Paolo Avanzi
Francesco Baini
Teresa Bonaventura
Anna Maria Bracci
Nadia Ginelli
Bruno Golin
Paolo Lo Giudice
Vincenzo Marega
Italo Mazzei
Paolo Merghetti
Giovanni Oteri
Giuseppe Samperisi
Virgilio Patarini
Valentina Carrera
Collettiva di pittura e scultura. "I colori, le forme, i gesti che caratterizzano le figure ritratte hanno la forza di alludere a situazioni di cui quello che vediamo immortalato sulla tela o nello spazio e' solo un istante" (V. Patarini).
a cura di Valentina Carrera e Virgilio Patarini
Opere: quadri e sculture di Paolo Avanzi, Francesco Baini, Teresa Bonaventura, Anna Maria Bracci, Nadia Ginelli, Bruno Golin, Paolo Lo Giudice, Vincenzo Marega, Italo Mazzei, Paolo Merghetti, Giovanni Oteri, Giuseppe Samperisi.
Dramatis Personae
''A prima vista l’unica cosa che accomuna le opere selezionate per questa mostra e’ la presenza della figura umana: che sia evanescente silhouette (Marega, Baini e Ginelli) o personaggio minuziosamente disegnato (Merghetti e Giacomini), sagoma arcaicamente stilizzata (Golin) o drammaticamente scomposta (Bracci e Avanzi), giocoso bozzetto variopinto (Mazzei) o ironico assemblaggio d’improbabili oggetti d’uso quotidiano (Lo Giudice), testa classicheggiante (Bonaventura e Oteri) o figura espressionista (Samperisi)… c’e’ sempre una presenza antropomorfa (o piu’ di una) che abita lo spazio o la superficie dipinta.
Tuttavia ad una piu’ accorta disanima si potra’ ben notare come ci sia dell’altro che affratella le opere qui presentate: ciascuna di queste umane presenze evoca un mondo, richiama alla memoria o alla immaginazione una storia. Non e’ solo figura, dunque, ma anche e soprattutto ‘personaggio’. “Dramatis personae” in latino significa, semplicemente, “personaggi”.
I colori, le forme, le espressioni, i gesti, i contesti che caratterizzano le figure ritratte hanno la forza, di volta in volta, di alludere a intrecci, situazioni, vicende, di cui quello che vediamo immortalato sulla tela o nello spazio e’ solo un istante, un fotogramma, un momento forte in cui si condensano, in potenza, i momenti futuri e si concentrano, come in una sorta di ‘precipitato’, i momenti passati. “Carpe diem”, insegna Orazio: cogli l’attimo. Anzi, non ‘cogli’, ma ‘afferra’, ‘ghermisci’, per fare una traduzione piu’ corretta.
Poi certo le modalita’ con cui questi tredici artisti ‘strappano l’attimo’ sono molto diverse tra loro: diverse le poetiche, diversi gli stili. Ma comune la capacita’ (e la volonta’, piu’ o meno consapevole) di condensare storie, emozioni, vicende nello spazio circoscritto di una singola opera. E fare di un quadro o una scultura un crocevia di situazioni. Un crogiolo.
Ci sono poi punti di contatto per cosi’ dire ‘trasversali’ che consentono di accostare tra loro alcuni dei pittori e degli scultori qui radunati e di raggrupparli per affinita’ stilistiche e compositive.
Baini, Ginelli, Avanzi e Bracci condividono un analogo rapporto fortemente dialettico e problematico tra la figura e lo sfondo, in un gioco di piani scomposti e ricomposti che spazia dalle atmosfere rarefatte e diafane di Baini e Ginelli, alle fratture stilizzate e postcubiste della Bracci, fino agli effetti optical di Avanzi. Anche Marega si pone la questione del rapporto figura&sfondo, optando per una soluzione radicale, di grado zero, che vede lo sfondo appiattito e la figura ridotta a pura e semplice contorno.
In Oteri, Bonaventura, Merghetti, Giacomini, Samperisi e Golin evidente e’ il richiamo ad una sorta di aurea classicita’: attonita e sospesa, fuori dal tempo, nelle teste della Bonaventura, citata esplicitamente nelle tele di Oteri, minuziosa e icastica in Merghetti, tersicorea e simbolista nelle incisioni della Giacomini, pastosamente e vagamente espressionista in Samperisi, ieratica e arcaica nei legni scolpiti da Golin.
Decisamente ludici e sgargianti invece i quadri di Mazzei che fanno il paio, idealmente, con gli assemblaggi scultorei di Lo Giudice.
Dal che si evince, in conclusione, che la ‘parata’ di personaggi che attraversa questa mostra e’ decisamente variegata: personaggi drammatici accanto ad altri ilari o grotteschi, evanescenti figure poetiche accanto a solide presenze carnali, in una ridda di stili ‘teatrali’ mischiati tra loro che forse assomiglia alla tragicomica varieta’ di questi nostri tempi confusi. Tempi in cui facilmente la tragedia si risolve in farsa. E viceversa.''
Virgilio Patarini
Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 - Milano
Ingresso libero