Opere dal 1988 al 2008. La sua pittura, fortemente espressiva e incisiva, scava nello sguardo dell'esistenza umana alla ricerca di un'ancestralita' che e' fonte di conoscenza e di curiosita'.
Se consideriamo le opere di Tiberio Gracco singolarmente, o tenendo conto solo della produzione di un determinato periodo, potrà facilmente sfuggirci il senso più ampio nel quale vanno collocate. Ecco, quindi, la ragione d’essere di questa mostra antologica. Analizzando ogni opera nel contesto di un’attività ventennale, riusciremo a cogliere il quadro d’insieme, il “racconto” di una storia altrimenti inedita, una particolare visione della vita nel suo continuo divenire, dalle origini ai nostri giorni.
In principio la materia era informe, priva di ogni senso, fino al giorno in cui l’Idea se ne appropriò, donandole forma e direzione. Questo impasto primigenio, semplice di colori primari, essenziale nella geometricità delle forme, diede origine all’“essere”. Cosa fosse, uomo, donna, o alieno, non importa. Questo “essere”, formato dalla materia informe, dall’“uovo”, che a sua volta era stato generato dall’Idea, cominciò, insieme alla sua “compagna”, a progettare e produrre altri “esseri”, finché tutto l’universo si riempì di forme e colori.
In quest’ottica, la bidimensionalità o la terza dimensione nelle opere di Tiberio Gracco non sono altro che modi diversi di rappresentare una medesima realtà, in cui ogni forma è passiva e attiva, prodotto di un’idea, ma al contempo essa stessa in grado di generare altre idee, altre forme, con le quali entrare in rapporto. Presto la “compagna” diventa il centro dell’attenzione di tutte le altre forme, “uomo” compreso. È lei, con la sua seducente libertà, ad essere l’oggetto del desiderio di chi l’osserva e di quelli che ad essa aspirano.
Ma un giorno l’incanto si rompe. L’arcobaleno dei colori originali si frantuma in una miriade di tinte diverse, e tutto si complica. L’armonia dell’universo, basata sul rapporto di sostanziale parità tra le varie componenti, in cui ogni cosa era prodotta e produceva in perfetto equilibrio, svanisce, soppiantata dalla legge del più forte. L’“altra” non è più “compagna” dell’”essere”, a lui simile, ma sua rivale, antagonista, che tutto pretende ma niente più dona. È così che l’“uomo” finisce “ritagliato” e “appeso” a testa in giù, trattato proprio come un burattino, completamente schiacciato dallo strapotere della “donna”.
L’“essere” sente, dunque, impellente il bisogno di riappropriarsi della libertà sottratta. L’“altra” avverte l’esigenza di ri-divenire “compagna”, di rinascere in tutta la sua genuina bellezza, di rigenerarsi attingendo dalle origini comuni, per diventare di nuovo “simile” all’“essere”. Si torna all’armonia anzitempo perduta dei colori primari e a un contatto “vero” con la materia primordiale. Le forze che per lungo tempo erano straripate devono essere trattenute, riportate nel loro sentiero naturale.
Questo l’epilogo di una storia millenaria, che non è avvertito come mera speranza o pia illusione, piuttosto come una necessità fondamentale dell’ordine universale. Questo il tema dominante della mostra, questa l’Idea di Tiberio Gracco che ha generato, tra dipinti, grafiche e sculture, le forme infinite della sua produzione artistica negli scorsi vent’anni. (Plinio Caio Gracco)
LE VERITA’ DELLA VITA E L’INTENSITA’ DELL’ESISTENZA NELLA PITTURA DI TIBERIO GRACCO
Testo critico di Gerardo Pecci
L’uomo. La vita. Il mistero dell’esistenza e il senso dell’arte: sono queste le coordinate entro cui s’inserisce la produzione artistica, pittorica, di Tiberio Gracco. La sua pittura, corposa, “materica”, fortemente espressiva e incisiva, scava nello sguardo dell’esistenza umana alla ricerca di un’ancestralità che è fonte di conoscenza e di curiosità, di emozioni e sensazioni forti. I colori puri, pieni, corposi, sottolineano la forza del vivere, un mondo colorato primordiale da cui partono, e ripartono, le riflessioni sul nostro vivere quotidiano: è un’Io creativo, originario e originale, uno sguardo curioso, acuto e penetrante, che osserva il mondo e l’uomo per quello che sono. La figura umana non a caso è soggetto preferito dall’artista, è l’essere pensante in simbiotica lotta con la Natura, di cui egli stesso è parte integrante; ma è una lotta alla conquista di modi di vita, di emozioni, di voglia di essere e di fare, di affermare la propria volontà e il proprio spazio.
Le forme ovoidali e allungate delle teste degli esseri umani rappresentati da Gracco non sono solo un “omaggio” all’uomo “faber”, o a forme d’arte “primitiva”, ma vogliono sottolineare idealmente lo sforzo che ciascuno compie per meglio definire il proprio mondo, per un’umanità pensante e agente nel tempo e nella storia. E’ l’essere umano, nudo, che si mette a confronto con i problemi quotidiani, con un mondo che non lascia alcuna tregua e/o spazio al nulla, ma crea se stesso, la propria vita, è artefice con il pensiero e con l’azione del proprio destino, sempre in cerca di nuovi orizzonti da raggiungere, mai soddisfatto di quello che si è se non in funzione della costruzione di un futuro da protagonista assoluto dell’universo, della storia, e lo rende padrone del tempo. L’arte di Tiberio Gracco è perciò un’arte pensante, agente, che costringe alla riflessione. I suoi colori puri, gravidi e carichi di pensiero, sono il medium attraverso cui l’artista pensa il mondo e lo rappresenta.
Anche gli occhi chiusi delle sue figure prefigurano un mondo immaginato, che però può diventare realtà, deve diventare realtà. Non è un chiudersi in se stessi, ma un aprirsi alla riflessione, al pensiero pensante, al pensiero agente, al pensiero come progetto dell’esistenza, quindi si tratta di occhi che sanno e vogliono guardare al di là delle apparenze, al di là delle bende dell’effimero, del contingente, dei falsi miti e riti della nostra martoriata contemporaneità, per trovare e costruire un mondo diverso, più vero e più umano. Il suo è un percorso ventennale sulle ali del pensiero e dell’esistenza dell’uomo, una pittura che vibra di colori, con grumi e atomi colorati, ma sono grumi e atomi che racchiudono la verità dell’umanità, l’essenza vera e infinitesimale che ci riporta alle origini della stessa vita, cercando di coglierne l’alito primordiale che ha dato origine all’Universo.
I suoi corpi e i suoi volti non sono misteriosi, ma sono il segno vivo di un mondo in cui ogni gesto, anche il minimo, è prepotentemente la firma di un attimo di vita che pulsa, vibra, interagisce con l’universalità di ogni individua esistenza. E la più recente produzione pittorica non a caso è rivolta proprio al pensiero come fonte progettuale della realtà umana, alla donna e all’Universo stellato. Sono “topos” ricorrenti che fanno parte della storia dell’umanità, che però vengono qui trasfigurati e presentati da Tiberio con forme nuove e rinnovate azioni pittoriche; invitano gli uomini ad essere protagonisti della storia, ad essere persone vive e non semplici burattini. Le sue donne ritratte, vibranti di vita, dallo sguardo penetrante e intenso, dai volumi ben solidi e reali, sono la rappresentazione del mistero divino della Maternità in potenza e in atto, accolgono l’uomo e danno vita all’uomo, all’Umanità. Sono donne che racchiudono in sé il senso della vita, dell’amore, con tutta la vasta gamma di sentimenti ed emozioni che ognuno di noi porta con sé fin dal concepimento.
E’ un omaggio alle verità dell’esistenza, all’intensità delle emozioni. Non sono donne in “posa”, ma donne che guardano e ci guardano, che ci fissano nella loro bellezza, che ci invitano ad amare, a vivere ancora più intensamente la totalità della nostra esistenza. Possono essere anche “collezioniste” di uomini, ma nei loro sguardi vi è pur sempre, ancora una volta, il mistero della vita che diventa fascino dell’esistenza, invito a pensare e ad amare. Le forme dell’arte, delle cose e delle persone ritratte da Tiberio sono essenziali, geometricamente definite nei volumi e negli spazi, prive di sfumature e commistioni di colori perché quello che conta è la purezza, l’essenzialità. Si tratta di un vocabolario visivo tutto incentrato su colori primari e su volumi geometrici chiari e definiti, indice di grande attenzione progettuale verso il mondo: una proposta pittorica che vuole mettere in risalto la verità e non quello che si cela negli oscuri meandri del non essere.
Inaugurazione: venerdì 28 novembre ore 19.30
Museo Gracco
Villa dei Misteri, Pompei
Orario di visita: 10-13 dal martedì alla domenica. Lunedì chiuso
ingresso libero