Galleria L'Attico - Fabio Sargentini
Vasco Bendini
Giancarlo Limoni
Matteo Montani
Paolo Picozza
Antonio Sanfilippo
Marco Tirelli
Vasco Bendini nella sua lunga carriera ha sperimentato linguaggi diversi, ma e' la stagione dell'Informale la sua piu' felice. Antonio Sanfilippo espone il dipinto "Estensione 3" dal segno vibratile e creaturale, mentre la materia abbonda nelle opere di Giancarlo Limoni improntate a una visione floreale. Marco Tirelli mostra una sfera bianca in campo nero, metafisica e tridimensionale; i piu' giovani Matteo Montani e Paolo Picozza, tutti e due portati per il paesaggio, si collocano agli antipodi: "Montani e' cielo, Picozza e' terra" F. Sargentini.
Mia figlia Fabiana m’incontra per le scale e mi apostrofa: “Parli da solo?”. “Sto
parlando con mio padre” le rispondo. È vero che parlavo con lui a voce alta, come
faccio ogni tanto da quando non c’è più. Gli dicevo: “Hai visto, espongo il tuo
Bendini, sei contento?”
Nella prossima mostra a L’Attico, dal titolo Falsi Astratti, in effetti compaiono due
quadri del 1958 di Vasco Bendini, artista legato a mio padre Bruno da un rapporto
umano e artistico durato trent’ anni. Vasco, irrequieto, nella sua lunga carriera ha
sperimentato linguaggi diversi, ma è la stagione dell’Informale, a cui appartengono i
due quadri suddetti, la sua più felice. Il 1958, poi, è il suo anno di grazia. Vasco
tesse con la pittura giorno dopo giorno, mese dopo mese, un sofferto diario
personale: tele come pagine. Sul retro dei quadri compaiono eloquenti i titoli: Larva,
Reliquia. La sintesi miracolosa di Fautrier e Wols raggiunge in quell’ anno il suo
apice. L’Otage del maestro francese da carne si fa cenere. Mentre il tourbillon di
vento che la sospende in aria prima che si disperda per sempre sul Gange è frutto
dell’ alta lezione spirituale del maestro tedesco.
Un altro artista introverso di quel periodo, Antonio Sanfilippo, espone accanto a
Bendini. Anche se lo conoscevo solo di vista, l’ho sempre stimato. Lo vedevo
camminare per le vie del centro storico rasente i muri, a testa bassa, rimuginante i
suoi pensieri. Che individuo torturato, pensavo. E questo quadro in mostra,
Estensione 3, che ha una sua lirica leggerezza, lo leggo anche come la trasposizione
di un viluppo interiore. A volte ci vedo un alveare, altre un nugolo di storni che
annerisce il cielo. In Sanfilippo il segno di Capogrossi perde la sua connotazione di
astratto geroglifico per diventare vibratile, creaturale, come un insetto appunto,
un’ape, una nota musicale.
Giancarlo Limoni ha anche lui radici informali, la materia abbonda nelle sue opere
improntate a una visione floreale, da stagno appartato, luogo immemore colmo di
ninfee. Nel dittico esposto, Luce gialla n°1 e Luce gialla n°2, la sua composizione
preferita, fatta di opulenti petali galleggianti in primo piano, lascia spazio nel centro
del quadro a una zona franca, liscia, come un anelito di prospettiva nell’orgia di
materia.
Marco Tirelli espone una sfera bianca in campo nero che a me, e forse non solo a
me, evoca un pianeta. La luna? La parte in ombra inferiore del disco, come
un’eclisse in atto, farebbe pensare di sì, che è lei. Qui Marco cala l’asso del trompel’oeil
sopraffino, sfumato, che induce in chi guarda l’illusione della terza dimensione.
Questo pianeta, luna o non luna, sfonda la tela e ci viene incontro come un
meteorite. La metafisica suprematista di Tirelli ha sempre un risvolto inquietante.
Ed ecco l’ultimo binomio di questa collettiva Falsi Astratti, i più giovani del lotto,
Matteo Montani e Paolo Picozza. Tutti e due portati per il paesaggio, tuttavia si
collocano agli antipodi. Fondamentalmente Montani è cielo, Picozza è terra. Nel
primo prevale la tersità del blu, nel secondo l’opacità del bitume. Matteo qui ci
propone due dipinti: uno è palesemente una nuvola, che fa a gara con la palla di
Tirelli per il suo effetto tridimensionale; l’altro è un boschetto celestiale. Dal canto
suo Paolo scava nella crosta terrestre della sua pittura un gorgo, una voragine
circolare che conferisce a tutto il quadro una tensione tellurica. La vagina aperta
della terra pronta ad essere fecondata da un dio?
Verrà il tempo in cui mio nipote Flaviano sorprenderà per le scale la madre che parla
da sola a voce alta. Lei gli dirà: “Sto parlando con tuo nonno dei pittori che più ha
amato”.
Fabio Sargentini
Opere in mostra: Vasco Bendini: Larva, 1958, olio su tela, cm 140x100, Reliquia, 1958, olio su tela, cm 140x100; Giancarlo Limoni: Luce gialla1, 2008, olio su tela, cm 140x120; Luce gialla2, 2008, olio su tela, cm 140x120; Matteo Montani: GIORNO, 2008, olio su carta abrasiva su tela, cm 151x95,5; Nascere, 2008, olio su carta abrasiva su tela, cm 151x95,5; Paolo Picozza: L’origine del golpe, 2008, smalto e bitume su tela, cm 200x200; Antonio Sanfilippo: Estensione3, 1962, tempera su tela, cm 130x195; Marco Tirelli: Senza titolo, 2008, tecnica mista su tela, cm 200x150
Immagine: Vasco Bendini, 1966 (dal catalogo della personale dell’artista alla Galleria L’Attico)
Inaugurazione: sabato 22 novembre 2008 ore 19.
Galleria L'Attico - Fabio Sargentini
via Del Paradiso 41 - 00186 Roma
Lunedì - Sabato ore 17-20