Galleria Michela Rizzo
Venezia
Calle degli Albanesi, 4254
041 5223186
WEB
Marta Sforni
dal 9/10/2008 al 13/11/2008
mercoledi, giovedi e venerdi 16-19

Segnalato da

Galleria Michela Rizzo



approfondimenti

Marta Sforni
Valerio Deho'



 
calendario eventi  :: 




9/10/2008

Marta Sforni

Galleria Michela Rizzo, Venezia

Sanssouci. Nelle sue opere, l'artista mostra l'immaterialita' che e' alla base dei contrasti e dei movimenti. Le sue chine portano in superficie dei motivi decorativi astratti da una diretta funzionalita' e che in questo modo appaiono completamente decontestualizzati. A cura di Valerio Deho'.


comunicato stampa

a cura di Valerio Dehò

Venerdì 10 ottobre alle ore 18.30 la GalleriaMichelaRizzo inaugura Sanssouci una mostra di Marta Sforni a cura di Valerio Dehò, presso la Project Room di Calle degli Albanesi 4254.

“Senza pensieri”, “senza preoccupazioni” o in inglese “carefree”, il significato di “sans souci”, castello inventato e costruito da Federico II di Russia a Postdam vicino Berlino, è uno dei simboli del rococò internazionale e uno dei luoghi in cui l’Europa può meglio riconoscersi [...].

Marta Sforni è sempre stata interessata al concetto di decorazione che è alla base di tutta la cultura, soprattutto occidentale. Al di là dei grandi dipinti e delle grandi architetture, o meglio dentro di esse, vive un mondo straordinario che speso non viene colto pienamente e per questo è una specie di rimosso nella storia dell’arte, un suo epifenomeno. Il decoro è invece fondamentale, qualcosa che dà forma e regolarità a tutto quanto ci circonda e certamente proprio questa funzionalità ne ha abbastanza offuscato la bellezza, la forza e la simbolicità. [...] La Sforni vuole ripristinare, con un’ operazione di stretta analisi, di blow up, il senso della decorazione barocca e rococò per farla diventare una riflessione sul mondo attuale. Ma è soprattutto al settecento che guarda come secolo in cui l’idea di forma ha assunto, più che in altri periodi, una voluta sontuosità e una voluttà sontuosa che è una sorta di spiritualità giunta al termine delle sue forze, un terminus di cui non si conosce il dopo.

[...] L’artista entra dentro un meccanismo mentale che implica fortemente il vuoto. Proprio questo intrecciarsi di giochi curvilinei fa sì che la rivelazione è ciò che non c’è o, meglio, ciò che è presupposto dall’agitarsi delle forme. Marta Sforni fa vedere l’immaterialità che è alla base dei contrasti e dei movimenti, mette in evidenza come questa decorazione accarezza il nulla, gli dà sostanza e intensità. Le sue chine portano in superficie dei motivi decorativi astratti dalla loro diretta funzionalità e in questo modo appaiono completamente decontestualizzati. Non sono più quello per cui sono stati pensati, per cui diventano delle sorti di ready made rettificati, secondo la terminologia Duchampiana. Ma, in effetti, la loro realtà non è più quella originaria in quanto l’artista li ricrea, li rinomina in una simultaneità sempre più stringente.

Sono opere che cessano di avere un rapporto diacronico con quanto è stato e quanto è stato visto, appartengono interamente al presente. Sono soggetto autonomo perchè il pensiero e la mano che li attualizzano, ne fanno delle opere contemporanee che dialogano con il passato ma non lo citano, lo evocano come fantasma. Sono degli affioramenti alla coscienza. Non diventano mai a loro volta altri pattern, altre regolarità, ma si insinuano in uno spazio metaforico e metafisico.

E se predomina il bianco e nero è certamente comprensibile non solo perché il colore distrae dalla ricerca di un’immagine analitica ed essenziale, ma anche perché questo quando compare sembra una sorta d’ apparizione inattesa. Marta Sforni sorprende con un effetto che l’arte barocca conosce perfettamente, ma che lei sa riportare ai paradigmi di un minimalismo contemporaneo. La precisione del segno/disegno, organizza alla perfezione l’assenza che viene richiamata per contrasto. E questo diventa possibile perché la decorazione è esplosa in frammenti. Le tracce di questa muta deflagrazione cercano di raccogliersi e di ricomporsi nell’impossibilità della Storia.
Valerio Dehò

Immagine: Sanssouci/ES1, 2008, inchiostro su carta 40 x 50

Inaugurazione venerdì 10 ottobre 2008 ore 18:30

Galleria Michela Rizzo .Project Room.
Calle degli Albanesi 4254, 30122 Venezia
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì 16-19
Ingresso libero

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