Alle ore 17.00 inaugurazione delle mostre di Giuliana Tropea, Romano Ragazzi e Arturo Martinez. Il lavoro di Romano Ragazzi e Arturo Martinez si svolge su piani differenti e per molti versi antitetici. Dove Ragazzi appare istintivo, gestuale, d'impeto e di stomaco, Martinez e' invece controllato, rigoroso, architettonicamente solido e impeccabile. (A. Riva). Con gesti resi più ampi dall'ingrandire delle superfici, Giuliana Tropea muove ancora i suoi ibridi materiali: pastelli, vernice, carta; e ancora muove il suo pensiero, il senso della distanza dal reale che le sta di fronte. (G. Terrone).
Sabato 2 marzo 2002 ore 17.00 inaugurazione
"VESTIZIONI DI SEGNI"
di GIULIANA TROPEA
testo di Giorgio Terrone
aperta fino al 20 marzo 2002
Con gesti resi più ampi dall'ingrandire delle superfici, Giuliana Tropea muove ancora i suoi ibridi materiali: pastelli, vernice, carta; e ancora muove il suo pensiero, il senso della distanza dal reale che le sta di fronte. E' un reale che affiora da sbiadite fotocopie, da incerte disposizioni di segni. Si direbbero segni pronti a subire l'irrompere di gesti e materiali più forti; così il tratto a pastello dell'autrice; un pastello a olio (denso di vernice) di grande effetto cromatico.
Un percorso pittorico già compiuto da lei in passato, su superfici ridotte, con soggetti più limitati (l'ambiente, la figura), in cui a risaltare era il momento dell'analisi, la costruzione di uno spazio d'uso; e non era ancora resa evidente la dialettica che avvicinava la gestualità del segno "dipinto" alla fissità di quello riprodotto del mezzo meccanico. L'ampia superficie delle opere odierne predispone invece alla piena visibilità di quel rapporto.
E affascina l'esplosione del colore, l'irruenza con cui occupa le superfici, si insinua nelle pieghe di quel reale che già le abitava con le sue flebili tracce: una solenne vestizione di segni. Ma non meno affascinante (e ricco, in più, di una metalinguistica riflessione sul segno, sulla sua consistenza, sul suo costituirsi) è quel reale volutamente labile, come pronto a sparire, e poi sparito, ricoperto; vivo solo di qualche traccia che emerge dal duro impasto di materiali e gesti, nel gesto attento che lo sottrae a quella vestizione.
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Sabato 2 marzo 2002 ore 17.00 inaugurazione
"PITTURASCULTURA"
di ROMANO RAGAZZI e ARTURO MARTINEZ
testo di Alessandro Riva
aperta fino al 20 marzo 2002
Il lavoro di Romano Ragazzi e Arturo Martinez si svolge su piani differenti e per molti versi antitetici. Dove Ragazzi appare istintivo, gestuale, d'impeto e di stomaco, Martinez è invece controllato, rigoroso, architettonicamente solido e impeccabile.
Eppure, è proprio da questa strana geometria degli opposti, da questa concatenazione di diverse attitudini e linguaggi differenti, presenti indifferentemente nel lavoro dell'uno e in quello dell'altro, che nasce la complicità naturale e spontanea tra i due.
Quello di Ragazzi è infatti un lavoro solo apparentemente di istinto: la mano solida del grafico, che (pre)vede in anticipo la gabbia del quadro e non sgarra d'una virgola dalle giustezze della composizione pittorica, porta l'artista a costruire un lavoro che unisce in sé passione e controllo, istinto e ragione. Anche l'alternarsi e il sovrapporsi solo apparentemente caotico di linguaggi "freddi" e "caldi" - la fotografia di origine mediale, la fotocopia, gli inchiostri, la matita, le vernici - testimonia la volontà di giocare sempre sul piano dell'ambiguità , del non detto, dello scarto semantico e metodologico, dove ogni cosa appare diversa da quello che era (o che appariva) in partenza, sorprendendo e attirando lo spettatore come in una trappola ben architettata.
Allo stesso modo, Martinez ha in sé il rigore e la metodicità dell'architetto o del designer, eterno costruttore di strutture labirintiche dal forte valore metaforico. Ma d'altra parte conserva anche, ben radicato nel proprio lavoro e nel proprio dna, la giocosità e la scanzonata libertà del giocoliere, del clown, del divertito e irriverente guastatore d'arte, che unisce in sé arte alta, applicata e cultura popolare (da cui i continui riferimenti alla favola collodiana), che gioca coi colori forti o poco "esteticamente corretti", che si diverte a prendere per il naso lo spettatore con l'intrico di elementi ad incastro tanto inutili quanto complessi e del tutto inestricabili.
orario di apertura:
da martedì a sabato ore 16.30 - 19.00
chiuso sabato e festivo
SATURA Associazione Culturale
Piazza Stella 5/1, 16123 Genova.
Tel/Fax: 010.246.82.84 // 010.604.66.52