Esperienze di Cultura Underground. Diamond, Iabo, JB Rock, Walter Picardi, Christian Sonda operano con modalita' di lavoro che si esprimono anche attraverso i canali artistici tradizionali, ma ricevono linfa da ambienti culturali non convenzionali permettendo di generare all'interno del sistema dell'arte una creativita' senza schemi. Dopo la mostra in galleria la serata prosegue al music club Rising Mutiny. Nel segno della sperimentazione, dell'interdisciplinarita' e della contaminazione.
Lo scopo di DECEMBERproject è quello di raccontare il lavoro di cinque artisti italiani, provenienti da contesti metropolitani diversi, che hanno attraversato nella propria formazione esperienze visive "underground". Nonostante la diversità di riferimenti e modalità espressive, il loro background ha permesso di conservare metodi e strumenti che secondo le precedenti ricerche di NOTgallery possono essere ricondotti alla cultura Hip Hop, benché ciascuno di loro non abbia riferimenti diretti a questo ambito. Tali strumenti e metodi appaiono oggi come i più all'avanguardia ed i più comunicativi all'interno del contesto artistico visivo internazionale. Diamond, Iabo, JB Rock, Walter Picardi, Christian Sonda operano con modalità di lavoro che si esprimono anche attraverso i canali artistici tradizionali, ma ricevono linfa da ambienti culturali non convenzionali, diversi per ognuno, permettendo di generare all’interno del sistema dell’arte una creatività senza schemi prestabiliti.
Dopo la mostra in galleria la serata proseguirà al music club Rising Mutiny. Nel segno della sperimentazione, dell’interdisciplinarità e della contaminazione propria della cultura underground, musica e arte si intrecceranno per creare uno scambio osmotico tra i due contesti. A coloro che si recheranno in galleria o che si metteranno in lista è riservato l’ingresso gratuito per l’unplugged di Davide Combusti in arte The Niro e una riduzione sul prezzo della consumazione.
Un’occasione per conoscere i protagonisti coinvolti nel progetto in una piacevole atmosfera informale attraverso la proiezioni di immagini che ne racconteranno il percorso creativo, il tutto accompagnato dalla voce e dalla chitarra del giovane musicista romano.
DECEMBERproject di Marco Izzolino
E' ormai universalmente riconosciuto, da parte della critica artistica, che a partire dai primi anni Ottanta molti artisti internazionali abbiano creato opere d’arte sulla base di opere già esistenti. Non si è trattato di elaborare una forma utilizzando materiale grezzo, ma di lavorare con oggetti già in circolazione sul mercato culturale. I concetti di originalità e di creazione sono svaniti in un panorama culturale in cui hanno fatto il loro ingresso nuove figure creative come il dj e il programmatore, entrambi capaci di selezionare oggetti culturali e includerli in nuovi contesti. Questa cultura dell’appropriazione ha inteso abolire il diritto di proprietà delle forme e favorire un’arte della "postproduzione", attraverso la quale gli artisti hanno inventato nuovi usi per le opere del passato e hanno operato una sorta di editing delle narrative storiche e ideologiche.
Lo studioso francese Nicolas Bourriaud ha introdotto per la prima volta il temine "postproduzione", analizzando questa metodologia di lavoro in opere di artisti quali Mike Kelley, Jeff Koons, John Armleder, Rirkrit Tiravanija, Maurizio Cattelan, Douglas Gordon, Pierre Huyghe, Liam Gillick, Jorge Pardo, Sarah Morris, tutti affermatisi a livello internazionale nel corso degli anni Novanta. L’autore ha tracciato un’importante analisi degli ultimi vent'anni di arte contemporanea (con illuminanti incursioni negli anni Sessanta e Settanta). Per Bourriaud l'arte della “postproduzione” è la pratica artistica più adatta per reagire al caos della cultura globale nell'era dell'informazione. Gli studiosi di storia dell'arte molto spesso tendono a considerare l'arte visiva come un fenomeno espressivo slegato da altre modalità espressive della società. Il metodo "postproduttivo" di cui parla Burriaud ha cominciato ad esprimersi nel corso degli anni Novanta in moltissime discipline: musica, cinema, teatro, letteratura, design etc. Le nuove figure creative dei dj e dei programmatori, che non si sono certo diffuse nello scorso decennio, ma già nei vent'anni precedenti, solo negli anni Novanta hanno cominciato ad utilizzare matrici estetiche o culturali del passato come materiale per nuove creazioni. Non ci sarebbe bisogno di ricordare quanto nel decennio scorso si siano diffuse nei locali musicali gli spettacoli "revival", ma anche quanto molti musicisti/dj abbiano composto nuovi brani "mixando" su basi contemporanee melodie ormai storiche. Si potrebbe far notare quanto anche la programmazione informatica, che in passato era basata su codici ed interfacce comprensibili soltanto ai tecnici, negli ultimi quindici anni si sia adeguata ad un'estetica e ad una funzionalità molto familiari perché facenti parte di un periodo storico pre-informatico: i sistemi "a finestre", l'utilizzo di concetti come "scrivania" e "cartelle", etc.
Non è questa certo la sede per potersi dilungare nella dimostrazione di quanto la postproduzione sia un’eredità dei metodi di alcune culture giovanili "underground", tuttavia si può qui far notare come quella del dj sia una figura chiave per comprendere le origini della metodologia postproduttiva. La disciplina del djing, infatti, con l'uso che ha fatto del mixaggio musicale, è stata una dei quattro elementi della cultura Hip Hop, affermatasi nel corso degli anni Settanta nella periferia newyorkese. La cultura Hip Hop è stata la più longeva e influente tra le culture giovanili, tanto che i quattro elementi di cui era composta in origine (MCing, DJing, Braeking, Writing), sono diventati successivamente discipline autonome indipendenti tra di loro. Tali quattro discipline, evolutesi in maniera autonoma nei venticinque anni successivi, all'interno dei rispettivi ambiti di espressione (composizione musicale, interpretazione musicale, danza, arte), si sono allontanate dalla cultura Hop Hop, tanto che molti artisti contemporanei rifiutano con decisione la propria dipendenza da quella origine; si sono fuse talvolta con altre culture giovanili (ad esempio quella dark), ma anche con tanti elementi della cultura "dominante". Ciascuna disciplina però ha contribuito in maniera rilevante a diffondere nel proprio ambito espressivo quelli che furono alcuni metodi stilistici della cultura Hip Hop come il riciclaggio di materiali, di riferimenti o di simboli significanti, il mixaggio di tali elementi e la non gerarchia nella selezione di oggetti e riferimenti (secondo un’estetica accademica e/o dominante); ma anche alcuni degli strumenti di intervento materiale: ad esempio nell'arte lo spray, l'aerografo, lo stencil, lo sticker, ma anche l'uso di fotocopie, della diffusione urbana del segno.
Opening: sabato 13 dicembre 2008 ore 19
Art-party a cura di Mara De Falco al Rising Mutiny, via V. Bellini, ore 23.
Ingresso gratuito su lista NOTgallery.
Info e prenotazioni: maradefalco@yahoo.it_ mob. 3497809466
http://www.risingrepublic.com
NOTgallery, Piazza Trieste e Trento 48, 80132 Napoli.
Orari di apertura: dal martedì al sabato dalle 16 alle 20
Chiusura festività natalizie dal 24 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009