Last Work. 17 opere dell'artista torinese: negli ultimi lavori emerge un'interessante simbiosi tra pittura e scrittura, che si esprime sia attraverso la scelta di simboli cromatici, sia attraverso l'uso del collage.
Venerdì 21 novembre 2008 alle ore 18.30, presso l'Hotel “Bernini Palace” di Firenze, si terrà l'inaugurazione della mostra personale di Ciro Palumbo “Last Work”.
In esposizione, fino al 31 dicembre 2008, 17 opere dell'artista torinese (fondatore dell'atelier d'arte “Bottega Indaco”) che ci condurranno a perlustrare i territori magici e seducenti del sogno, tema particolarmente amato da Palumbo, presente in tutto il suo percorso pittorico.
Negli ultimi lavori vediamo emergere un'interessante simbiosi tra pittura e scrittura, che si esprime sia concettualmente, attraverso la scelta di simboli cromatici, figurativi e allegorici, sia tecnicamente, attraverso l'uso di collage sulla tela di pagine di libri antichi (testi omerici) e di particolari trattamenti del colore.
E la parola scritta ben si intreccia con la poetica di Palumbo, da sempre affabulatore di sogni, storie, miti e leggende.
La parola, quindi, come simbolo universale, come emblema di comunicazione e metacomunicazione, come significante e significato.
In queste opere la parola è un arcano scrigno che racchiude infinite immagini; diventa l'ordito su cui viene tessuto, impastato e manipolato il colore, la “musa” ispiratrice di sogni reconditi, narrazioni ammalianti e fantasie sfavillanti.
La parola è un porto da cui partire per intrepide traversate di oceani temerari e iniziatici viaggi in terre inesplorate. Ma è anche un porto a cui attraccare per ritrovare un focolare, un mondo conosciuto, qualche sfilacciata eppur tenace radice. Nei quadri di Palmbo sono spesso presenti archetipi classici che incarnano l'essere umano “universale” e la sua perfezione e bellezza. Ma qui il mito viene reinventato: è più giocoso, più evanescente, dinamico e imprevedibile, quasi un giullare sospeso tra il cielo e la terra, un angelo che sussurra rocambolesche fiabe tra le pieghe liquide di un mare sconfinato. Un mito che diviene ancora più “sur-reale” e “meta-fisico”, che si spinge, quindi, oltre la realtà, per capirla e carpirla, ma, soprattutto, per raccontarla.
All' “Ulisse-spettatore” lasciamo, dunque, la magia, la sorpresa e la curiosità di intraprendere questo affascinante viaggio alla scoperta della propria odissea.
Hotel Bernini Palace
Piazza San Firenze, 29 - Firenze