Mind - Brain. Un progetto site-specific: un cervello posato su un universo, una proiezione di questo negli infiniti rimandi di specchi incisi con i primi 1.000 decimali di pi greco e delle sculture di plexiglas cangiante, fuso e inciso con geroglifici matematici delle piu' recenti teorie scientifiche sull'infinto.
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a cura di Elena Agudio
A Berlino bastano 91 mQ per dialogare. Nella città che accoglie più di 400 gallerie di arte contemporanea, lo scorso giugno 2008 è nata una nuova alternativa per lo sviluppo del pensiero artistico: uno spazio indipendente, gestito da artisti, frequentato da curatori e teorici e, soprattutto, assolutamente aperto. Oggi che il sistema dell’arte sembra essere sempre più una torre d’avorio le cui chiavi di accesso si nascondo solo nelle porte interne alla torre stessa, l’esperimento di Elena Bellantoni e Marco Giani è un’eccezione da osservare con attenzione. La sfida è quella del confronto, della pratica della curiosità e della coltivazione delle idee. Nello spazio di Landsberger Allee 54, in una diroccata ex fabbrica di birra che custodisce ancora atmosfere della Berlino dei tempi del muro, tra ateliers di artisti e spazi espositivi indipendenti, il 16 ottobre 2008, 91 mQ presenta la sua prima mostra personale.
Mind ≠ Brain, un’installazione del giovane artista italiano Paolo Bottarelli: un progetto site-specific, studiato e pensato insieme a Giani e Bellantoni. Un cervello posato su un universo, una proiezione di questo negli infiniti rimandi di specchi incisi con i primi 1.000 decimali di pi greco e delle sculture di plexiglas cangiante, fuso e inciso con geroglifici matematici delle più recenti teorie scientifiche sull’infinto. Luci nascoste, posizionate a riflettere sulle pareti misteriosi giochi di ombre e immagini di “universi paralleli”, daranno vita all’istallazione. L’artista, interessato al connubio tra arte e scienza, dopo l’esposizione milanese “Epifanie Matematiche”, a Berlino presenta una sua riflessione sulle facoltà della mente e i limiti del cervello umano. Dopo aver assistito a un’operazione chirurgica a cranio aperto nella sezione di neurosurgery dell’ospedale berlinese di Charitè, e dopo aver indagato attentamente il pensiero contemporaneo sulle più ardite possibilità della mente, Paolo ricrea nel project art space di 91 mQ i propri stati di coscienza.
Un giorno prese il suo cervello e lo osservò. L’involucro carnale della sua coscienza divenne un labirinto fisico dal quale si convinse di potere uscire. Lo ispezionò, lo osservò con meticolosità scientifica e si mise a interrogarlo. Quale è la natura della mia essenza contingente? La mia mente rappresenta solo le funzioni superiori di queste spire di carne e nervi? Volontà, ragione, memoria, intelligenza ed emozioni sono solo frutto di processi celebrali? La questione, impenetrabile, non gli sembrava del tutto irrisolvibile. Fin dai tempi più remoti dell’origine della coscienza le risposte sembravano avvicinarsi a una qualche teoria ultima: se per Platone la mente aveva un’esistenza sostanzialmente autonoma, già per Aristotele invece valeva la prospettiva funzionalista, e se per l’allievo di Darwin, Huxley, la mente non rappresentava nulla di più che l’insieme dei meccanismi celebrali, per gli psicanalisti e i filosofi del XX secolo la riduzione della mente al cervello pareva insostenibile.
Appoggiò il cervello su un piedistallo. Iniziava a fargli male. Ne prese distanza. E si concentrò. Io ho un cervello. Io sono un cervello. L’atlante di anatomia gli permise di mappare le diverse aree dell’intricato pezzo di carne e di comprendere con più precisione fino a dove si potesse arrivare a catalogare. Ma la testa continuava a fargli male, il chiodo fisso della risoluzione della questione non gli permetteva di liberarsi dall’emicrania.
L’agopuntura, gli avevano detto, normalizza il flusso del qi, poco importa se sia questo flusso l’energia vitale del corpo, come vuole dire la parola cinese. Il cervello in questo caso veniva analizzato come un corpo a sé stante, e il Q.I. da normalizzare poteva allora essere il quoziente di intelligenza. Gli aghi diedero una scossa illuminante al suo paziente.
“L’universo è un circuito autointrecciato, e l’osservazione ne alimenta la genesi”. Questa fu la risposta che gli balenò alla mente. La trasparenza dei suoi pensieri si trasformò in una proiezione di riflessi. Il dolore scomparve. E il suo cervello smise di esistere.
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An installation by Paolo Bottarelli
Curated by Elena Agudio
91 mQ Art Project Space
In Berlin, 91 square meters (91 mQ) is plenty of space to start a dialogue. In june 2008 an alternative for the development of artistic projects was born: an independent gallery, run by artists, frequented by curators and critics and, most importantly, conceptually open. The challenge is to create debates, to never cease to be curious and to grow ideas. Landsberger Allee 54's art project space, 91 mQ, is based in an old brewery that still preserves atmospheres of the divided Berlin. It emerged from artists' ateliers and independent spaces, and on October 16th will open its first solo exhibition.
Mind ≠ Brain is a site-specific installation by the young italian artist Paolo Bottarelli, conceived with Giani and Bellantoni. A brain that leans on the universe is projected as far as the eye can see in the reflections of mirrors engraved with the first thousand numbers of Π, combined with iridescent melted plexiglass sculptures which are inscribed with the most recent mathematical formulas describing infinity. The artist, Bottarelli, works towards creating a dialogue between art and science. Following a solo exhibition Mathematical Epiphanies in the ''Basilica di Sant'Ambrogio'' of Milan last February, he presents here in Berlin a personal reflection on the mental faculties and the limits of the human brain. After watching a brain operation in the department of neurosurgery at Charité Hospital, and scrupulously investigating contemporary concepts, as well as the highest achievements of the mind, Bottarelli creates in 91 mQ his personal reflections in the form of a material stream of consciousness.
One day he took his brain and observed it. The fleshy sheath of his consciousness became a labyrinth from which he was sure to escape. He visually inspected the brain, he scientifically explored it, and he began to question it. What is the nature of my essence? Is my mind just a function of this tangle of flesh and nerves? Are perception, memory and imagination simply descending from cerebral processes? The issue, unfathomable, seemed to him not beyond the possibility of a solution. Since the birth of consciousness in ancient times, the answers appeared to be near to a final theory: if for Plato mind has an autonomous existence, for Aristotle it is only a phenomenon of the brain, and if for the Darwinism of Huxley, mind is nothing more than cerebral consciousness, for the psychoanalysts and the philosophers of the XX century the reduction of mind to brain was impossible.
He put his brain on a pedestal. It was starting to give him pain. He took a certain distance from it, and he concentrated. The atlas of anatomy helped him to map the different areas and to understand more precisely the limits of its cartography. But he was still feeling a headache; the obsession of finding a solution could not leave him.
Acupuncture, somebody had told him, normalizes the fluxus of ''qi'', the vital energy of our body. His brain was analyzed by himself as an external body in that moment, and the ''qi'' immediately became the ''IQ''. The needles gave an illuminating shake to his patient upon a pedestal.
''The universe is an auto-interlaced circuit, and observation feeds its genesis''. This was the answer that came into his mind. The transparency of his thoughts became a projection of reflections. The pain stopped. And his brain ceased to exist.
E. A.
91mQ art project space
Landsberger Allee 54 - Berlin