Senzatitolo associazione culturale
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Vasco Bendini
dal 3/12/2008 al 6/1/2009
mart-sab 17-20

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Senzatitolo



approfondimenti

Vasco Bendini
Massimo Arioli



 
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3/12/2008

Vasco Bendini

Senzatitolo associazione culturale, Roma

L'immagine dell'occhio. In mostra una serie di disegni concepiti nel 1979 come tavole di un libro mai pubblicato, un oggetto scultura della seconda meta' degli anni Sessanta e alcune carte della produzione piu' recente.


comunicato stampa

Senzatitolo torna ad ospitare Vasco Bendini, presentando una serie di disegni concepiti nel 1979 come tavole di un libro mai pubblicato, un oggetto scultura della seconda metà degli anni Sessanta e alcune carte della produzione più recente. Le opere, organizzate intorno al tema di eros, rivelano la spinta vitalistica che permea tutta la ricerca di un artista capace di attraversare i segni e di mettere in crisi ogni tentativo di rigida classificazione del suo lavoro.

... ellissi

Lo sguardo non conosce la clemenza. Cattura, costringe, si apposta, ricorda, intrica la matassa dell’esperienza. È il bracconiere che non distingue, aspetta a colpire, pieno di speranze incoscienti, e batte terre vietate nelle ore notturne. Cacciare di frodo è prerogativa di uno sguardo genuino, puro, senza remore; difficilmente sarà temperato dalla abbondanza dei sacrifici e non si sazierà certo di fronte ai limiti e alle offese del tempo. A tratti, sarà costretto al perdono preferendo un luogo ad altri, nell’illusione di trattenerne, per pochi attimi, il segreto.
Quanti misteri abbiamo creduto di svelare? La verità non era che un nuovo segreto di cui non siamo stati in grado di parlare, giacché ogni rivelazione è già mistica.

I segni di Bendini sono punti di sospensione, tracciati e fissati dal foro stenopeico dell’immaginazione, sono omissioni rimaste impresse grazie alla flebile luce di una memoria immediata, più agitata e più commossa di ogni emozione. Sono ellissi ferme, intangibili e resistenti al tempo che affiora sulle carte e lascia tracce simili sulle mani dell’uomo. E la testa gira per dare un verso, un senso alla esperienza, alla ricerca di un alibi.

I disegni suggeriscono le forme del reale sul fondo dell’occhio e le dimensioni delle lastre per lanterna magica. Come quei vetri, sono anch’essi in grado di narrare storie e riescono a trasformare il silenzio in suoni e in movimento, la fissità di corpi amati e ridotti a brani. Non brillano di colori, non sono schermi straripanti realismo ma hanno il fascino dei fumi che salgono da quelle lanterne, del fuoco che brucia, non si consuma e non si lascia guardare.
Massimo Arioli

Senzatitolo
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mart-sab 17-20
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