Il paese dei balocchi. L'artista crea dei tableau di deciso impatto cromatico e materico la cui l'ispirazione pop si arricchisce di inediti fattori concettuali. A cura di Geoffrey Di Giacomo.
a cura di Geoffrey Di Giacomo
Si inaugura sabato 13 settembre 2008 alle ore 19.00, e resta allestita fino a lunedì 6 ottobre, una mostra antologica dell’artista Fabrizio Fontana, a cura di Geoffrey Di Giacomo, intitolata Il paese dei balocchi.
“Fabrizio Fontana crea dei tableau di deciso impatto cromatico e materico la cui ispirazione pop si arricchisce in maniera ogni volta sorprendente di inediti fattori concettuali. Muovendo da una chiara visione dei delicati ingranaggi della società consumistica di massa, Fontana tesse un’articolata trama di intrecci e di rimandi semantici, di intriganti allusioni e di simbolici doppi sensi. La scelta di icone radicate nella memoria collettiva restituisce per un attimo all’osservatore il delizioso retrogusto di un gioco da bambini. Il contraccolpo però è dietro l’angolo: basta guardare con più attenzione per scoprirsi drammaticamente condotti dall’autore come sull’orlo di un precipizio. La spensieratezza – sembra avvertirci Fontana – non può che durare pochissimo, a meno che pateticamente non si accetti di ridursi a ebeti divoratori dei prodotti somministrati dall’industria.” (Carlo Gallerati).
“L’arte non è più il risultato di un fare, di una tecnica. Le cose possono essere già fatte e l’artista può scegliere di intervenire su di esse per modificarne soltanto alcuni aspetti. È arte qualsiasi cosa dico che sia arte. Una vera provocazione come mezzo per ribaltare il sistema accademico, così Marcel Duchamp descrisse il ready made e decontestualizzò l’oggetto dalla sua funzione primaria per farne un oggetto di contemplazione attraverso la semplice scelta dell’artista. La scelta, come primo atto mentale che porta in un secondo momento all’azione di prelevamento dell’oggetto dal suo habitat naturale, in Fontana compie e formula una sequenza diretta con il risultato finale. Fabrizio Fontana elabora un atto di non senso, un gesto provocatorio, pur di favorire un linguaggio che sfida i parametri artistici-estetici tradizionali. Attraverso il collage o la combinazione di svariate tecniche, cattura l’oggetto infantile per creargli attorno un mondo privato e quindi associarvi un significato alternativo.
È proprio lì che oscilla l’arte di Fontana, il significato si estende al di là dal proprio confine semantico. Fabrizio Fontana supera il tempo e lo spazio che caratterizzano il fumetto, il film o il cartone animato e ne colloca i personaggi in un tempo e in uno spazio diversi, in cui è possibile percepire una sorprendente fusione di livelli di realtà. Ci chiediamo ‘Chi sono diventati Totti, Pinocchio, Barbie, il Puffo? Sono personaggi di una nuova storia?’ Mi piace sottolineare a tale proposito un’affermazione del video-artista Pierre Hyughe al riguardo di un suo film intitolato “L’ellipse”: Un fantasma è un personaggio che sta nel mezzo, intrappolato su un ponte tra due sponde, in un tempo sospeso, che riesce ad abitare un varco che manca nella narrazione, scava un tempo immaginario negli interstizi della finzione. Fontana propone questo concetto con esponenti del mondo infantile: il personaggio non cambia aspetto, quello che cambia è la sua azione, il suo agire: cambia la sua funzione. Fabrizio Fontana cerca di distruggere il simbolo e la conoscenza che si ha di questo o di quell’eroe riportandolo in una dimensione adulta, contestando con ironia gli argomenti della produzione di massa e evidenziando i processi e i risultati opachi dell’industrializzazione moderna.
Come già avevano fatto i maestri della Pop art, quali Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist, o come stanno facendo oggi artisti come Tung Lu Hung e Robert Longo, Fontana sviluppa un’arte popolare con elementi e personaggi fittizi considerati icone del divertimento della prima età. Gli oggetti e le figure selezionate dall’artista sottolineano il momento storico presente. Nei titoli delle sue opere, come per esempio “Excamotage”, “Pensiero Stuprendo”, “Fujiko non Joka a Sudoku”, Fabrizio Fontana esplicita ironicamente l’ambivalenza della sua opera e il doppio gioco che svolge. Ci ricorda molto Duchamp con “L.H.O.O.Q.” o “Tu m’” in cui il peso del titolo interferisce con l’osservatore dando forza o non-forza al significato. Giochi di parole, doppi sensi: il titolo di Fontana allude quasi sempre a qualcos’altro. L’ironia, come diceva spesso Duchamp, è la forza protettiva con la quale l’artista si difende dal critico e dall’istituzione. È un’arma capace di attaccare senza essere attaccati. Fontana è consapevole di dover affrontare il Giudizio Critico: egli si muove scavalcandolo, il suo pensiero si mimetizza attraverso oggetti banali ma significativi della nostra vita quotidiana e del nostro tempo. Da essi trae origine la sua arte, apparentemente solo dolce e innocente ma altrettanto pungente e provocatoria. Un gioco che ci coinvolge senza giocare.” (Geoffrey Di Giacomo)
Fabrizio Fontana è nato nel 1971 a San Pietro Vernotico (BR), dove vive e lavora. Sue opere sono state esposte, dal 1993 a oggi, in decine di mostre personali e collettive. È attualmente rappresentato dalla Art & Ars Gallery di Galatina (LE).
Inaugurazione: sabato 13 settembre 2008, ore 19.00-22.00
Galleria Gallerati
Via Apuania, 55 - Roma
Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento; domenica 14 settembre: apertura straordinaria dalle 11.00 alle 13.00
Ingresso libero