Adalberto Borioli
Mario De Biasi
Mya Lurgo
Marco Mucha
Marco Nereo Rotelli
Harald Szeemann
Franco Semini
Walter Valentini
Igor Zanti
La mostra analizza l'utilizzo del concetto del segno e il suo valore poetico e meta-scientifico attraverso una serie di opere di pittura, grafica, video arte e installazioni. Espongono gli artisti: Adalberto Borioli con Mario De Biasi, Mya Lurgo, Marco Mucha, Marco Nereo Rotelli e Harald Szeemann, Franco Semini, Walter Valentini. Presentazione a cura di Igor Zanti.
Per San Giovanni, il più “filosofico” degli evangelisti, al principio era il logos. L’esegesi biblica ufficiale ha tradotto, per rendere (in)comprensibile ai più, logos, con il termine “parola”. Francamente nulla di più errato, era meglio forse lasciare tale termine non tradotto e spiegare cos’è il logos, al fine di rendere più piana la comprensione del passo evangelico. Se si dovesse riportare questo incipit in una dimensione più storica, se il principio non fosse da intendersi come principio dell’universo ma bensì come principio della storia stessa e quindi dell’essere umano che della storia, in seguito all’affermarsi dell’ autocoscienza, è artefice, bisognerebbe modificare ulteriormente le parole di San Giovanni e scrivere due termini che in greco antico indicano il “segno”. Al principio della dimensione storica dell’uomo c’è il segno. Il segno o il di-segno in senso assoluto, che si fanno carico di tutto lo svolgersi della complessa evoluzione antropologica e culturale dell’uomo, che divengono mezzo religioso e, al tempo stesso, mezzo di comunicazione.
Il segno nelle sue forme più arcaiche è inciso, una circo-stanza curiosa se si pensa al tema di questa mostra.
Il segno è fonte di comunicazione, ma anche negazione di comunicazione a livello popolare per divenire la chiave per intraprendere un viaggio iniziatico verso la conoscenza.
In moltissime culture la conoscenza del mistero del mondo come avvicinamento totale verso la divinità è negata e punita, si pensi in questo caso al mito greco del vaso di Pandora o alla narrazione del peccato originale, dove la conoscenza del bene e del male, attraverso l’aver mangiato la mela proibita, conduce l’essere umano alla cacciata dal paradiso terrestre.
Se la riconciliazione tra l’essere umano e la divinità avviene in un’epoca protostorica e mitologica attraverso il sacrificio umano che rinsalda l’alleanza divina, in epoca più moderna o storica, con l’affermarsi dello studio scientifico che utilizza il segno come mezzo ( segno matematico, geometrico, ecc) l’avvicinamento e la conoscenza della “divinità”, da intendersi in questo caso in come elemento sopranaturale o meta-scientifico che permea tutti gli aspetti dell’esistenza umana, avviene attraverso un cosciente e ragionato utilizzo dei segni.
L’arte e gli artisti, hanno sempre compreso il valore iniziatico e sacrale di alcuni linguaggi quali la geometria e la matematica e hanno utilizzati tali linguaggi al fine di riprodurre una sorta di armonia divina.
La mostra Incisioni e vibrazioni analizza l’utilizzo del concetto del segno e il suo valore poetico e meta-scientifico attraverso una serie di opere di pittura, grafica, video arte e installazioni.
Se da un lato, si deve riconoscere a Walter Valentini, oltre alla sua esperienza in ambito grafico e il suo utilizzo dell’incisione come medium espressivo, una ricerca caratterizzata dall’impiego di un segno di matrice geometrica in un senso marcatamente poetico ed evocativo che riporta ad una dimensione ibrida tra fisica e metafisica, fra terreno e celeste, tra umano e divino, dall’altro, sempre seguendo un filone strettamente connesso ad una produzione di stampo grafico, il lavoro di Marco Mucha, recupera il valore più segnatamente simbolico ed iniziatico del simbolo alfabetico e matematico “X”, proponendo una riflessione sul concetto della negazione reale o supposta dell’esistere.
Si distacca, tornando ad una dimensione primordiale del segno, alle sue radici prime, al suo celarsi all’interno di un caos ragionato ed indistinto il lavoro a quattro mani di Mario de Biasi e Adalberto Borioli, dove i due artisti fondono le proprie ricerche artistiche creando un’opera dai forti contrasti che si stemperano in una totalizzante armonia poetica.
In forte contrasto con le opere precedentemente trattate si pone il lavoro del fotografo ticinese Franco Semini, dove è riscontrabile un atteggiamento di ricerca di tono panteistico, con una tendenza ad una risoluzione di sapore neofigurativo.
L’ultimo gruppo di opere, da attribuirsi a Marco Nereo Rotelli e Mya Lurgo, approfondisce il tema del segno in un senso più marcatamente e letterariamente lirico.
Rotelli propone in mostra un estratto del Bunker Poetico realizzato in collaborazione con Harold Szeemann per la Biennale di Venezia del 2001, dove l’elemento simbolico della porta si fonde con la poesia. La poesia, costante della produzione di Rotelli come medium creativo, ricompare anche nelle tele, segnando, incidendo idealmente e metaforicamente la superficie, e creando complesse relazioni tra un immediato significato estetico ed uno, più profondo, concettuale.
Mya Lurgo affida la sua ricerca, venata, come abbiamo detto, da un forte accento lirico e da una intrinseca indagine filosofica ad un video ed a due installazioni.
Il lavoro della Lurgo pone l’attenzione sul limite del segno come elemento di comunicazione, come intrinseco confine del potere espressivo dell’io. Come già Dante nella Commedia, anche la Lurgo si pone il problema dell’inadeguatezza di qualsiasi linguaggio umano nell’esprimere concetti che rimandino al trascendente. In quest’ottica l’artista da un lato analizza questo limite e lo approfondisce e dall’altro, prendendone atto, rinuncia coscientemente a porlo.
L’intento della mostra nel suo complesso, attraverso la selezione dei lavori di questi artisti molto differenti tra loro, è, oltre quello di “incidere”, di “segnare” lo spettatore, anche quello di farlo vibrare, recuperando un gusto per l’arte che possa non solo essere compresa a livello razionale ma possa, soprattutto, coinvolgere a livello empatico ed emozionale.
Inaugurazione venerdi 5 settembre alle 18.30
Mya Lurgo Gallery
Piazza Riforma, 9 Lugano
orari: lun-ven 15-19, gio 15-21, sab 10-13