In mostra una serie di immagini dedicata ai centri commerciali e alle merci, fotografati in giro per il mondo. Il percorso dello sguardo, lo zoom fissato su un particolare, le fughe all'indietro, l'attenzione sullo spazio e sull'oggetto architettonico, raccontano luoghi pensati e realizzati per vendere.
Ogni immagine rappresenta una scelta o meglio il risultato di più scelte, un’interpretazione del visto che porta con sè anche il racconto dell’esperienza personale che il fotografo viene tracciando nell’osservare e nel fotografare i fenomeni circostanti. Le immagini qui riprodotte appartengono ad una serie dedicata ai centri commerciali e alle merci, fotografati in giro per il mondo. Il percorso dello sguardo, lo zoom fissato su un particolare, le fughe all’indietro, l’attenzione sullo spazio e sull’oggetto contenitore-architettonico ci raccontano diversi luoghi pensati e realizzati per vendere. Grandi palcoscenici per le merci di cui, dal di dentro, non si intuisce null’altro che il loro essere contenitori ridondanti di forme e colori, traboccanti di ogni genere di oggetti, tutti simili in ogni parte del mondo e tutti improntati all’estetica del consumo.
Le sequenze esplodono nelle diverse sezioni nelle quali viene frammentato il soggetto. Poi, l’insieme prevale sulla somma dei particolari di cui è costituito, prende forma, esattamente come succede durante il rapporto visivo che l’osservatore stabilisce con questi spazi: cattedrali del consumo in cui si entra guardando in alto, o in punti non ben precisati, vivendo un immediato senso di spaesamento, per poi ricostruire il “già visto”, il “già conosciuto”, il ripetitivo, il “tutto uguale”. Quest’ultimo concetto è ancora più evidente nelle Buste denominate l’incubo della merce. Imbustati, come usa fare il salumiere per gli affettati freschi, ci sono luoghi e prodotti fotografati in serie che lasciano libera interpretazione a chi osserva. L’effetto d’insieme fa riflettere sulla artificialità e sui metodi di produzione di queste merci, sul nostro rapporto con l’iper-consumismo e sulla nostra reale possibilità di scegliere.
Giovanna Vitale
Giovanna Vitale
Fotografa e designer. Si forma presso la Scuola Politecnica di design di Milano con Bruno Munari, Nino di Salvatore e Alberto Veca. Sotto la guida di quest’ultimo inizia ad usare la fotografia come linguaggio espressivo. Laurea e dottorato di ricerca in Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano. Dagli anni ’90 si occupa di grafica e prodotti multimediali, con studi rivolti ai temi relativi alle identità di marca, alle strategie dei sistemi comunicativi complessi e alla comunicazione visiva per i beni culturali. Ha progettato per imprese pubbliche e private: tra gli altri Campari, Zegna, Fonit Cetra, Ricordi, Comune e Provincia di Milano, Collabora con testate specializzate e insegna Comunicazione Visiva al Politecnico di Milano e in scuole private.
Polifemo
associazione culturale indipendente gestita da un collettivo di fotografi (Leonardo Brogioni, Italo Perna, Germano Scaperrotta, Luca Tamburlini, Marco Pea), Polifemo è una delle 16 realtà culturali ad aver vinto il concorso indetto dal Comune di Milano per l'assegnazione degli spazi della Fabbrica del Vapore, dove dal 2003 organizza iniziative e mostre fotografiche, seguendo e promuovendo il lavoro di giovani autori. Contemporaneamente opera nell'ambito della ricerca fotografica realizzando propri progetti artistici.
Inaugurazione: Lunedì 17 Novembre 2008, dalle 18.30
pol!femo
via Procaccini, 4 (Fabbrica del Vapore) - Milano
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 13 alle 19 | domenica e festivi chiuso
Ingresso libero