Nowhere Gallery (vecchia sede)
Milano
via della Moscova, 15
02 6552822
WEB
Beatrice Caracciolo
dal 19/11/2008 al 23/1/2009
mart-sab 10.30-13.30 e 15.30-19.30

Segnalato da

Nowhere Gallery




 
calendario eventi  :: 




19/11/2008

Beatrice Caracciolo

Nowhere Gallery (vecchia sede), Milano

Cercare nella Terra. "La figurazione dissimulata dispiega effetti d'ordine prodotti dal caos insieme ad un'astratta e spontanea germinazione di segni: una sorta di compromesso tra l'incontenibile ed il discreto." (Simone Frangi).


comunicato stampa

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Chaosmos
Sottili movimenti di superficie ed una fitta complessità nell’equilibrio delle linee. La figurazione dissimulata di Beatrice Caracciolo dispiega effetti d’ordine prodotti dal caos insieme ad un’astratta e spontanea germinazione di segni: una sorta di compromesso tra l’incontenibile ed il discreto. Le compagini grafiche si organizzano in strutture ritmiche e geroglifiche, mosse internamente dalla dialettica tra un’apparente energia centrifuga ed un moto centripeto ed attrattivo: le curvature variabili, le pieghe e le inflessioni del tratto descrivono una forma attiva, deambulante, che si svaga nel suo continuo sviluppo e che stempera la sua natura temporale srotolandosi. I tracciati grafici non chiudono forme compiute e non segnano contorni: la composizione rimane disorganica, in preda ad una perenne mobilità, dichiarando il significato energetico della linea, che genera da un punto e prolifera, definendo uno spazio primordiale. Mai un istante di stasi, nemmeno temporanea. Tra le linee di forza delle cose, tracciati intenzionali, decorsi, l’astrazione di Caracciolo non smaterializza, ma porta in luce lo scheletro del visibile, cercando di afferrare gli oggetti alla radice, in un’estrema purezza espressiva.

Le visioni paesaggistiche, dalla fisionomia mistificata, si dilatano oltre il loro fenomeno fino a scoprire le loro forze formanti, quel serpeggiamento leonardesco che definisce il principio generatore delle cose. Moderno è anche il sapore di incompiutezza delle incisioni, un non finito che svela il sotterraneo articolarsi di visioni occulte: la natura naturans, ancora aggrovigliata nei suoi atti potenziali, che cerca di articolarsi nella ramificazione di segni-oggetto.

L’inafferrabilità logica delle linee e dei tratti è amplificata dalla polifonia compositiva delle figure, ritratte insieme al loro trasformarsi e ad una Gestaltung labirintica. L’operazione artistica di Caracciolo sembra corrispondere ad una produzione rammemorante - che attinge a dei primordi a-storici e che compone ricordando - dove le figure sono come un’insorgenza, una pastosa emersione. Le gravures, come gli acquerelli, creano delle irregolarità riferendosi al regolare, secondo un metodo dell’anomalia che accentua alcuni elementi e ne omette altri: proiezioni “fuori norma” e misure incongruenti gettano il paesaggio in uno stato intermedio di libertà dinamica. Mentre noi guardiamo come da punto di vista vagante, che raccoglie e condensa oggetti in una profondità non prospettica, cinetica e temporale.

La totalità paesaggistica non è svelata istantaneamente, ma continua ad essere differita e deviata su un vuoto diffuso, magnetico. Superato quell’iniziale loop di leggibilità, ad uno sguardo insistito, gli scorci di Caracciolo sembrano aggrovigliarsi attorno a dei punti di forza e perdere silenziosamente, con discrezione, il loro referente concreto, trasformandosi in segni puri. Le incisioni riescono a “scrivere” il paesaggio, giocando sull’identità calligrafica di scrittura ed immagine: le forme sono alluse, evocate, con pochi temi grafici ripetuti, che si confondono con le nervature strutturanti della carta. Il sistema di tracce depositato sulle superfici si scopre come un alfabeto segnico, un irraggiamento che regola le energie.

E la tradizionale “natura morta” ritorna ad apparire con tutta l’evidenza vibrante di un evento.
L’opera di Caracciolo è teoria che riflette sul suo linguaggio, attraverso un pensiero per immagini, concreto ed operativo. La linea nomade evade la geometricità alla ricerca di una fluida disciplina per il divenire: per mettere ordine al movimento e non contemplare la quiete. Un fluire costante, come l’elemento marino, è la vera quantità della linea, la sua dimensione di respiro, mentre l’immagine che essa descrive è transiente ed insieme ancorata ad una bellezza austera, tracciata da pochi segni sequestrati in un telaio informale. La creazione in forma di fenditura, di cicatrice disseccata, e l’incisività del gesto grafico, carico di virtus scultorea, che graffia rabbiosamente la matière savante, rivelano un approccio clinico e febbrile al lavoro. I fasci di linee improvvisative si raggrumano in accidentali rassomiglianze che la disciplinata riduzione del tutto a pochi tratti aveva previsto in un miracolo di voyance. Lo spazio primordiale dell’informe si rivela ritmato da una demarcazione scattosa e nervosa, alternata ad un incedere incerto e fluttuante. Con uno sguardo alla pittura aniconica orientale, la grafia delle gravures di Caracciolo sembra rispondere, rapsodicamente, alla necessità di uno svuotamento lirico ed introdurre alla rêverie di un mondo disabitato ma ossessivamente fibrillante.
Simone Frangi

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CHAOSMOS

Subtle surface movements and a dense complexity in the balance of lines. Beatrice Caracciolo’s concealed representation reveals an ordered effect produced by chaos together with an abstract, spontaneous germination of signs: a kind of compromise between the uncontrollable and the discreet. The graphic components are organized into rhythmic structures, interior dialectic movements between two forces that appear to be at once centrifugal and centripetal: variable curvatures, folds and inflexions of the strokes describe an active, mobile shape that divert in a constant development, and soften its temporal nature. The graphic traces don’t close off into completed shapes, nor do they serve as outlines: the composition remains unstructured, victim of an eternal mobility, a declaration of the energy contained in a line—starting from one specific point and multiplying into a primordial space. There is never a moment of stasis, not even a fleeting one. Between the lines’ strength—intentional and decorous strokes—Caracciolo’s abstractions never dematerialize but rather shed light on the skeleton of the visible and seek to grasp objects at their very roots, in an extreme expressive purity.

The deceptive visions of landscapes extend beyond their phenomena in the scope of uncovering their formative strengths, a Leonardo-style of meandering that defines the generative principle of all things. The incompleteness of her incisions give them a modern flavor—something unfinished that reveals the underground articulated into occult visions: the natura naturans (nature natured) still tangled up in its potential acts, seeking to express itself in the ramifications of its object-signs.

The totality of her landscape painting is not revealed right away, but continues to be recorded and deviated to a diffused, magnetic void. Once the initial loop of legibility is surpassed by the insistent gaze, Caracciolo’s glimpses seem to tangle themselves around a strong center and silently loose their concrete references, transforming into pure signs. The incisions manage to “write” the landscape, playing on the calligraphic identity of words and images: the shapes are evoked with a few repeated graphic themes, that get confused with the structural vein of the paper. The traces deposited on the surface are revealed to be an alphabet of signs, an irradiation that regulates energy, And the traditional “still life” once again vibrates with the evidence of a past event.

Carocciolo’s work is theory that reflects on its language, through a concrete, effective thought to image. The nomadic line evades the geometric nature of its search for a fluid discipline, choosing not to contemplate the calm but rather instills order to movement. A constant flow, like a marine element, is the true quantity of the line, its dimension of respite, while the image it depicts is anchored in an austere beauty, traced by few signs sequestered in an informal frame. Creating the shape of a fissure or a withered scar, and the incisiveness of the graphic gesture charged with sculptural virtue, reveals a clinical and feverish approach to her art. With a glance at the Oriental aniconic pictorial tradition, Caracciolo’s work seems to give a rhapsodic answer to the need for a lyric emptying and the introduction of a reverie to an uninhabited but obsessively erratic world.

Nowhere Gallery
via della Moscova, 15 - Milano
Orario: mart-sab 10.30-13.30 e 15.30-19.30
Ingresso libero

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