Grazia Gabbini, Elena Modorati, Valdi Spagnulo, Alessandro Traina. Le sculture di questi artisti fanno lievitare la materia sino a conferirle grazia, ma allo stesso tempo utilizzano questa grazia per far percepire la materia.
‘Lirismo’ è una parola equivoca. Per molti ha un sapore dolciastro ed è sinonimo di ‘stucchevolezza’ e ‘sdolcinatezza’, per altri è una categoria dello spirito a cui è difficile rinunciare. ‘Delirio’ invece è un sostantivo universalmente utilizzato in un’accezione negativa. Il suo significato primario è di tipo patologico: esaltazione, vaneggiamento, follia sono i termini che gli sono semanticamente più affini.
‘Delirica’ è un neologismo creato in occasione di questa mostra. La mescolanza tra ciò che è ‘lirico’ e ciò che è ‘delirante’ produce infatti una zona anomala che può essere esplorata solo dall’arte. Se il lirismo è un atteggiamento di grazia estrema, di sensibilità allo stato puro, il delirio comunica invece un senso di eccesso, di oltranza, di letterale sconfinamento (nell’antichità la ‘lira’ era il confine che delimitava la città).
I quattro artisti che partecipano a questa mostra realizzano opere ‘liriche’, vale a dire pregne di eleganza e di delicatezza, ma allo stesso tempo ‘deliranti’, che fuoriescono cioè dallo stereotipo della svenevolezza, del formalismo a sfondo sentimentale. Le sculture di Grazia Gabbini, Elena Modorati, Valdi Spagnulo, Alessandro Traina fanno lievitare la materia sino a conferirle grazia, ma allo stesso tempo utilizzano questa grazia per far percepire la materia, per rivelarla nella sua flagranza e ponderosità, per indagarla ben oltre il confine del lirismo.
Roberto Borghi
Neo Geo Arte
via del Lauro, 3/5 - Milano