Nel volo... attorno. "Sin dalle prime ricerche negli anni '60, maturate nell'intento di superare gli esiti stagnanti del tardo-informale per giungere all'essenzialita' di una pittura intessuta di tracce e di gesti appena percettibili, il linguaggio di Gastini si apre nel decennio successivo, e ancor piu' in seguito, a moduli compositivi non piu' classificabili entro tendenze codificate." A cura di Pier Giovanni Castagnoli.
a cura di Pier Giovanni Castagnoli
Sin dalle prime ricerche negli anni ’60, maturate nell’intento di superare
gli esiti stagnanti del tardo-informale per giungere all’essenzialità di una
pittura intessuta di tracce e di gesti appena percettibili, prossima ai
territori praticati dalla contemporanea minimal art, il linguaggio di Marco
Gastini si apre nel decennio successivo, e ancor più in seguito, a moduli
compositivi non più classificabili entro tendenze codificate.
Come emerge dai lavori esposti nelle personali al Lenbachhaus di Monaco di
Baviera nel 1982, all'Orangerie im Schlosspark a Weimar nel 1998, o in
occasione delle antologiche tenutesi, nel 2001, alla Galleria Civica d'Arte
Moderna e Contemporanea di Torino e, nel 2005, al Centro Arte Moderna e
Contempo-ranea di La Spezia poi alla Kunsthalle di Göppingen, i “flussi di
energia” che ispirano gli interventi giovanili, rarefatti nell’uso di
superfici trasparenti o di colori impalpabili, si trasformano negli ultimi
anni in installazioni complesse, spesso di dimensioni considerevoli, in cui
la presenza di forme e oggetti di varia natura, ampliati oltre i limiti
della superficie, assume inusuali valenze pittoriche.
L'idea della composizione che fuoriesce dalla tela o che si espande sino a
coinvolgere l’ambiente in cui è contenuta è all’origine anche dell’ultimo
ciclo di opere, realizzate espressamente per la mostra in programma a Verona
alla Galleria dello Scudo dal 7 dicembre 2008 al 28 febbraio 2009, in cui
tuttavia intervengono elementi inediti rispetto al passato. Su tele di
grande formato, calchi in alluminio simili a conchiglie, fusioni in bronzo
che replicano le nodosità degli arbusti, si alternano a vetri colorati e a
piani dipinti a fitte stesure di pigmenti, componendo sulla parete bianca un
raffinato accordo di modulazioni tonali.
Il percorso si apre con Rimbalzo tra gli echi del blu del 1996, imponente
installazione lunga quasi cinque metri, in cui tele ravvivate da strati
densi di blu cobalto e di rosso si susseguono lungo una traiettoria ad arco,
in un’alternanza di calibrati contrappunti. Riflesso nel segno, eseguito tra
il 2004 e il 2005, costituisce l'ideale fase di transizione verso il nucleo
più recente di lavori, accomunati in gran parte dalla presenza di elementi
aggettanti lungo il profilo superiore della tela. Come fregi di antichi
affreschi, essi costringono lo spettatore ad alzare lo sguardo per osservare
dal basso lo svolgersi di una narrazione sospesa nel cielo, in cui la
gravità appare stravolta: i pesi galleggiano in alto, al di sopra di un
contesto immateriale.
In lavori come Nei fogli della memoria del 2007 e Su nell'ombra del 2008,
lame di ardesia si innestano ben salde al supporto. Gesto sospeso e
Nell'ombra degli echi, entrambi eseguiti nel 2008, offrono l'illusionistico
effetto di una fioritura di reperti recuperati dai fondali marini, come
oggetti di terra lavorata e poi seccata, soffici e spugnosi, ma in realtà di
un metallo a tratti luminescente. Sono impronte, ovvero il negativo di una
colata; un inganno che nelle intenzioni dell'artista rappresenta la scoperta
di un valore estetico anche in ciò che ne sembra privo. Soffio nasce invece
da sovrapposizioni varie: di oggetti fisici su interventi pittorici, di
tracciati esili che si intersecano in traiettorie divergenti, espressione di
una forza che circola e preme nelle vene dell’opera.
Sapienti equilibri costituiscono, dunque, il leitmotiv della mostra: il peso
in alto, dove si radunano, ancorati alla tela, volumi di vario formato; in
basso, vortici di pennellate incolori, solcate da graffiti o inserti
cromaticamente decisi. La materia pittorica è di un bianco madreperlaceo,
mutevole nelle sue iridescenze: “pensavo che lì dentro ci fossero già tutti
i colori, che fosse un bianco pieno di mille cromie”, afferma Gastini
nell'intervista in catalogo.
La rassegna è curata da Pier Giovanni Castagnoli, direttore della Galleria
Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Il catalogo edito per
l’occasione è introdotto da un suo testo che riunisce, come note di un
diario, memorie, impressioni e immagini suscitate in passato dal lavoro di
Gastini; segue un dialogo con Marco Vallora, in cui Gastini ripercorre i
tratti salienti della sua ricerca, offrendo spunti illuminanti per
comprenderne gli esiti più recenti. Il volume, corredato da un profilo
biografico di Laura Lorenzoni, è illustrato dalle fotografie di Claudio
Abate, che interpreta le opere nel loro disporsi all'interno dello spazio
espositivo.
Inaugurazione: sabato 6 dicembre 2008, ore 19
Galleria dello Scudo Arte Moderna e Contemporanea
via Scudo di Francia 2 - 37121 Verona
orario: lunedì 15.30 - 19.30; martedì-sabato 9.30 - 13.00 / 15.30 - 19.30
Ingresso libero