Massimo Sottili 'Cherchez la femme': la mostra presenta una quindicina di opere di grandi dimensioni di elegante sapore neoclassico che ricordano in qualche modo il David de 'La morte di Marat'. 'In Liberty': la pittura di Bruno Moretti Sanlorano si distingue da sempre per la forza e l'efficacia espressionista di una figurazione che reinventa la tradizione senza cadere nell'anacronismo.
Mercoledì 26 novembre alle ore 18:30, si inaugura alla galleria Zamenhof, in via Zamenhof 11, Milano, la mostra personale dell’artista Massimo Sottili a cura di Davide Corsetti intitolata “Cherchez la femme”. La mostra continuerà sino al 14 dicembre e sarà visitabile negli orari di apertura della galleria (dal mer. alla dom. dalle ore 15 alle 19).
''La mostra presenta una quindicina di opere di grandi dimensioni di elegante sapore neoclassico che ricorda in qualche modo il David de “la morte di Marat” e del ritratto di “Madame Récamier”. Attraverso i suoi lavori, Sottili ci invita a seguirlo in una sorta di personale ''Odissea Pop'' alla ricerca della pura ed ideale estetica della femminilità, indagando quel mondo sensuale e misterioso morbidamente impresso sulle labbra, sulla pelle e nello sguardo di ogni donna.
È questo infatti il soggetto: “cherchez la femme” ovvero “cerca la donna”. “Cercare” e non “trovare”, poiché quella di Sottili è la ricerca della “donna ideale”. Questa idealizzazione tuttavia non è solamente un’elegia della bellezza fisica, ma un tentativo di cogliere la pura estetica della femminilità. Questo è suggerito anche nel metodo di lavoro di Sottili. Egli infatti, scegliendo i soggetti delle sue opere tra le foto pubblicitarie delle riviste - solitamente modelle sconosciute, utilizzate come “mezzi” per vendere un prodotto - e ponendole in un nuovo, indefinito e dedicato spazio, simile ad una sorta di “iperuranio pittorico” entro il quale nulla disturba, contamina o mette in secondo piano la loro natura di donne, compie un atto di recupero e rivalutazione, eleggendo ognuna di esse al ruolo di protagonista in quanto “emanazione reale” della “donna ideale”. Operazione vagamente “pop”, che ricorda artisti come Warhol e LaChapelle, dai quali Sottili è stato indubbiamente influenzato.
Lo sguardo di Massimo Sottili quindi è proteso, come dicevo, alla rivalutazione dell’elemento donna, il cui ruolo seduttivo, profondamente legato all’eros ed al mistero della vita, forse oggi è stato eccessivamente asservito al ruolo di “strumento” utile ad altri scopi. Ma oltre alla rivalutazione c’è la ricerca. L’inseguimento dell’archetipo platonico di femminilità frammentato nella creazione, presente e purtuttavia nascosto in ogni donna reale. Ed è appunto questo, a mio parere, che rende l’anelito alla ricerca di quello sfuggente ideale di femminilità dovuto, seppur in qualche modo vano. Poiché è tensione ad esplorare quel mistero che ci affascina e ci seduce, che ci coinvolge e ci uccide, che ci rende genitori e figli. Che siamo uomini o donne non è importante poiché questo mistero della vita che porta con sé rende la donna un mistero anche per sé stessa. E così, è inevitabile che il nostro cercare, trovando i frammenti dell’ideale nella realtà e di realtà nell’ideale, non possa essere che una ricerca al contempo finita ed infinita, sfuggente e fruttuosa, illusoria ed allo stesso modo, profondamente reale.''
Davide Corsetti
-----------------------
Bruno Moretti Sanlorano 'In Liberty'
Mercoledì 26 novembre 2008, alle ore 18:30, - nella ''Sala Fontana'' della galleria
Zamenhof, in via Zamenhof 11, a Milano, si inaugura la mostra personale di Bruno Moretti Sanlorano
''In Liberty'', a cura di Virgilio Patarini;
L'esposizione durerà sino al 14 dicembre 2008, e sarà visitabile negli orari di apertura della galleria-
''La pittura di Bruno Moretti Sanlorano si distingue da sempre per la forza e l’efficacia espressionista di una figurazione capace di reinventare la tradizione senza cadere nell’anacronismo. La sua pennellata e’ corposa, decisa, a tratti guizzante: non indugia nell’anedottico, non descrive il particolare con minuzia icastica; punta piuttosto al bersaglio grosso, cercando di cogliere, con adesione emotiva, l’essenza di cio’ che ritrae, in un vortice di luce, forme, colori. Egli e’ pittore nel senso piu’ antico ed autentico del termine. I suoi riferimenti espliciti sono, tra i tanti, giganti come Van Gogh, Rubens, e, in queste nuove opere, Monet. Ora con questa ultima serie di quadri egli sfida se stesso e la sua pittura, ponendosi un obiettivo a dir poco audace: col suo stile “corposo”, col suo gesto pittorico “libero”, rapido e drammatico raffigurare le volute leggere, leziose e arzigogolate del Liberty architettonico.
E ci riesce proprio grazie ad un sapiente recupero della lezione dei tre maestri succitati: con la pastosita’ contorta di una pennellata alla Van Gogh rievoca i rilievi delle decorazioni, con affastellamenti improvvisi e barocchi di guizzi cromatici alla Rubens racconta per accenni la tipica ridondanza dello stile in questione, ed infine con vibrazioni di luce che molto devono agli studi di Monet egli anima le facciate di questi edifici che trascolorano sotto i nostri occhi.
E in questi tempi in cui video, installazioni e performances impazzano nel panorama dell’arte contemporanea egli viene a dirci che la pittura pittura non e’ morta: si puo’ ancora fare. Ci si puo’ ancora credere. A patto di avere cuore e mano.''
Virgilio Patarini
Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 - Milano
Orario: dal mer. alla dom. dalle ore 15 alle 19
Ingresso libero