Galleria Margini
Massa
via Margini, 11
0585 42048, 335 306715
WEB
Luigi Biagini
dal 24/10/2008 al 28/11/2008

Segnalato da

Federica Forti




 
calendario eventi  :: 




24/10/2008

Luigi Biagini

Galleria Margini, Massa

L'artista ha lavorato site specific dando la sua interpretazione della galleria ancora vuota. Protagonista degli scatti e' l'ibrido: l'architettura vuota di uno spazio nato come ufficio ai margini del centro storico, territorio di confine che diventando galleria d'arte si riscopre come luogo e sede di scambio e dibattito.


comunicato stampa

a cura di Andrea Orlandini

“Biagini trova nella galleria vuota le immagini composte di luce, di ombre, di riflessi sul pavimento, sulle pareti, sul soffitto e fotografa l’assenza dello spazio che deve essere vissuto”... “è divertente pensare che le fotografie della galleria chiusa riempiranno la galleria aperta, che il vuoto diventerà pieno...” Andrea Orlandini

La personale del fotografo carrarese Luigi Biagini inaugura la prima stagione della galleria Margini. L’artista ha lavorato “site specific” (nel luogo e per il luogo) dando la sua interpretazione della galleria ancora vuota. Protagonista degli scatti è l’ibrido: l’architettura vuota di uno spazio nato come ufficio ai “margini” del centro storico, territorio di confine che diventando galleria d’arte si riscopre come luogo “pieno”, sede di scambio e dibattito.

Il visitatore è invitato ad interagire con la lettura dell’artista e ad offrire la sua interpretazione di attrazione o repulsione per il vuoto (amor vacui/ horror vacui).

Come rileva Dorfles nel suo ultimo libro (“Horror pleni. La (in)civiltà del rumore”, Castelvecchi, Roma, 2008), viviamo in una realtà fortemente contaminata dal “pieno”, dalla continua stimolazione visiva e uditiva che ci proviene dai messaggi pubblicitari di una società fortemente inquinata a livello acustico ed iconico ; qui abbiamo l’occasione di confrontarci con il vuoto, l’assenza, le pause, il silenzio.

Il concetto di vuoto in fisica ed in estetica spazia dalle teorie di Aristotele che lo considerava come stato di quiete in assenza di materia, fino alle teorie quantistiche moderne che dimostrano l’inesistenza del vuoto assoluto. In arte il vuoto è qualcosa che appartiene alla scrittura e alla grafica orientale come componente del segno grafico. Nel mondo artistico occidentale, dall’Horror vacui alla minimal art, il vuoto è stato piuttosto interpretato come sottrazione di materia pittorica, architettonica o scultorea.

Per Biagini il vuoto in senso assoluto non esiste; è solamente assenza di elementi riempitivi, privazione del superfluo e occasione per tornare a godere del reale. L’assenza è un'occasione in più per lasciarsi andare, “avrei bisogno di una stanza vuota”, dice Biagini, “per educare gli occhi a dare nomi nuovi alle cose”.

La luce stessa ha colori differenti e qua in galleria si muove libera da nord a sud, disegnando forme con il suo linguaggio cromatico che si declina dal bianco al celeste passando per il giallo e l’arancio. Le prospettive architettoniche formano angoli e ombre. “Io le ho fermate in fotogrammi, talvolta li ho sovraesposti ruotando un riflesso su una parete disegnata dal sole, talvolta ho esaltato i colori della temperatura della luce. L’assenza di materia che possiamo chiamare “vuoto” ci fa amare le cose minime. Togliendo tutto si recupera il “pieno” della natura, l’armonia cosmica”. Federica Forti

Vive e lavora a Carrara. Ha esposto in Italia e all’estero, ha ottenuto pubblicazioni e premi per il suo lavoro di fotografo. Ha realizzato fotografie di ritratto, paesaggio, architettura, reportage, a colori ed in bianco e nero, in analogico e in digitale. Negli ultimi anni predilige la fotografia di paesaggio in bianco e nero per la quale ha come maestro ideale il grande fotografo statunitense Ansel Adams (San Francisco, 20 febbraio 1902 – 22 aprile 1984) esponente del gruppo f/64. Di Adams utilizza il “sistema zonale” che gli garantisce la precisione dell’immagine nelle gamme cromatiche dal bianco al nero, ma anche la possibilità di esprimere la propria visione soggettiva del referente. In questi scatti per la galleria Margini ha usato tre tipi di macchine fotografiche, tutte per formati grandi: una 6x7cm, un banco ottico e una macchina digitale. Il supporto digitale gli ha permesso di enfatizzare i colori saturandoli. Ne ricava un uso della fotografia che spesso si fa pittorico a campiture nette e apre per lui una nuova stagione creativa dedicata agli interni spogli delle strutture architettoniche d’utilizzo comune.

Galleria Margini
via dei margini, 11 Massa
ingresso libero

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