La mostra percorre 50 anni di pittura. Gia' nei primi anni Sessanta, con opere materiche e ricche di colore, appare evidente il bisogno dell'artista di estrapolare gli elementi della visione e di muoversi al di fuori della forma costituita della tradizione. A cura di Luigi Cavadini.
a cura di Luigi Cavadini
La storia di Giuseppe Monguzzi è strettamente legata alla città di Lissone, città dove è nato nel 1939 e dove ancora oggi vive e lavora. A 22 anni fu invitato a partecipare al Premio Lissone nella “sezione informativo-sperimentale aggiuntiva alla rassegna italiana, per giovani artisti italiani” accanto ai più interessanti giovani allora attivi, fra i quali si segnalarono in modo particolare Valerio Adami, Franco Angeli, Paolo Buggiani, Toni Costa, Giuseppe De Gregorio, Francesco Lo Savio, Piero Raspi, Bepi Romagnoni, Giuseppe Uncini e Vinicio Vianello. Da allora partecipa a Concorsi di pittura in ambito nazionale e nel 1969 tiene la sua prima mostra personale proprio a Lissone.
Negli anni seguenti la sua attività espositiva si sviluppa in modo costante, fino al 1990 con una o due rassegne all’anno e poi con presenze molto più frequenti, sia in gallerie private che in spazi pubblici, in Lombardia ma anche in altre città e luoghi d’Italia, come Bologna, Pescara, Portomaggiore (Fe), San Marino, Firenze, Capri, Pietrasanta, Verona, Pieve di Cento (Bo). Dal 1992 numerose sono le mostre in Svizzera, partendo dal Canton Ticino (Morcote, Olivone, Mendrisio, Lugano) per arrivare a Neuchâtel e a Leuk-Stadt.
Monguzzi è artista che si muove in ambito informale senza mai staccarsi però completamente dalle suggestioni proprie di situazioni reali o da tematiche che di volta in volta lo affascinano, che generano abitualmente cicli compositivi in sé conclusi. Il gusto per il gesto e il colore segna tutta la sua produzione che è espressione, momento per momento, della situazione esistenziale dell’artista e riflette le impressioni immediate, ma anche le esigenze e le sensazioni più profonde dell’animo.
Come evidenzia l’Assessore alla Cultura della Città di Lissone Daniela Ronchi, “la mostra di Giuseppe Monguzzi vuole far emergere l’arte contemporanea come veicolo di conoscenza, momento di incontro e di scambio culturale che se da un lato rievoca le correnti materico-informali europee e internazionali degli anni Cinquanta, dall’altro conserva intatti l’autenticità e i valori della propria tradizione, l’attaccamento sincero verso le proprie origini e il proprio territorio. Un progetto espositivo che ribadisce ancora una volta il fondamento della programmazione artistica del Museo d’arte contemporanea di Lissone, aperta al confronto e agli innumerevoli stimoli oltre i confini nazionali, ma sempre attenta ai fondamentali valori di identificazione e di continuità morale”.
L’inaugurazione, prevista per domenica 28 settembre 2008, alle ore 11.00, si inserisce all’interno dell’articolato e ricco programma delle Giornate Europee del Patrimonio, importante appuntamento annuale - istituito ufficialmente nel 1991 dai Ministri della Cultura del Consiglio d’Europa - al quale il Museo d’arte contemporanea di Lissone ha fin da subito aderito.
Il 27 e il 28 settembre 2008 l’Italia parteciperà infatti a tale straordinario evento con lo slogan "Le grandi strade della cultura: viaggio tra i tesori d'Italia", trasformandosi per due giorni in un grande teatro aperto gratuitamente a tutti, dove centinaia di palcoscenici, sparsi in ogni regione, metteranno in scena, la bellezza, la storia e la cultura del nostro paese.
La mostra
La rassegna, curata da Luigi Cavadini, direttore artistico del Museo, percorre ben cinquant’anni di pittura, partendo da un interessantissimo autoritratto a matita del 1958 (che è accompagnato da altri autoritratti dei decenni successivi) per giungere fino ad opere eseguite nel corso dell’ultimo anno. Già nei primi anni Sessanta, con opere materiche e coloristicamente ricche, appare evidente il bisogno dell’artista di estrapolare gli elementi della visione e di muoversi al di fuori della forma costituita della tradizione. La frequentazione di Gino Meloni, artista di grande interesse in ambito non solo lombardo, e l’attenzione alle ricerche condotte in tutta Europa e proposte nell’ambito del Premio Lissone, furono sicuramente importanti nella formazione di Monguzzi, che trasse dal confronto interessanti indicazioni compositive da declinare con la propria sensibilità. Gli anni Settanta costituiscono un momento di chiarificazione della sua ricerca, che approda ad un certo punto su un versante di carattere lirico che rappresenta uno snodo significativo del suo percorso stilistico. Così negli anni Ottanta la forma che prima si era sfaldata in funzione della materia trova nel gesto e nel segno (a volte essi pure materici) gli strumenti più significativi d’espressione.
Componente fondamentale di queste opere - ma è, in modi diversi, caratteristica comune a tutta la sua produzione - è senza dubbio quella luce che percorre colori e segni ora provenendo da dentro il quadro, ora percorrendolo in verticale e invitando l’occhio del fruitore a fare altrettanto, ora come presenza diffusa che agita e rende vitale l’immagine.
Visto il lungo periodo preso in considerazione, l’approccio alla pittura di Monguzzi avviene per gruppi di opere, ognuno di essi significativo di un momento e di una suggestione, prestando attenzione in particolare a quelle serie di lavori che hanno rappresentato veri e propri cicli di ricerca e di invenzione. Fra essi i Paesaggi (1976-1977), Omaggio a Garcia Lorca (1987), Gesto e segno, (1988), New York (1993), Verso la luce (2003), Porta trionfante (2004-2005), fino ai Velieri degli ultimi anni (2007).
Nelle opere del nuovo millennio, inoltre, appare in modo più evidente l’attenzione dell’artista per il sacro e la sua narrazione prende una prospettiva più spirituale che si manifesta in presenze luminose più intense e giunge infine anche una semplificazione estrema dell’immagine, quasi volesse soffermarsi ad analizzare in singolarità ogni elemento del vivere. Ciò è evidente in alcuni dipinti del 2007 (i Velieri), in cui il valore lirico-spirituale prevale su ogni altra possibile lettura.
Al raggiungimento di questi risultati ha certo contribuito l’impegno profuso nel corso del 2007 nella realizzazione, in memoria della moglie da poco scomparsa, di un grande trittico pittorico per la Chiesina del Borgo, situata nel cuore di Lissone, un trittico che illustra, tra figurazione ed astrazione, tre fondamentali momenti della vita della Madonna: l’Annunciazione, il dolore ai piedi della croce, l’Assunzione.
Complessivamente in mostra sono presentate una sessantina di opere, in buona parte di grandi dimensioni, mentre nel catalogo che accompagna la rassegna un capitolo è dedicato anche alle opere sacre cui si è appena accennato e all’ultimo impegnativo lavoro condotto a termine in questo 2008, un grande telero (cm 380 x 400) rappresentante la Trasfigurazione eseguito nelle Filippine, a Zamboanga City, per la chiesa di un missione dove opera un sacerdote lissonese.
Inaugurazione domenica 28 settembre alle ore 11
Museo d'arte contemporanea
Viale Padania 6, Lissone
orari: martedì, mercoledì, venerdì 15-19; giovedì 15-23;
sabato e domenica 10-12 15-19
ingresso libero