Monastero degli Olivetani
Lecce
viale san Nicola
0832 296805 FAX 0832 296800
WEB
Pietro Guida
dal 15/7/2008 al 29/9/2008
lun-ven 9-19 (chiuso tutto il mese di agosto)
0832 296769

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15/7/2008

Pietro Guida

Monastero degli Olivetani, Lecce

Opere 1945-2008. Una rilettura antologica del percorso artistico di Pietro Guida racchiuso in circa 79 opere plastiche, composte da oltre cento 'pezzi', che illustra in maniera significativa sessanta anni di produzione.


comunicato stampa

a cura di Massimo Guastella

Sarà presentata alla stampa martedì 15 luglio alle ore 12 presso la sede universitaria del Monastero degli Olivetani di Lecce la mostra PIETRO GUIDA. OPERE 1945-2008.

L’esposizione sarà inaugurata mercoledì 16 alle ore 18, 30 alla presenza dell’artista, del rettore dell’ateneo salentino prof. Domenico Laforgia, del preside della facoltà di Beni Culturali prof. Marcello Guaitoli e del direttore del Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia prof. Lucio Galante. L’allestimento della mostra, nei suggestivi chiostri del Monastero degli Olivetani, curata da Massimo Guastella, docente di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Salento, propone una rilettura antologica del percorso artistico di Pietro Guida racchiuso in circa 79 opere plastiche, composte da oltre cento “pezzi”, che illustra in maniera significativa sessant’anni di produzione dell’ottantasettenne artista, campano di nascita e manduriano d’adozione. Il progetto espositivo, corredato da un catalogo di 240 pagine edito da Barbieri Selvaggi Editori, vuole essere l’omaggio a un protagonista della storia dell’arte contemporanea nazionale e pugliese.

Lecce, Monastero degli Olivetani, V.le S. Nicola
Orari mostra: lun. – ven. 9.00-19.00
Dal 16 al 30 settembre 2008 (L’esposizione rispetterà un periodo di chiusura dall’ 1 al 31 agosto in concomitanza con l’interruzione delle attività universitarie)
Mostra e catalogo: a cura di Massimo Guastella
Comitato scientifico: Francesco Abbate, Letizia Gaeta, Lucio Galante, Massimo Guastella
Catalogo: Barbieri Selvaggi Editori
Info: 0832. 296769
Mob : 320 8616188; brokerkalos@libero.it

***
La ricostruzione monografica dedicata a Pietro Guida, esito di ricerche d’ambito universitario (Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia), che ripercorre con taglio antologico le tappe della sua attività e la corposa quanto autorevole analisi critica che l’ha accompagnata per sessant’anni, vuole essere un tassello negli studi di autori ed esperienze meno conosciuti ma fondamentali al riordino storico dell’arte in Italia nel XX secolo.
Il tracciato dell’itinerario artistico di Pietro Guida, può suddividersi in almeno tre fasi, all’interno articolate per varietà di produzione: la fase iniziale di linguaggio figurativo, tra la seconda metà degli anni quaranta e gli anni cinquanta; seguono, nel corso degli anni sessanta e buona parte degli anni settanta, le ricerche sperimentali sui nuovi materiali prodotti dall’industria, galpomice, eternit, acciaio, caratterizzate da un linguaggio geometrico-costruttivista; quindi il recupero della figura che dagli anni ottanta contraddistingue sino ad oggi la sua scultura. Accanto a questi momenti è costante la realizzazione di icone scultoree di genere sacro, che corre parallela allo svolgersi della sua attività.

Nato nel 1921 a S. Maria Capua a Vetere in provincia di Caserta, nell’ottobre del 1939 diciottenne s’iscrive ai corsi di scultura tenuti da Monteleone presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
La chiamata alle armi e l’avvento della guerra lo obbligano all’interruzione degli studi. Varie le destinazioni militari negli anni seguenti, la più significativa e fondamentale per le vicissitudini della sua arte è l’arruolamento nel 52° Battaglione d'Istruzione, detto Universitario, di stanza a Caserta, che prevede con gli studenti provenienti dagli atenei italiani anche la presenza degli allievi delle accademie di Belle Arti. Commilitoni quali i giovani intellettuali Raffaele La Capria, Michele Prisco, Walter Tomassini, Antonio Ghirelli e Gino Montesanto divengono amici di una vita con incidenze anche nella sua futura attività artistica. Rilevante tra le vicende biografiche è il trasferimento del battaglione di allievi sottufficiali in Puglia, nell'estate '43; qui stringe rapporti d’amicizia con i padri Passionisti. Manduria è nel suo destino: poco meno di una decina d’anni dopo diviene la sua terra d’adozione.

Impiegato come carpentiere negli attendamenti delle retrovie alleate a Caserta, soddisfa le richieste di ritrarre gli ufficiali americani, disegni che fotografati divengono souvenir da spedire alle famiglie.
Nella sessione estiva del 1947 consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti e nella Napoli degli anni ’40 frequenta Renato Barisani, Gennaro Borrelli, Raffaello Causa, Renato De Fusco, Armando De Stefano, Guido Tatafiore e Antonio Venditti che permettono a Guida di inserirsi nei circuiti espositivi di quella “primavera” napoletana che si snoda attraverso manifestazioni culturali ed eventi artistici tra cui la nascita del Gruppo Sud, come osservato dalla critica. Frequenta il Caffè Moccia in via dei Mille, vive il periodo di nuovi fermenti dell’arte moderna. Con Barisani, Capasso, De Felice, Vera De Veroli, Florio, Raffaello Causa (alias Domenico Gargiulo), Tarchetti, Tatafiore e Venditti, dal 21 giugno partecipa, nella galleria Blu di Prussia di Guido Mannajuolo, alla «Collettiva di chiusura della stagione ‘47-‘48» del Gruppo Sud. A Agli inizi degli anni cinquanta, trasferitosi a Manduria, insegna scultura per un decennio all’Accademia di Belle Arti di Lecce per poi dirigere il liceo artistico “Lisippo” di Taranto.

Restano i suoi legami d’amicizia con l’ambiente napoletano Michele Prisco, Gennaro Borrelli, Anna Maria Ortese e gli altri intellettuali, e rientra a Napoli soprattutto per seguire la sua passione, le opere al San Carlo.
Prima di aderire all’astrattismo, Guida si apre agli orientamenti moderni della scultura esplorando quanto era accaduto in Italia nel corso dei decenni precedenti sul versante figurativo richiamando la potenza plastica di Marini e l’essenzialità “arcaica” di Martini.

Il fluttuante tributo all’arte di Arturo Martini s’inserisce in generale nel clima creativo delle nuove giovani generazioni di scultori, inclini alla figurazione. Nel gioco dei volumi di molte opere di Guida - dinamicamente partecipi del dialogo con lo spazio - appare singolare l’istantaneità che fissa l’azione, verosimilmente ispirata alla statuaria tardo arcaicista, all’archetipo di Mirone.

A partire dagli anni sessanta l’evoluzione espressiva di Guida si orienta nella «direzione indicata dai moti dello spirito della generazione del cemento e del ferro» evidenziando la tendenza alla creazione di ritmi spaziali “astratti”. Con la mediazione dell’amico fotografo Ciro De Vincentis nasce in Guida, dal 1963, l’interesse per le industrie tarantine dell’Italsider. Con i materiali di reimpiego, siano essi avanzi edili, scarti di lastre ferrose, rottami del rigattiere Guida costruisce già mentalmente le visioni geometriche, neoplastiche. Si osservano sovrapposizioni di lastre forate da cerchi, connessioni di circonferenze, sezioni cilindriche: le cosiddette Strutture e Opere costruite.

Le partecipazioni alle rassegne di Acquasanta Terme, Gubbio e Bari segnano, tra il 1975 e il 1976, l’epilogo della esperienza neocostruttivista. La ricomparsa del linguaggi figurativo si preannuncia nella mostra personale dei suoi disegni a penna eseguiti negli anni cinquanta ordinata nel marzo 1970 al Circolo Cittadino di Manduria.

Dopo un breve periodo di pausa riflessiva sulle problematiche del “contenuto” nell’opera d’arte, trascorso appartato a disegnare e progettare nella sua casa-studio mandriana, Pietro Guida ritorna alla figura, alle grandi statue in scabro cemento. Esegue nuove sculture, ne distrugge di precedenti, lasciandosi andare a quella che abbiamo definito “furia iconoclasta”. Nell’ultimo trentennio si dedica alle tematiche mitologiche, musicali, agonistiche, del sentimento, della quotidianità suggerendo quella sospensione spazio-temporale tipica della sua statuaria, quasi fosse predisposta all’attesa di un dialogo.

I suoi modi tentano di recuperare nella contemporaneità i principi umanistici della cultura: in ciò si riflettono i decenni in cui il suo operare è stato strettamente connesso con l’attività didattica e la sua concezione educativa dell’arte.

Inaugurazione ore 18.30

Monastero degli Olivetani
Viale san Nicola - Lecce
Orari mostra: lun. – ven. 9.00-19.00 (chiusura dall’ 1 al 31 agosto)

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