La mostra documenta la 'Storia adriatica' del pittore italiano che visse gran parte della sua vita a Mostar. Da eccellente fotografo, oltre che pittore, Turci colse l'anima vera di Mostar e di altri centri della Bosnia-Erzegovina. L'esposizione con una trentina di dipinti e una intensa sequenza di disegni propone anche alcune simboliche vedute tratte dagli album personali dell'artista.
a cura di Gabriello Milantoni
Giulio Turci, scomparso giusto trent’anni fa, a Mostar era di casa. L’antica città della Bosnia Erzegovina lo vide protagonista con numerose mostre e lo celebrò riconoscendolo come componente, a tutti gli effetti, di quella comunità di artisti. Di qui la scelta del Comune di Santarcangelo di Romagna, città natale dell’artista, e della Associazione a lui intitolata, di ricordare il trentennale della scomparsa di Turci con una mostra che documentasse questa “Storia adriatica” del pittore italiano.
Il primo rapporto di Turci con l’arte e la cultura dell’altra sponda dell’Adriatico, all’epoca sotto il governo di Tito, risale al 1965. Da allora la frequentazione di Turci con Mostar fu continua. Gli artisti del luogo lo riconobbero come “fratello d’arte” e vollero ospitarlo con ogni onore anche a Pocitelj, città degli artisti e tesoro dell’Erzegovina. Sue mostre vennero presentate a Mostar, Sarajevo e Belgrado.
La pittura di Turci veniva ravvisata come il “frutto arcano di una affine storia remota”, “una storia adriatica”, appunto. “Che con stupore e commozione sia Turci sia gli artisti slavi scoprirono d’impatto essere ad entrambi comune”: una rivelazione che segnò la pittura del maestro romagnolo, connotandola di poesia, di sapori antichi, di atmosfere simboliche dall’apparente “facile” lettura.
Negli oli di questi anni è evidente il connubio, felice, tra il richiamo simbolico e trascendente proprio della cultura orientale e l’inclinazione occidentale al naturalismo.
Turci morì ben prima che la città e il territorio tanto amati venissero lacerati dalla guerra. Non ebbe il dolore di vedere nei sei mesi di continui bombardamenti del 1993 i croati distruggere gran parte della città antica e frantumare, la mattina del 9 novembre, il simbolo stesso di Mostar, lo Stari Most, il celebre ponte ad arco tra le due sponde del Narenta.
Da eccellente fotografo, oltre che pittore, Turci colse, nella sua seconda passione, quella per la fotografia appunto, molti aspetti, l’anima vera di Mostar e di altri centri della Bosnia-Erzegovina. E la mostra, con una trentina di dipinti, una intensa sequenza di disegni (quasi appunti di un viaggio negli spazi visitati ma soprattutto dentro se stesso ed i propri giocosi fantasmi), propone anche alcune simboliche vedute fotografiche tratte dagli album personali del maestro.
Quella che Turci ci tramanda è una Mostar che nemmeno la ricostruzione ha effettivamente restituito: una città d’arte e di artisti, un mondo sospeso tra realtà, quotidianità e fantasia. Che è lo stesso che si ritrova in molta sua pittura. Come tra i palloncini racchiusi nell’armadio, quasi idee trattenute in attesa di volare via animando di colore e poesia un mondo troppo monocorde.
Le tele e le immagini fotografiche di Turci sono commentate in mostra da testi letterari e poetici desunti dalle opere di autori bosniaci (da Ivo Andric a Aleksa Santic a Svetozar Corovic), a far rivivere quel milieu culturale in cui la pittura di Turci trovò linfa e confronto.
Informazioni: Istituto Musei Comunali - tel. 0541.624703
Biblioteca Comunale "A. Baldini" - tel. 0541.356299
Prenotazioni: I.A.T. – Associazione Pro Loco di Santarcangelo tel. 0541.624270 - fax 0541.622570
Inaugurazione e vernice per la Stampa sabato 1 novembre 2008 ore 18
Monte di Pietà
Via della Costa 15
Santarcangelo di Romagna
Orari della Mostra: lunedì – venerdì 15.30 - 19.30; sabato – domenica 10- 12; 15,30 – 19.30
Al mattino visite su richiesta
Ingresso libero