NWO. L'artista esplora l'iconografia fantastica horror degli anni Settanta-Ottanta (zombi, mutanti, disastri post-atomici e fughe da New York) e le integra con le piu' recenti aspirazioni ambientaliste, cospirazioniste e mondialiste. I tabu' e i sacrilegi, nella sua pittura, finiscono col divenire allegorie da raccontare ad un'umanita' spersonalizzata e affamata di sangue.
Dario Arcidiacono nasce a Catania nel 1967 ed esordisce nel 1995, fondando
il gruppo Ultrapop, con cui lavora fino all'aprile del 2003.
Negli anni Novanta, quando l'ambiente culturale italiano è attraversato
dalla ventata americana del pulp, anche gli Ultrapop lasciano il segno,
rendendosi riconoscibili sulla scena artistica italiana, con uno stile e una
ricerca giocati nel raggio delle subculture giovanili.
Arcidiacono esplora l'iconografia fantastica horror degli anni
Settanta-Ottanta (zombi, mutanti, disastri post-atomici, e fughe da New
York) e le integra con le più recenti aspirazioni ambientaliste,
cospirazioniste e mondialiste. Attirato dagli aspetti più bizzarri della
realtà, si rivela come un abilissimo "cronista pittorico" che smonta e
rimonta gli eventi di una cronaca mondiale sempre più inquietante,
ripresentandoli in una dimensione nuova e certamente più funzionale alla sua
idea di spettacolo visivo.
Gli omaggi al fanta-horror e allo splatter,
lasciano gradualmente spazio a precise denunce del reality-horror, così l'11
settembre, come la guerra in Iraq, possono divenire il pretesto artistico
per l'invito ad una ricerca morale o rivelarsi come una semplice carrellata
d'orrori. Non vi sono forzature nella pittura di Arcidiacono, non vuole
esprimere giudizi, non partecipa emotivamente, non cerca lo scandalo. Rivede
l'assurdo a modo suo. Lo colora, lo evidenzia, ne sottolinea alcuni
dettagli, lasciando al pubblico la possibilità di riflettere e approfondire
o semplicemente di alimentare la propria morbosità verso le realtà più
sconcertanti. Dà per scontate, per non dire fisiologiche, violenza e
brutalità, per tanto si può permettere di dileggiarle con chirurgica e
garbata leggerezza.
I tabù e i sacrilegi, nella pittura di Arcidiacono, finiscono col divenire,
attraverso i colori, allegorie da raccontare ad un'umanità spersonalizzata e
affamata di sangue.
Dario Arcidiacono espone nel 1998 al Teatro dell'Elfo e a quello di Porta
Romana a Milano. Nel 2000 è invitato al Palazzo della Triennale di Milano,
l'anno successivo espone alla Casa del Mantegna di Mantova, al Pac e al
Palazzo dell'Arengario di Milano. Nel 2002 è al Museo d'Arte Contemporanea
Villa Croce di Genova, alla Galleria Civica di Trento nel 2003 e alla
Biennale di Venezia nel 2007 nel Padiglione Siriano. Vive e lavora a Milano.
Loris Di Falco
Inaugurazione 17 settembre
Obraz
vicolo Lavandai, 4 - Milano
Ingresso libero