Un progetto a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei per un'esposizione di opere pittoriche tratte dai fotogrammi dal film di Carlo Theodor Dreyer: La Passione di Giovanna D'Arco (1928).
a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei
Nella splendida cornice della Rocca di Cento (Fe), l'Associazione Culturale L’Altra Porta (Bologna), in collaborazione con l'Associazione Culturale Galleria “del Carbone” (Ferrara), la Galleria “Arte in Movimento” (Pietrasanta), Angela Giglio e Elena Rosa dell' Associazione Scambiaidee (Torino), la Cineteca di Bologna e con il Patrocinio del Comune di Cento, presenta una mostra personale della giovane pittrice Rivkah Hetherington “Giovanna D’Arco è Jeanne Romée la donna dietro il mito”, un progetto a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei per un'esposizione di opere pittoriche tratte dai fotogrammi dal film di Carlo Theodor Dreyer: La Passione di Giovanna D’Arco (1928).
La mostra si gioca sul significato del nome della donna. Che cos’è difatti un nome? E’ qualcosa che ci identifica e in questo senso ci definisce. Giovanna D’Arco non è la stessa persona che ha per nome Jeanne Romée. Nel suo libro “St. Joan of Arc”, Victoria Sackville-West osserva come, quando si pensa a Giovanna D’Arco, vengano alla mente tre immagini - icone: Giovanna la giovane contadina, circondata da pecore nei campi idillici del Sud di Francia; Giovanna la guerriera, eroina in armatura montata su un cavallo bianco; Giovanna la Santa, il cui viso si perde in nuvole di fuoco mentre con gli occhi alzati al cielo, mormora le sue ultime parole.
L'esposizione intende mostrare il ritratto umano di Jeanne Romée, attraverso i lineamenti dell'attrice Renée Jeanne Falconetti. Una giovane ragazza che ha avuto il coraggio e la determinazione di sfidare ogni regola della sua epoca. Dietro il mito, si arriva anche alla terribile realtà della rabbia suscitata da chi rifiuta di giocare secondo le regole sociali. Attraverso gli orripilanti primi piani della Falconetti (a volte disperata, a volte tenace) e dei suoi giudici (a volte pieni di compassione, a volte coi visi contorti dalla costernazione), con un’installazione lunga 18 metri composta come un unico fregio DI 45 DIPINTI ad olio su tela, la giovane pittrice esplica una condizione ineluttabile.
Come afferma la Hetherington : “Non c’è niente di romantico nell’essere bruciati al rogo. Non è una gloriosa fine al quale si aspira per poi essere canonizzata. Non è qualcosa che si può scegliere. Ma che si subisce proprio perché non ci sono altre scelte.”
A far da cornice introduttiva per lo spettatore, una serie di sette veli, ciascuno 3 metri x 4 metri, che scendono dal soffitto fino al pavimento creando una serie di muri prima di arrivare al fregio, e presentano scritte con estratti dal processo di Giovanna. A seguire il fregio, lungo un baratro, altri veli riprendono ossessivamente il discorso. Oltre alla produzione dipinta, nella torre attigua la mostra presenta il video del film di Dreyer, e il contribuito (fotografie, manifesti ecc) della Cineteca di Bologna.
La Passione di Giovanna D’Arco di Dreyer, al contrario dei film girati successivamente sulla santa, si basa interamente su documenti storici: i verbali del processo e della condanna archiviati nella Biblioteca dell’Assemblea Nazionale a Parigi. Il film è per di più noto per la recita di Renée Falconetti, numerose volte citate fra le esecuzioni migliori della storia del cinema.
Francesca Baboni e Stefano Taddei
Rocca medioevale
Piazzale della Rocca, 9 - Cento (FE)