L'esposizione si pone il fine di riscoprire un artista caduto in oblio da quasi quarant'anni, dopo le ultime importanti mostre dedicategli nel 1970 dal Museo Correr e tra il 1971 e il '72 dalla galleria Il Torchio di Venezia. Una sezione della rassegna, composta di acquerelli su carta, sara' ospitata dal 3 ottobre alla Galleria Cartesius di Trieste.
a cura di Marianna Accerboni
S’inaugura venerdì 19 settembre 2008 alle ore 18.30 alla Biblioteca Statale di Trieste
(Largo Papa Giovanni XXIII, 6) un’importante rassegna dedicata al pittore triestino
Michelangelo Guacci (Trieste 1910 – 1967), ideata e curata dall’architetto Marianna
Accerboni. La mostra, intitolata L’angelico pittore. Michelangelo Guacci: opere,
immagini, testimonianze e visitabile fino al 31 ottobre, sarà introdotta dal Direttore
della Biblioteca Marco Menato, dalla curatrice e dal pittore Livio Rosignano, che fu
amico dell’artista. Nell’occasione sarà presentato anche il Museo virtuale, nel quale
è testimoniata l’intera attività di Guacci, le cui opere saranno proiettate in
dissolvenza. Un’installazione di luce accoglierà il pubblico all’entrata.
Una sezione della rassegna, composta di acquerelli su carta, sarà ospitata dal 3 al
23 ottobre alla Galleria Cartesius di Trieste.
L’esposizione si pone il fine di riscoprire e di riportare all’attenzione del grande pubblico un
artista di elevato talento, intuizione e purezza creativa, caduto in oblio da quasi
quarant’anni, dopo le ultime importanti mostre dedicategli nel 1970 dal Museo Correr e tra
il 1971 e il ’72 dalla galleria Il Torchio di Venezia. Nel corso della rassegna verrà
presentata un’ampia sequenza di acquerelli su carta realizzati dal pittore triestino di origine
pugliese nell’ultimo anno della sua vita, compreso l’ultimo lavoro rimasto incompiuto,
accanto a opere a olio e incisioni particolarmente significative, realizzate in altri periodi
della sua attività a partire dagli anni trenta. Una sezione della mostra proporrà anche una
sequenza di ritratti fotografici di grande dimensione realizzati da Sergio Benedetti e da altri
autori assieme ad alcune testimonianze, oggetti e scritti dedicati o appartenuti al pittore.
Michelangelo Guacci - scrive Accerboni - è artista finissimo e sottilmente immaginifico, che
ancora molti ricordano per la brillante vivezza ed eleganza del tratto e per la capacità di
intuire e di cogliere, da acuto sensore, stimoli culturali e artistici diversi, tracciando poi con
unitarietà, ironia e perspicacia, con un lirismo appassionato e istintivo, lieve e suadente,
un ritratto della realtà e della società a lui contemporanea; ma è anche artista capace di
descrivere nel contempo l’astrazione del pensiero che vola verso il sogno, come quello
che da bambino lo induceva a dirigere dal poggiolo di casa orchestre immaginarie.
Nato a Trani nel 1910 e “triestino” dal 1919, anno in cui si ricongiunge nella nostra città
con la famiglia, che vi aveva fondato un’azienda, Guacci vi frequenta la Facoltà di
Economia e Commercio e si dedica con passione alla pittura, grazie anche alla
frequentazione del maestro Renato Brill. Partecipa a tutte le mostre universitarie -
ricevendo incoraggiamenti, tra gli altri, anche da Umbro Apollonio e da Silvio Benco – e
s’inserisce senza difficoltà nell’ambiente “di punta” della giovane pittura triestina. Benché
la pittura sia la vocazione più autentica, accetta alla fine degli anni trenta un impiego alla
Banca d’Italia, che lo condurrà per un anno a Fiume e per tredici a Bergamo. Il
trasferimento provoca un apparente allontanamento dall’arte: i lavori di quegli anni sono
pochi e non lo soddisfanno. Nel ’53 ritorna però a Trieste, dove riprende l’attività pittorica,
in verità mai abbandonata.
Escono allora dal pennello di Guacci, come da una generosa cornucopia, i desideri, gli
aneliti, i sogni dell’infanzia, rivisitati attraverso il velo lucente della maturità. “Tutto quello
che io dipingo” affermerà l’artista “sono ricordi di quello che ho visto a Trani fino ai nove
anni di età...Non voglio dire che io dipingo solo cose che ho visto quella volta, ma che, se
mi viene l’estro di dipingere, è perché mi ricordo un colore, un momento, una luce di quei
primi miei nove anni. Tutto ciò che è successo dopo non riesce ad accendermi, ad
eccitarmi, a muovermi a dipingere...”. Ed ecco il violino mai dimenticato, gli amabili
conversari in salotto o al caffè, la passione per il teatro e per la musica, la giostra, gli
acrobati, le maschere e gli aquiloni, cioè il sogno: sintetizzati mediante un segno
immediato e convincente, con cui disegna anche la rosa in un bicchiere e gli uccellini o i
personaggi incantati e surreali come San Michele, immersi in contrappunti cromatici dal
tocco magistrale. Una monografia ormai rarissima – conclude il critico - edita dalla Cassa
di Risparmio di Trieste e curata da Decio Gioseffi, ne raccoglie nel ’71, a quattro anni dalla
morte avvenuta a Trieste nel 1967, il messaggio fortemente poetico. Poi il silenzio quasi
totale.
I collezionisti in possesso di opere dell’artista sono pregati di prendere contatto con
l’indirizzo amiguacci@gmail.com (Amatori Michelangelo Guacci) per far pervenire le
foto e le misure delle opere in loro possesso, al fine di portare a termine il catalogo
digitale dell’opera omnia dell’artista in via di ultimazione in occasione del
centenario della nascita, che avrà luogo nel 2010.
Inaugurazione venerdì 19 settembre 2008 alle ore 18.30
Biblioteca Statale
Largo Papa Giovanni XXIII, 6 · Trieste
da lunedì a venerdì 8.30 · 18.30 / sabato 8.30 · 13.30 / festivi chiuso
Galleria Cartesius
Via Carducci, 10
dal 3 al 23 ottobre alla Galleria Cartesius di Trieste
da martedì a sabato 10.30 ·12.30 / 16.30 · 19.30 / festivi chiuso