare alle Muse Inquietanti o alle altre misteriose figure mitologiche di de Chirico, osservando le inquietanti figure velate che compaiono nell’opera-ambiente Stabat mater di Giancarlo Scagnolari. Artista multiforme, fortemente attratto dal simbolico, Scagnolari lavora molto sulla dimensione mitica e mitologica, costantemente presente nella poetica dechirichiana. L’altra faccia del mito - che è spazio assoluto - è il tempo - dunque anche il tempo musicale – che Scagnolari analizza e scompone in un’altra suggestiva installazione visivo-sonora , al secondo piano: Tempo compiuto (1988) (traccia musicale in collaborazione con il compositore Marco Rosetti). In opere come appunto Stabat mater (2003), o Melissai Dynamis (2007), nello stesso ambiente, o l’installazione site specific iper-tecnologica Arianna, realizzata con materiali utilizzati dalla NASA, Scagnolari crea, attraverso un lavoro di scavo e de-contestualizzazione del mito, affascinanti simboli. Oppure, come nell’installazione attigua ad Arianna, Grevigravi (2007), interviene sullo spazio reale, straniandolo grazie a grandi boe nere: l’artista invade l’ambiente del visitatore realizzando una simbolica frontiera, ai confini della realtà.
Giancarlo Scagnolari è nato a Lecco nel 1966. Nel 1991 ha conseguito il diploma in Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Attualmente vive e lavora a Ravenna.
Allo spaesamento degli oggetti quotidiani , con lo scopo di ricaricarli di un nuovo significato, esprimendo nello stesso tempo una pungente critica del reale, ci riporta il lavoro di Saverio Todaro, artista acutamente concettuale, sottile, sempre sorprendente. E’ presente in questa mostra con l’installazione Contagio (2001-2004), in cui familiarissime buste per la spesa in plastica si trasformano nei loro “fantasmi” in gesso, sospesi a formare una spaesante nuvola…L’oggetto, chiaramente tratto dalla realtà, neutralizza apparentemente l’impronta soggettiva dell’artista, ma la sua “transustanziazione” (il passaggio dalla plastica al gesso), il suo ri-collocamento nell’ambiente e il suo straniamento rispetto allo spazio in cui viene esposto, rinviano anche qui a un discorso metafisico. Percepiamo un’atmosfera “irreale”, che porta ad un senso di sospensione temporale . Privati della loro funzionalità e delle loro qualità cromatiche, questi oggetti diventano fantasmatici e astratti, ma nello stesso tempo sottolineano in maniera ancora più pungente il loro ruolo nella quotidianità.
Saverio Todaro è nato a Berna (Svizzera) nel 1970. Vive e lavora a Torino.
Nell’ambito del FESTIVAL “CASTELBASSO PROGETTO CULTURA”
SEZIONE SPETTACOLI a cura dell'Associazione in collaborazione con Local Bus e Pensieri e Parole
SEZIONE LETTERATURA a cura di Renato Minore
SEZIONE TEATRO a cura di Federico Fiorenza
SEZIONE ORGANO a cura di Roberto Marini
SEZIONE ENOGASTRONOMIA a cura di Massimo Di Cintio
ENOTECA REGIONALE D' ABRUZZO
SEZIONE SCIENZA a cura di Barbara Barboni e Raffaele Mascella
Maggiori informazioni sulla manifestazione possono essere richieste a:
Associazione Amici per Castelbasso via San Nicola 17 64020 CASTELBASSO (TE) tel + fax: 0861 508000 e-mail: info@castelbasso.it
Ufficio stampa del FESTIVAL: L&R Comunicazione Studio Associato: tel. 06/97747669
335.298071, info@lrcomunicazione.com
Spazi vari nell'antico borgo
Castelbasso (TE)