Civica Galleria d'Arte Moderna - GAM
Gallarate (VA)
viale Milano, 21
0331 791266 FAX 0331 791266
WEB
Sergio Agosti
dal 2/3/2002 al 7/4/2002
0331 791266 FAX 0331 791266

Segnalato da

Sara Magnoli, addetta stampa Comune di Gallarate (Va)



approfondimenti

Sergio Agosti
Marco Rosci



 
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2/3/2002

Sergio Agosti

Civica Galleria d'Arte Moderna - GAM, Gallarate (VA)

Antologica a cura di Marco Rosci. La natura e il messaggio ecologico sono la costante dell’opera di Agosti, una pittura in cui e' essenziale l’elemento cromatico, “un colore permeato e talvolta come dissolto da una luce che non è e non potrebbe essere, nella riduzione all’astratto, la luce realistica dell’atmosfera e che, tuttavia, di quella mantiene le iridescenze e l’incanto, permeando anche le superfici ruvide o irritate delle zone dove la ricerca di un tessuto apprezzabile nei suoi valori di pura materia si fa più evidente” (Albino Galvano, 1972).


comunicato stampa

Mostra antologica

La lana. Fili di lana colorata per cucire le pietre.
La carta. Scavata nel fondo di quelle pieghe.
La tecnica. Coniugata alla creatività.

Sergio Agosti, piacentino di nascita, torinese di adozione (vive e lavora a Chieri), uno dei primi artisti a sperimentare in Italia la cosiddetta “Fiber Art”, l’arte tessile, in quegli Anni Settanta in cui tale arte era praticata esclusivamente da autori statunitensi e di altre parti d’Europa, espone una sua antologica, a cura di Marco Rosci, dal 3 marzo al 7 aprile 2002 alla Civica Galleria d’Arte Moderna di viale Milano 21 a Gallarate.

La natura e il messaggio ecologico sono la costante dell’opera di Agosti, una pittura in cui è essenziale l’elemento cromatico, “un colore permeato e talvolta come dissolto da una luce che non è e non potrebbe essere, nella riduzione all’astratto, la luce realistica dell’atmosfera e che, tuttavia, di quella mantiene le iridescenze e l’incanto, permeando anche le superfici ruvide o irritate delle zone dove la ricerca di un tessuto apprezzabile nei suoi valori di pura materia si fa più evidente” (Albino Galvano, 1972).

L’esordio artistico di Sergio Agosti è negli anni Sessanta, con una produzione che, seppur trasformata nel tempo, presenta già quelle novità tecniche che saranno la costante della sua opera: un collage, definito dall’artista stesso, “tecnica mista”, tasselli alla cui formazione concorrono molteplici e diversi elementi.

È sul finire degli Anni Sessanta che appare nella produzione di Agosti un ciclo che si distingue dal collage – pur mantenendo caratteristiche comuni ad esso – per un mutamento di rapporti spaziali. Il ciclo si chiama “Dall’alto”, “un nuovo modo di guardare alle cose che corrisponde alla necessità di usare nuovi materiali: sabbia, carte giapponesi con le fibre bene in vista, tasselli da mosaico, veline, cartoni strappati irregolarmente. Nuovi materiali che si accordano a quelli tradizionali: dalla grafite e dallo smalto all’acquerello. Ma quali siano i materiali, la loro composizione ha sempre misure musicali” (Francesco De Bartolomeis, 1997).

Arriviamo alla prima metà degli Anni Settanta, con il periodo delle opere che l’artista definisce “monocromi”, variazioni di bianco, nero o blu. Fino alla “Fiber Art” a cui si accennava, che in Agosti si presenta nel 1975: “pressoché sconosciuta in Italia, venne adottata da Agosti per sviluppare specifici temi sociali, il cui risultato è un ciclo di lavori che lo rivela quale solitario anticipatore di questa particolare espressione d’arte” (Silvana Nota, 1998). Una tecnica, quella che usa lane lavorate, intessute o lasciate in libertà sul fondo della tavola, o che utilizza anche pietre cucite con la lana, che svela la ricchezza dell’anima di Agosti: il significato si identifica “nella riflessione allegorica sul sociale e sulla considerazione della violenza che rischia di sgretolare la società.

Tuttavia la speranza giunge improvvisa, con un fragile filo di lana: inaspettato e umile, potrà tenere insieme i pezzi, così come un silenzioso gesto di bontà potrà bastare per ricomporre i pezzi in frantumi del mondo” (Silvana Nota, 1998).
Ecco la sensibilità di questo artista, paragonato a volte a un “artigiano giocattolaio” per la minuzia e la dovizia certosina nel lavorare alle sue opere, permeandole di un’anima, quasi a voler sottolineare che anche quei lavori hanno un cuore, vivono. “Ed è proprio questa la nota particolare che, subito, lo spettatore percepisce nei suoi quadri: quel permanere di un rapporto col mondo dell’esperienza, e della sofferenza, quotidiana, pur nel rigore di un’indagine stilistica non soltanto resa scaltrita dalla piena adesione alle ricerche del gusto contemporaneo, ma portata avanti con un’ostinata volontà di scavo, di approfondimento, di messa a fuoco dei valori struttivi e formali che la tela, lo spazio impongono al pittore” (Albino Galvano, 1972).

Una ricerca, una sperimentazione, quella concretizzatasi nel rivolgersi alla “Fiber Art” che non si ferma, che avanza nei lavori di carta, nel modo in cui l’artista, quella carta, la piega, come a volerne entrare nell’essenza, nell’anima, appunto. Un’anima che in queste pieghe sembra ferita, e che sul finire degli Anni Settanta sembra iniziare un nuovo modo di esprimersi dell’artista. “Se la violenza del tempo, dell’uomo, sulla natura, sul paesaggio è sempre stata la costante tematica del lavoro di Sergio Agosti, in questo ultimo suo modo di esprimersi sembra assumere valori apocalittici. I colori dell’industria prima, la mano dell’uomo poi, si sono sostituiti al logorio del tempo nell’inquinare la stupenda concretezza del naturale” (Giorgio Brizio, 1976).

Il campo d’indagine che accompagna comunque tutta la produzione particolarissima di Agosti è sempre proiettato contemporaneamente tra l’interiorizzazione e il mondo esterno: la natura non diventa naturalismo, l’anima e la religiosità hanno radici interiori profonde, la chiave di ricerca della sua opera è la psicologia, “un suo quadro non è mai un punto fermo, ma il momento di un percorso in evoluzione” (Renzo Guasco, 1974).

Sergio Agosti, antologica a cura di Marco Rosci

Inaugurazione domenica 3 marzo 2002 alle 11

Orari di apertura, da martedì a domenica 10-12.30 e 14.30–18.30. Lunedì chiuso. Ingresso libero.

Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate (VA)
viale Milano 21, telefono 0331 791266

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