Giovanni Anselmo
Alighiero Boetti
Mario Ceroli
Michelangelo Pistoletto
Giuseppe Penone
Salvo
Gilberto Zorio
Pezzi unici sono accostati a multipli realizzati nel periodo a cavallo tra gli anni 60 e 70, nell'intento di evidenziare l'originalita' e la maturita' della ricerca italiana di quegli anni. In mostra sono presenti opere di: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Mario Ceroli, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Salvo, Gilberto Zorio.
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Lo scorso dicembre, nella doppia personale di Daniel Buren e Douglas Huebler, la Galleria 1000eventi ha indagato la scena artistica internazionale maturata nel 1967-1968 all’interno di un clima comune ad americani ed europei. Con la nuova mostra, l’attenzione si concentra sull’esito che tale ricerca produsse in Italia in quegli stessi anni.
Da Anselmo a Zorio, presentiamo una selezione di opere di alcune tra le figure più rappresentative dell’Arte Povera. Pezzi unici sono accostati a multipli realizzati nel periodo a cavallo tra gli anni 60 e 70, nell’intento di evidenziare l’originalità e la maturità della ricerca italiana di quegli anni, per nulla succube degli Stati Uniti, pur nella traccia di un comune linguaggio. Fin da subito il movimento dell’Arte Povera si propone con una forte connotazione sociale e politica: la riproducibilità acquista dignità (si pensi a Warhol), conferisce diritto all’arte ai multipli e contribuisce a migliorare la qualità della vita, anche attraverso l’uso di materiali e linguaggi facilmente comprensibili a tutti perché residenti nel bagaglio culturale e nella memoria visiva di ognuno.
L’articolo Arte povera: Note per una guerriglia, comparso a firma di Germano Celant su Flashart nel dicembre del 1967, definisce insieme al famoso Manifesto le linee programmatiche della corrente: un’arte fondata sul libero progettare dell’uomo e un nuovo atteggiamento per riacquistare il dominio della realtà debellando il marchio impresso dalla società sul polso dell’artista, che da sfruttato si trasforma in guerrigliero.
La ricerca che ne scaturisce è quindi programmaticamente varia e poliforme, apparentemente contraddittoria e continuamente spiazzante, opposta a ogni schema formalizzante e a ogni aspettativa codificata, ironicamente poetica, percorsa da un sistema di energie vitali continuamente in espansione.
Il fulcro è il lavoro dell’artista, che con tutto il suo potenziale creativo interagisce con gli oggetti e le forze naturali e sociali creando con le sue opere nuclei attivi di energia indagata nelle sue forme più diverse. L’uso di acidi, composti chimici, resistenze elettriche incandescenti aggrediscono lo spettatore e lo sottopongono a sollecitazioni sensoriali talora violente e comunque mai neutre. Alla povertà dei materiali si accosta l’elevata attenzione alla qualità formale delle installazioni, che definiscono nuovi archetipi spaziali divenendo metafora della condizione umana.
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In the tandem show held in December of works by Daniel Buren and Douglas Huebler, Galleria 1000eventi investigated the international art scene that developed in 1967-68 in response to an attitude shared by both Americans and Europeans. In this new exhibition the focus shifts to the results that research produced in Italy during the same period.
From Anselmo to Zorio, the show contains a selection of works by some of the most representative exponents of Arte Povera. One-offs are combined with multiples made in the 1960s and 1970s, for an overview of the originality and maturity of Italian research in those years, by no means enthralled by American influences, in spite of certain shared linguistic factors. Right from the start the Arte Povera movement had strong social and political overtones: reproducibility attained dignity (here Warhol comes to mind), sanctioning multiples as art and contributing to bring art to a wider audience, also through the use of easily comprehensible materials and languages that belonged to the cultural background and visual memory of everyone.
The article Arte Povera: Notes for a Guerilla War by Germano Celant was published in Flash Art in December 1967, and together with the famous Manifesto it defined the programmatic lines of the movement: an art based on free design on the part of human beings, a new approach to take back control of reality, erasing society’s branding of the artist, who would be transformed from an exploited party into a warrior. The research that emerged was therefore varied, with different, apparently contradictory but always surprising forms, challenging all formalizing schemes, all encoded expectations. It is ironically poetic and crossed by a continuously expanding system of vital energies.
The fulcrum is the work of the artist, who with all his creative potential interacts with objects and with natural and social forces, creating active nuclei of energy probed in its most diverse forms through his works. The use of acids, chemical compounds, electric incandescent resistors bombarded viewers with sensory stimuli that could at times be violent, and in any case were never neutral. The humble materials were combined with great attention to the formal quality of the installation, developing new spatial archetypes as metaphors of the human condition.
Immagine: Giovanni Anselmo
Opening 20/11/08
1000 Eventi
via Porro Lambertenghi, 3 - Milano
Orari: mart-sab 14-19
Ingresso libero