Galleria Stefano Forni
Bologna
p.zza Cavour, 2
051 225679 FAX 051 225679
WEB
Franco Rognoni
dal 24/10/2008 al 28/11/2008
Mart-Sab 10-12.30\16-19.30

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Galleria Stefano Forni



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Franco Rognoni



 
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24/10/2008

Franco Rognoni

Galleria Stefano Forni, Bologna

Colore e segno. In mostra una trentina di opere rappresentative del percorso artistico del pittore milanese. Immediatamente riconoscibili sono le immagini che Rognoni ha rappresentato: volti e figure, citta' e paesi, strade e giardini, cantastorie e danzatrici, attacchini, strilloni...


comunicato stampa

La galleria Stefano Forni è lieta di presentare la mostra personale di Franco Rognoni dal titolo Colore e segno che si inaugura Sabato 25 Ottobre alle ore 18. Per l’occasione saranno esposte una trentina di opere rappresentative del percorso artistico del pittore milanese scomparso nel 1999.

Franco Rognoni nasce a Milano il 20 settembre 1913 da Giuseppe e Giuseppina Carabelli in una famiglia della piccola borghesia. Giovanissimo inizia a interessarsi del disegno e della pittura e, adolescente, frequenta le scuole tecniche di tessitura e quindi la Scuola superiore d’Arte applicata del Castello Sforzesco. Il critico Raffaello Giolli è il suo primo sostenitore, un importante riferimento culturale che consente a Rognoni di aprire nuovi orizzonti. Fin dal 1934 collabora come disegnatore a importanti riviste e quotidiani mentre nel ’38 espone per la prima volta. La sua formazione è influenzata da artisti come Sironi, de Pisis, Modigliani mentre la passione per i libri lo avvicina alle soluzioni grafiche e pittoriche dell’Espressionismo tedesco. Luino, sul Lago Maggiore, lo accoglie durante la guerra e qui si concentra sulla sua produzione che si arricchisce di incisioni, illustrazioni, mantenendo così un’importante collaborazione con molti periodici e dei contatti fondamentali con gli editori e i collezionisti.

Nel primo dopoguerra torna a Milano e nel 1946 sposa Mariuccia Noè, con la quale condividerà per tutta la vita significativi interessi culturali. Nello studio di Lambrate nascono nuovi disegni e dipinti che hanno già in sé le tematiche fondamentali dell’artista. In particolare egli sviluppa un personalissimo linguaggio antiaccademico. Guido Ballo lo presenta a Milano nel 1953, in una personale che apre nuovi interessi nella critica. Quattro anni dopo la Rai gli propone un progetto di scenografo-costumista e la stessa attività viene svolta per la Piccola Scala e La Fenice di Venezia. Il pubblico e la critica apprezzano l’originalità di interpretazione degli spazi teatrali, aspetti che confluiscono nella pittura tramite l’utilizzo di una commistione tra decorazione, illustrazione, grafica e scenografia. Una contaminazione che si riflette anche nella mescolanza di ironia e dramma, con un gusto che non è azzardato definire musicale. E anche le amicizie dell’artista abbracciano soprattutto l’ambito letterario e musicale: Riccardo Malipiero, Vittorio Sereni, Piero Chiara, Dante Isella.

Gli anni Cinquanta sono contraddistinti dal legame in esclusiva con la Galleria dell’Annunciata di Milano e con le mostre organizzate in tutta Europa. Tra gli anni Settanta e Ottanta la sua attenzione si sposta sulla figura umana, vista con connotazioni critiche e scettiche, e la città, rappresentata sempre più come contesto straniante. Accanto a questa connotazione appare un aspetto sognante, legato alla memoria. Il lago, altro luogo privilegiato della sua rappresentazione e della sua esistenza che si alterna tra Milano e Luino, esalta questa dimensione pittorica che fissa dei protagonisti sospesi tra realtà e immaginazione. L’ultimo decennio, gli anni Novanta, vedono l’artista impegnato nella rappresentazione della vitalità. Ampio spazio è quindi dedicato alla cromia, in una direzione pittorica che diventa sempre più mitteleuropea, nel segno del Simbolismo e dell’Espressionismo. Di lui si sono occupati, tra gli altri, Raffaello Giolli, Guido Ballo, Dante Isella, Stefano Crespi, Fabrizio D’Amico, Sergio Torresani, Roberto Senesi, Sebastiano Grasso, Sandro Parmiggiani, Paola Artoni. L’artista è scomparso a Milano l’11 marzo 1999.


“… Immediatamente riconoscibili, apparentemente semplici, sono le immagini che Rognoni è venuto rappresentando: volti e figure, città e paesi, strade e giardini, cantastorie e danzatrici, attacchini e strilloni, nature morte di frutta e strumenti musicali, interni accoglienti scaldati dal tepore di un corpo di donna e solitari esterni nebbiosi, terrazze che si protendono nell’azzurro di un lago e Venezie accese dal tramonto. Si è sempre affidato all’essenza della pittura: colore e segno. … Nonostante il colore sia, per Rognoni, mezzo fondamentale di espressione, mai, tuttavia, egli può rinunciare al segno, a questo che è, insieme, strumento di rappresentazione della realtà e specchio dell’anima, arabesco virtuoso e slancio giocoso, abbandono e perdita di sé nel vuoto - come avviene solo in certi giochi dell’infanzia. … ”
Testo tratto da “La cognizione della vita” di Sandro Parmiggiani

Inaugurazione Sabato 25 Ottobre alle 18

Galleria Stefano Forni
P.za Cavour, 2 - Bologna.
Orari: dal Martedì al Sabato 10-12.30\16-19.30
ingresso libero

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