La mostra, che si articola su due piani su una superficie totale di 2500 mq, presenta l'artista, l'uomo e le influenze che ha esercitato sulla cultura dell'epoca attraverso una scelta di capolavori, che non si limitano alle piu' note creazioni degli anni Cinquanta, ma testimoniano l'intero svolgimento, nei decenni successivi, dell'opera di Burri e della sua straordinaria capacita' di rinnovamento. A Burri si deve l'innovativa apertura verso impiego di materiali extrapittorici la cui influenza ha caratterizzato l'arte fino ai nostri giorni. A cura di Maurizio Calvesi e Chiara Sarteanesi.
La Triennale di Milano presenta una grande retrospettiva dedicata ad Alberto Burri (1915-1995), uno dei massimi protagonisti dell’arte del XX secolo.
La mostra, a cura di Maurizio Calvesi e Chiara Sarteanesi, attraverso opere storiche e opere inedite per l’Italia altre in assoluto, presenta l’artista, l’uomo e le influenze che ha esercitato sulla cultura dell’epoca: una selezione di capolavori, che non si limitano alle più note creazioni degli anni cinquanta, ma testimoniano l’intero svolgimento, nei decenni successivi, dell’opera di Burri e della sua capacità di rinnovamento.
La Triennale di Milano continua il suo impegno nell’arte contemporanea dedicando una grande retrospettiva a un artista italiano anche in vista del Museo di Arte Contemporanea di Milano di prossima realizzazione.
È dal 1984 che Milano non vede una mostra di Alberto Burri. Nel 1989, infatti, l’artista dichiarò che non avrebbe mai più esposto a Milano in aperta polemica con l’amministrazione cittadina che aveva autorizzato la distruzione del Teatro Continuo, struttura progettata da Burri nel 1973 nel parco Sempione in occasione della XV Triennale.
Assume così un’importanza rilevante l’omaggio della Triennale, anche per la presenza del ciclo dei Neri (1986-1987), cellotex mai esposti precedentemente in nessuna sede, e del ciclo Architetture con cactus (1991) presentato al pubblico nel 1992 ad Atene e fra la fine del 1994 e l’inizio del 1995 presso l’Istituto Italiano di Cultura a Madrid, ma sconosciuto al pubblico italiano.
La mostra si articola su due piani su una superficie totale di 2500 mq.
Il percorso si snoda attraverso tutte le fasi di produzione dell’artista e ha un andamento cronologico.
A partire dal piano terra, le prime sei sale offrono un panorama della prima attività del pittore: i catrami, le muffe, i gobbi, i sacchi, i legni e i ferri e combustioni.
Questi lavori costituiscono la premessa storica alle creazioni degli ultimi vent’anni dell’artista: i Cellotex, indagati nei loro molteplici aspetti epresentati nelle successive sale del piano terra e del primo piano.
I primi Cellotex sono dipinti interamente, quelli realizzati in seguito lasciano invece intravedere il supporto che diventa parte integrante dell’opera con il colore stesso del materiale, che contribuisce in maniera determinante alla composizione pittorica.
La fase finale di questa sezione presenta cellotex con inserti di oro in foglia: risplende nelle superfici in nero opaco nella serie del Nero e Oro del 1993ed evidenzia le crepe scabre dei cretti nella serie Cretto Nero e Oro del 1994.
Al primo piano si distinguono il ciclo Architetture con cactus, composto da dieci cellotex di 2,50 x 3,50 m e il ciclo dei Neri, costituito da 10 cellotex di 1,30 x 2,50 m.
Si tratta di opere di grandi dimensioni che mettono in luce gli ultimi anni di attività di Burri, scelte in relazione ai grandi spazi della Triennale, tenendo conto della sensibilità che l’artista aveva nel concepire le proprie opere in relazione agli spazi espositivi.
A Burri si deve l’apertura radicalmente innovativa a livello internazionale verso l’impiego di materiali extrapittorici la cui influenza ha caratterizzato l’arte fino ai nostri giorni.
Il pittore non ha privilegiato nessun materiale rispetto ad altri: le caratteristiche del quadro non dipendono dalle qualità del materiale usato, ma sono da individuare nella forma e nello spazio. Anche il colore è importante per Burri che predilige i colori puri a quelli più naturalistici, fra questi il nero. L’artista lavora sui contrasti che può ottenere indifferentemente con i colori dei materiali che impiega o con opportune variazioni di superficie.
In mostra anche un altro aspetto poco conosciuto: l’attività di Burri scenografo, presentata attraverso il bozzetto per Spirituals (1963), spettacolo per il quale progetta scene e costumi, prima presenza dell’artista a Milano al Teatro alla Scala, quello per il balletto November steps (1972), prestato dal Teatro dell’opera di Roma, i bozzetti del 1975 per il Tristano e Isotta di Wagner, e la relativa documentazione fotografica della realizzazione degli spettacoli.
Viene documentata, inoltre, parte della produzione seriale dell’artista. Burri è stato un grande sperimentatore anche nell’ambito della grafica, come dimostrano i Monotex, assemblaggi di cartoncini realizzati direttamente dall’artista senza la mediazione dello stampatore.
Un’altra sezione, attraverso fotografie e video di alcuni fra i più noti fotografi e registi d’arte, offre il ritratto dell’uomo Burri: mentre crea con il fuoco e in alcuni momenti della sua vita privata e una documentazione dettagliata sui due spazi espositivi della Fondazione Burri creata dall’artista nella sua città natale: Città di Castello.
Immagine: Ferro, SP 3 1958-59 - Fondazione Palazzo Albizzini Collezion
Catalogo Skira
Press
Antonella La Seta, Responsabile Ufficio Stampa
Damiano Gulli' - Marco Martello ufficio.stampa@triennale.it tel. +39 02 72434241/205 fax +39 02 72434239
Conferenza stampa: Lunedi' 10 novembre 2008 | ore 11.30
Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 - Milano
Orario 10.30-20.30, chiuso il lunedì
Ingresso: 8/6/5 euro