Mamma, io correvo ma il fuoco m'inseguiva! La mostra diventa un esercizio progettuale in cui varie fisionomie definiscono l'impianto etico dell'autore. Si parla del mondo adulto con gli occhi di bambini e ragazzini. Tutto scorre dal basso verso l'alto, dagli sguardi che indicano le altezze gulliveriane dei grandi. A cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani.
a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani
Vincitore del Premio Celeste, protagonista nella mostra Scala Mercalli presso l’Auditorium di Roma, Pierluigi Febbraio apre la stagione Romberg con una personale che occuperà i quattro spazi interni e la vetrina su strada.
Pierluigi Febbraio
Crearsi uno stile riconoscibile è un necessario obiettivo iconografico. Trovarlo fin dagli esordi significa muoversi dentro un perimetro di fondamenta solide, agendo in un mondo a propria misura che farà maturare, anno dopo anno, le singole visioni. Febbraio mescola la malta ai tipici materiali della pittura, accostando elementi a contrasto (bianco/nero, definito/materico, pieno/vuoto) in un viaggio che parte dall’infanzia per avvicinarsi alle complesse dinamiche adolescenziali. Il risultato sottolinea asciuttezza e tenuta concettuale, qualità figurativa e sviluppo narrativo, tensione installativa e impatto emozionale. Si raccontano storie di bambini che ci somigliano, vicende dove la vita scolastica riecheggia le nostre piccole e grandi paure, le ansie giovanili verso il mondo adulto, la crudeltà e l’impatto di una complessa fetta del nostro vivere.
Mamma, io correvo ma il fuoco m’inseguiva!
La mostra diventa un esercizio progettuale in cui varie fisionomie definiscono l’impianto etico dell’autore. Si parla del mondo adulto con gli occhi di bambini e ragazzini. Tutto scorre dal basso verso l’alto, dagli sguardi che indicano le altezze gulliveriane dei grandi. Al centro, totemica e interrogativa, c’è sempre una figura giovanissima che si trasforma in un archetipo letterario dal solido aspetto figurativo. Attorno ai ragazzi e alle ragazze si sviluppano i riferimenti, fisici e mentali, che determinano le meccaniche sentimentali di una difficile stagione del vivere.
Le parole di Febbraio
Penso a quanto sia stato difficile per me affrontare per la prima volta i due volti enormi di mio padre e mia madre, non capire nulla del loro linguaggio formale ed assimilare tutto del loro mal di testa. Per non parlare della scuola, dove sei costretto a vivere e relazionarti con individui piccoli quanto te che hanno il potere di “ucciderti” dicendoti con naturale cinismo: “tu non puoi giocare con noi perché sei brutto”, e l’altissima figura della maestra alla quale non gli può fregar di meno se sei un bambino timido, non ne vuole sapere nulla del tuo mutismo ma vuole solo che tu sia loquace ed estroverso, quindi allegro.
Le regole dell’ossessione
Il numero 14 ricorre in tutte le opere esposte ed è un rimando interiore alle 14 stazioni della Via Crucis. Nel pallottoliere 14 sono le sfere che ruotano attorno alla figura centrale. Nella prima sala 14 sono i volti destrutturati che l’artista ha chiuso all’interno delle teche. Nella prima sala al piano inferiore 14 sono gli orologi a lancette. Nell’ultima sala 14 sono le scatole con la sequenza oculare.
Prima e seconda sala, livello superiore
14 teche in plexiglas corrono lungo il perimetro del piano superiore. Contengono pitture su volti di bambini in primo piano, una specie di archivio della memoria che nella numerazione sequenziale trova il suo cortocircuito ultimativo.
Prima sala, livello inferiore
Ecco una vecchia lavagna su cui è stato dipinto un bambino che sembra interrogare le nostre coscienze. Di fronte un banco e una sedia. Nella parete retrostante i 14 orologi a lancette che segnano ore diverse. Dall’altra parte il Registro dei Sentimenti, un grande cartoncino su cui il visitatore potrà segnare con una X la faccina che meglio indica il suo stato d’animo.
Seconda sala, livello inferiore
Da un dipinto centrale si sviluppa nella sala un disegno infantile, sorta di deriva onirica e mnemonica su ciò che quella bambina ha finora vissuto e sentito. Su una parete, infine, ci sono le 14 scatole rosa, finestre seriali che ricordano una tribuna impassibile di occhi vigili.
Le parole di Febbraio
Perché tu sei un bambino e i bambini disegnano il sole. Chi crede che sia così si sbaglia, perché per un bambino il sole è solo un pretesto per descrivere qualcosa del proprio mondo interiore che non ha nulla a che fare con il sole che scalda ma molto di più, con quello che scotta.
Vetrina
Nello spazio su strada ecco un pallottoliere in macroscala (180x190cm) formato da 14 sfere che dialogano con la figura centrale, il ragazzino con la quindicesima sfera disegnata sul petto. Una necessità di rottura, quella del numero 15, che leva il rigore matematico per aggiungere la crepa emotiva, il dissesto istintuale, l’angolo inaspettato. E’ come se la quindicesima sfera bilanciasse l’edificio progettuale, dando territorio aperto al sisma creativo. Il rigore dell’arte ritrova così la sua totalità nella “cellula impazzita”, presenza sul bordo che alimenta il libero arbitrio ideativo.
Le parole di Febbraio
Amo il segno grafico infantile perché libero, primitivo, lascia spazio al mondo sensibile e ci svela in parte l’origine di un malessere. Insomma quando si è piccoli si ha la piena consapevolezza di chi ci circonda e di cosa stiamo vivendo.
Romberg Arte Contemporanea
Piazza de’ Ricci, 127 Roma
Orari: da martedì a sabato 15:00-20:00 (lunedì e mattine solo su appuntamento)
ingresso libero