Anna Galtarossa
Andrea Galvani
Luca Trevisani
Gabi Scardi
Maria Rosa Sossai
Camilla Bertoni
Paola Marini
Una nuova sezione dedicata alla citta' di Verona che si apre al collezionismo e al sistema internazionale dell'arte. Un piano di committenza che di anno in anno coinvolge autori diversi nella realizzazione di installazioni site specific in spazi pubblici dove si offra la possibilita' di dialogare con la ricerca artistica contemporanea. Installazioni di Anna Galtarossa, Andrea Galvani, Luca Trevisani. A cura di Gabi Scardi, Maria Rosa Sossai e Camilla Bertoni, in collaborazione con Paola Marini.
a cura di Gabi Scardi, Maria Rosa Sossai e Camilla Bertoni
in collaborazione con Paola Marini direttrice del Museo di Castelvecchio
Con l’edizione 2008 di ArtVerona si inaugura “045 Open Space”, una nuova sezione dedicata alla città di
Verona che si apre al collezionismo e al sistema internazionale dell'arte. Un piano di committenza che di anno
in anno coinvolgerà autori diversi nella realizzazione di installazioni site specific in spazi pubblici dove si offra la
possibilità di dialogare con la ricerca artistica contemporanea. Il progetto si è concretizzato quest'anno grazie al
contributo della Regione Veneto, con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Verona e con la
collaborazione dei Civici Musei d’Arte e Monumenti di Verona.
La scelta per questa prima edizione è caduta in maniera quasi obbligata su tre giovani veronesi, di nascita se
non di formazione, che hanno ottenuto importanti apprezzamenti sulla scena nazionale e internazionale
dell'arte, ma che non sono stati ancora giustamente riconosciuti a livello locale. Sono tre esponenti di una
situazione generazionale in continuo movimento, cittadini di una scena globalizzata. Milano, Bologna, Berlino,
New York sono i poli di uno spostamento che non conosce tregua, e che ha dato ai tre giovani prestigiosi
riconoscimenti: Mito. Premio Artegiovane per Anna Galtarossa selezionata nel 2006, il premio Furla per l'Arte a
Luca Trevisani nel 2007 e Location One quest'anno per Andrea Galvani. Tre esponenti che parlano linguaggi
molto diversi uno dall'altro, che rappresentano con le loro specificità tre filoni attuali, tre modi di intendere la
ricerca artistica offrendo un tassello della complessità odierna della scena dell'arte. A loro dunque spetta il
compito di confrontarsi oggi con uno dei luoghi “sacri” della città: il Museo di Castelvecchio.
Fotografia e video, ma anche disegno e installazione sono i mezzi prescelti da Andrea Galvani che opera una
ricerca di natura concettuale sullo statuto dell’immagine lavorando sulle dinamiche percettive e fenomeniche
che governano l’esistente. Da sempre il suo linguaggio si è dimostrato radicato in una necessità di attenzione e
pulizia formale estremamente rigorosa. Nel suo lavoro sembra proiettarsi trasversalmente l’ombra sottesa di un
pensiero di morte, di una riflessione sulla sua onnipresenza. Galvani rimettendo in scena la realtà in
ambientazioni naturali, trova nello spazio esterno del paesaggio la ragione stessa del suo fare, in bilico tra
reale e surreale, nel tentativo di sfuggire all’ovvietà dell’ipercultura attuale dell’immagine.
Completamente
diverso il tributo che paga Anna Galtarossa al teatro, inteso qui come esplosione di anomalia e partecipazione
popolare. Anna Galtarossa pesca a piene mani nel vissuto e lo pone, attraverso l'arte e la sua trasformazione
in una forma di natura architettonica, in un’interazione con le persone senza la quale il suo lavoro perderebbe
significato. Questa volta però l’operazione che Galtarossa compie è di segno inverso: con una accentuazione
dell’aspetto ludico, sarà il lavoro ad andare in cerca della città e delle persone che lo accoglieranno.
Luca
Trevisani infine lavora su un piano profondamente concettuale. La traduzione formale che opera dei suoi
progetti artistici può avere molteplici attuazioni. Di natura grafica, con l’utilizzo della fotografia, ma anche
scultorea, agendo di preferenza secondo una dimensione di respiro ambientale, comprendendo mezzi di
coinvolgimento che vanno dal piano visivo a quello sonoro. Qui il suo lavoro è stato progettato in interazione
con uno dei punti cardine dell’architettura scarpiana a Castelvecchio, pensato attorno ad un concetto di
condivisione, quasi omaggio al museo inteso come spazio che mette a disposizione di tutti un patrimonio
collettivo.
Anna Galtarossa è nata a Verona nel 1975. Vive e lavora tra Verona e New York.
Dopo gli studi all'Accademia di Brera di Milano, si è specializzata al Corso Superiore Arti Visive della Fondazione Antonio
Ratti di Como. Selezionata per Mito, Premio Artegiovane, nel 2006, autrice insieme a Daniel Gonzalez del progetto Chili
Moon Town Tour, è rappresentata dalla galleria Spencer Brownstone di New York.
Andrea Galvani è nato a Verona nel 1973. Vive e lavora a Milano, Bologna e New York.
Dal 2006 è titolare della cattedra di Linguaggio Fotografico e Storia della Fotografia Contemporanea presso l’Accademia
Carrara di Belle Arti di Bergamo. Tra le numerose mostre in Italia e all’estero ricordiamo la sua partecipazione nel 2006 a
Lovely Daze presso il Whitney Museum di New York e al Carnegie Art Award, Den frie udstilling, Oslo Plads di Copenhagen
Vincitore del premio Location One di New York per l'anno 2008-09, è rappresentato in Italia dalle gallerie Artericambi di
Verona e Biagiotti di Firenze.
Luca Trevisani è nato a Verona nel 1979. Vive e lavora tra Milano e Berlino.
Dopo gli studi all'Università di Bologna e la specializzazione al Corso Superiore Arti Visive della Fondazione Antonio Ratti di
Como (2005), è stato vincitore nel 2007 del Premio Furla per l'arte. È rappresentato dalle gallerie Giò Marconi di Milano e
Pinksummer di Genova.
Camilla Bertoni
Il mostro di Castelvecchio - Anna Galtarossa
Mastodontico nelle sue dimensioni, il mostro ritrovato nel fossato del Museo di Castelvecchio diventa per Anna
Galtarossa un dispositivo emozionale in grado di sovvertire gli usuali parametri di fruizione dell’arte.
Diversamente da alcuni lavori precedenti (Kamchatka, 2005 e Chili Moon Town Tour, 2007 in collaborazione
con Daniel Gonzalez), in cui il pubblico era invitato a incontrare l’opera dell’artista e ad attraversarne
fisicamente la struttura, qui il mostro, rivestito di stoffe, lane colorate, pompon, paillettes, frange, avanza
lentamente con il suo carico di materia sognante e sfavillante, per le vie del centro storico di Verona
all’imbrunire, cogliendo di sorpresa coloro che lo incontreranno lungo il suo cammino.
Il potenziale immaginario dell’opera risveglia emozioni primordiali, proiettando la creazione artistica in una
dimensione fantastica, poetica, folle, barocca, un po’ come è la natura dei sogni.
Maria Rosa Sossai
La Triade di Bichat III – Andrea Galvani
Terzo e ultimo episodio della trilogia L’intelligenza del Male (2006-2008), La Triade di Bichat III è un progetto
site specific che Andrea Galvani sviluppa al cospetto della magnifica architettura del Museo di Castelvecchio di
Verona.
L’artista interviene al centro dell’alta Torre del Mastio (1375) che dà accesso da un lato al Ponte Scaligero
sull’Adige, dall’altro alla Sala superiore delle Armi.
Un solo elemento, una chiave, la cui immagine con silenziosa spettacolarità si consumerà lentamente, come un
lamento, sino a sparire in corrispondenza del piano superiore di un forziere medievale.
Simile a un crocifisso, la chiave si staglia bianca sull’intonaco grigio della stanza, a custodire forse un segreto
riposto dentro il forziere o nell’intero castello, di cui la chiave sembra essere l’unica depositaria.
Rievocando l’energia di un rito religioso Andrea Galvani ci riconsegna tutta l’astrazione di un’idea, la potenza di
un’illusione.
Maria Rosa Sossai
Un tentativo stabilizzato - Luca Trevisani
In occasione di 045 Open Space, Luca Trevisani propone un’installazione che vive del confronto con il contesto
di riferimento, la Galleria delle sculture del Museo di Castelvecchio. All’interno delle sale e nella terrazza
adiacente, l’artista realizza un’opera site-specific che dialoga con lo spazio, ma che propone al contempo
un’idea di scultura poco assertiva, attenta alle proprietà dei materiali, ben diversa dalla tradizionale accezione
monumentale delle opere lì ospitate. In corrispondenza delle linee del pavimento sono collocati una serie di alti
contenitori in vetro, con all’interno una serie di palloni otturatori. La barriera, costituita dai palloni, ferma uno
strato d’acqua, presente nella parte superiore della struttura, impedendole di passare nella parte inferiore.
Utilizzati normalmente per bloccare il flusso di liquidi e gas nelle tubature, i palloni riescono nel loro intento solo
se in un gruppo: danno così forma visibile all’idea del lavoro collettivo, della cooperazione ai fini di un risultato
comune, dell’equilibrio, inteso come stato di grazia necessariamente temporaneo ma non per questo meno
essenziale, è concetto portante del lavoro di Trevisani.
Parte dell’opera sarà collocata all’esterno, esposta agli agenti atmosferici: la scultura è per Trevisani sempre
legata al flusso, alla temporalità, alla ciclicità della vita, all’idea di socialità.
Gabi Scardi
Inaugurazione Mercoledì 15 ottobre ore 20
Museo di Castelvecchio
Corso Castelvecchio, 2 Verona