Lo sguardo della pittrice si focalizza non solo sul volto e sul primo piano in genere, ma anche sulla realta' estremamente veloce e sfuggente di oggi, di cui cerca di cogliere l'istante e fissarlo in modo indelebile. A cura di Claudio Strinati.
a cura di Claudio Strinati
Si inaugura a Roma giovedì 4 dicembre, nell’elegante Sala del Refettorio di Palazzo Venezia, Primo Piano, la mostra personale di Francesca Leone curata dal Prof. Claudio Strinati, Soprintendente al Polo Museale Romano.
L’artista, una delle pittrici più interessanti del panorama italiano, invitata a marzo del 2009 ad esporre a Napoli nella suggestiva cornice del Castel dell’Ovo ed a giugno nel prestigiosissimo MMOMA (Museum of Modern Art di Mosca), è esponente della rinascita della pittura figurativa, fortemente ancorata al mondo contemporaneo.
Cresciuta in una famiglia di artisti, Francesca Leone inizia il suo percorso pittorico avendo respirato un’atmosfera culturale e familiare molto intensa, vivendo da vicino la realizzazione di importanti capolavori cinematografici del padre Sergio.
Il titolo della mostra evoca una doppia lettura, sia in senso propriamente artistico che esistenziale. Lo sguardo della pittrice, infatti, si focalizza non solo sul volto e sul primo piano in genere, inteso come fonte ispiratrice e destinatario della sua sensibilità stilistica, ma anche sulla realtà estremamente veloce e sfuggente di oggi, di cui cerca di coglierne l’istante e fissarlo in modo indelebile.
L’esposizione prende spunto dal mondo contemporaneo e si sviluppa fondamentalmente sui grandi ritratti delle personalità che hanno contribuito in modo determinante nel cercare di portare armonia e pace nel mondo: Martin Luther King, Mahatma Gandhi, A. San Suu K. Ispirazione che si riversa anche sulle figure mistiche dei monaci tibetani. Tema importante quest’ultimo, richiamato in diverse suggestive tele. A tal proposito scrive Francesco Scorzone in una bella recensione, dopo la personale di maggio scorso al Loggiato di San Bartolomeo a Palermo: “I ritratti di Martin Luther King, Mahatma Gandhi, A.San Suu K. e il gruppo di monaci tibetani, intenti nella preghiera, hanno in comune quella capacità della rivolta silenziosa senza il ricorso alla violenza, l’amore per il prossimo. Sono i profeti armati, ora dalla parola ora dal silenzio e sono coloro dai quali bisognerebbe prendere esempio per tentare un qualsiasi cambiamento della società”.
Importanti le valutazioni critiche di Claudio Strinati sulla produzione artistica della Leone: “Ricostruisce i volti come fossero degli immani edifici, provenienti da un tempo e uno spazio non conoscibili, carichi di potenza emotiva ma sprofondati in una dimensione remota che avanza verso l’osservatore suggerendogli una ipotesi di lontananza irrecuperabile. Le fisionomie sono analizzate dalla pittrice e restituite sulla tela con acuto senso della verosimiglianza, ma quei volti sono dei monumenti solenni, dipinti con una sorte di flusso luminoso cangiante che assume forma stabile e granitica pur mantenendo una sorta di animazione interna della materia pittorica stessa”.
Marco Di Capua aggiunge: “Qui vedo il ritratto di Aung San Suu Kyi e il volto serio e intelligente del Dalai Lama, più una sequenza di bellissime teste di monaci birmani e una figura di novizio che, in un trittico, getta via via forza più debole ed è come se passasse in noi. Vere presenze, che sempre più platealmente fanno spazio al vuoto che sta loro intorno. Si fanno di lato, si spostano. Tutti, i monaci ribelli che partono o patiscono, i leader miti e profondi, chi li ascolta e li segue, tutti sono consapevoli di quella condizione che anche la pittura di Francesca Leone in fondo conosce bene e mette in luce. Gente: siamo in movimento, l’uomo è transito, il quadro è un varco”.
Inaugurazione 4 dicembre ore 19
Palazzo Venezia
Via del Plebiscito 118, Roma
L’orario della mostra è dalle 9 alle 19. Chiuso il lunedì
Ingresso gratuito