Centro per l'Arte Otello Cirri
Pontedera (PI)
via della Stazione Vecchia, 6
0587 57282
WEB
Remo Bianco (1922-1988)
dal 7/11/2008 al 10/12/2008
9-13, 16-19. Chiuso: domenica mattina e 8, 25 e 26 dicembre 2008, 1, 6 gennaio 2009

Segnalato da

Silvia Guidi



approfondimenti

Remo Bianco
Lorella Giudici



 
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7/11/2008

Remo Bianco (1922-1988)

Centro per l'Arte Otello Cirri, Pontedera (PI)

L'istinto e la ragione. Si parte con i lavori informali dei primi anni '50, ai quali sono affiancati alcuni esempi di 'Impronte' e di 'Testimonianze'. Si prosegue con i 3D pittorici e scultorei e si conclude con una selezione di opere che appartengono a due delle sue ricerche piu' note: i Collage e i Tableaux dores.


comunicato stampa

a cura di Lorella Giudici

Si inaugurerà sabato 8 novembre 2008 alle ore 17,00 presso il Centro per l’Arte Otello Cirri del Comune di Pontedera, la mostra Remo Bianco (1922-1988). L’istinto e la ragione.

La poetica del frammento e la conquista dello spazio, a cura di Lorella Giudici. L’iniziativa promossa dal Comune di Pontedera e dall’Associazione culturale LIBA intende proporre, nel ventennale della scomparsa di Remo Bianco, alcune delle tante ricerche linguistiche e materiche che l’artista da grande sperimentatore quale era, ha attraversato.

A ripercorrere le tappe salienti del singolare percorso artistico di colui che tra gli anni Cinquanta e Sessanta ha partecipato attivamente alla cultura artistica milanese e italiana accanto ad artisti famosi come de Pisis, Fontana, Manzoni, Arman, Baj, Klein..

Si parte con i lavori informali dei primi anni cinquanta (nei quali Bianco include già dei frammenti materici), ai quali sono affiancati alcuni esempi di Impronte e di Testimonianze. Si prosegue con i 3D pittorici e “scultorei” e si conclude con una selezione di opere che appartengono a due delle ricerche più conosciute di Remo Bianco: i Collage e i Tableaux dorés.

E’ singolare come tutta l’opera di Remo Bianco (Milano 1922-1988) sia incentrata su due aspetti distinti, persino opposti, ma che, nonostante questo, nel suo lavoro sono riusciti a trovare una convivenza: l’istinto e la ragione.
L’istinto lo ha portato a raccogliere, collezionare e “archiviare”, sotto strati di colore o di carta o in buste di plastica, piccoli oggetti, frammenti della quotidianità più spicciola. L’istinto, e con esso il caso, lo ha portato a sgocciolare su carte e su tele fili di colore, macchie di pittura, colate di materia che si sono raddensate in grumi o in matasse aggrovigliate. La ragione, invece, lo ha spinto a dare a tutto questo ordine e rigore. Da qui il bisogno di ritagliare quelle superfici convulse in riquadri regolari e di ricomporre in una nuova pagina di racconto quelle ritrovate geometrie (Collage).

Superfici che si arricchiscono pure di sottili foglie d’oro, quelle che Raffaele Carrieri aveva definito “magiche scacchiere” (Tableaux dorés). E ancora, la ragione (velata di sottile malinconia) ha fatto nascere in lui la necessità di “archiviare” i piccoli frammenti della vita (trucioli, mozziconi, carte, pezzi di giocattoli, legnetti, fili…) in sacchetti trasparenti e li ha poi allineati come fossero i giorni di un calendario: uno struggente diario di una biografia fatta di piccole cose (Testimonianze). Il medesimo bisogno di preservare quelle minuzie della vita gli ha fatto affogare dei giocattoli nel gesso o sotterrare, sotto strati di carta bagnata e colate di gomma, futili oggetti comuni (Impronte). Per lo più sono oggetti inutili, cose trascurabili, materiali di scarto, vecchi, consunti, dimenticati, ma, come dice l’artista, “con un aspetto molto poetico” perché sono tracce raccattate qua e là lungo il cammino della vita. “Io volevo ricostruire parte della mia vita, quasi tutti questi oggetti erano miei, appartenuti a me, alla mia infanzia. Poi ho collegato questo problema agli altri, ricostruendo attraverso questi oggetti la vita dell’uomo, raccontando proprio ciò che era avvenuto attraverso l’incontro con gli altri in una giornata”.

Quell’imbustare, in un sommario e approssimativo tentativo di catalogazione; quell’imprigionare le cose tra il gesso (come blocchi di ambra bianca) e quel continuo duplicare sagome prelevate dalla vita hanno solo uno scopo o, se si preferisce, una romantica illusione: non dimenticare. Lo scopo: la memoria, quell’interminabile stratificazione di ricordi e di pensieri che si accumula in una vita. Ma a Bianco interessa non perdere nemmeno un solo secondo di questo racconto, neanche il più piccolo e insignificante brandello di materia, perché dal particolare si può arrivare al tutto e anche l’infinitamente piccolo può contenere in sé l’idea del tutto perché ne è parte generante.

La ragione, poi, lo ha aiutato a conquistare quello spazio che lo ha sempre ossessionato. Dalle prime opere tridimensionali (che lui chiama più sinteticamente 3D. E sono dei primi anni cinquanta), dove il colore (organizzato in geometrie di liciniana memoria) o il segno (tratteggi ordinati e affiancati, come nelle incisioni morandiane) sono stesi su fogli di carta o di vetro sovrapposti, ai successivi 3D, quando la pennellata è scomparsa e sono rimasti solo alcuni strati di plexiglas (ma anche legno o metallo) sagomati e sovrapposti, opere che ricordano i noti teatrini di Fontana (per altro successivi alle esperienze di Bianco).

Dai primi dipinti degli anni quaranta, fino all’ultimo ciclo dell’Arte Elementare, passando per l’Arte Nucleare, l’Arte Improntale e le Sculture Viventi, la sua ricerca si è rivelata come un continuo desiderio narrativo, un’insopprimibile urgenza di far sapere, di testimoniare, prima di tutto a se stesso e poi agli altri, ciò che avviene in ogni spicciolo di vita prima che ogni secondo vada perduto per sempre. Così, gesti insignificanti, cataloghi di cose piccole e senza valore (un mozzicone, il braccio di una bambola, la carta di un cioccolatino) grazie a Bianco acquistano una posizione primaria, ottengono l’attenzione del mondo. “La mia natura – riconosce l’artista - è una specie di negozio per le vendite al dettaglio, mi concentro piuttosto sul frammento, o per natura o per mancanza di mezzi”.

SCHEDA TECNICA
Remo Bianco (1922-1988). L’istinto e la ragione.
La poetica del frammento e la conquista dello spazio

A cura di: Lorella Giudici
Sede: Centro per l’Arte Otello Cirri – Pontedera (Pisa)
Periodo espositivo: 8 novembre 2008 - 18 gennaio 2009
Inaugurazione: 8 novembre 2008 ore 17,00
Indirizzo: Via della Stazione Vecchia, 6
Aperto: da lunedì a sabato e domenica pomeriggio
Chiuso: 8, 25 e 26 dicembre 2008, 1, 6 gennaio 2009
Orario: dalle 9.00 alle 13.00 – 16.00 alle 19.00
Ingresso. gratuito
Enti promotori: Comune di Pontedera, Associazione LIBA
Enti organizzatori: Comune di Pontedera
Informazioni: 0587/57282
Sito Web: http://www.comune.pontedera.pi.it
e-mail: silvia.guidi@comune.pontedera.pi.it
libarte@tiscali.it

Inaugurazione: 8 novembre 2008 ore 17,00

Centro per l'Arte Otello Cirri
via della Stazione Vecchia, 6 - Pontedera (PI)
Orario: dalle 9.00 alle 13.00 – 16.00 alle 19.00
Ingresso. gratuito

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