Frittelli Arte Contemporanea
Firenze
via Val di Marina, 15
055 410153 FAX 055 4377359
WEB
Umberto Buscioni
dal 12/12/2008 al 13/2/2009
mart - sab 10-13 e 15,30-19,30

Segnalato da

Frittelli Arte Contemporanea




 
calendario eventi  :: 




12/12/2008

Umberto Buscioni

Frittelli Arte Contemporanea, Firenze

Quel che resta e' la pittura. In mostra possiamo rileggere tutte le fasi attraverso le quali e' passato il lavoro dell'artista: a partire dal superamento dell'informale, ormai sentito come un vuoto esercizio accademico, fino all'affermazione del realismo figurativo. A cura di Maurizio Calvesi.


comunicato stampa

a cura di Maurizio Calvesi

Frittelli arte contemporanea dedica il secondo appuntamento della stagione espositiva a Umberto Buscioni, protagonista di un eccezionale percorso nella pittura figurativa del secondo Novecento e oggi al centro di una rinnovata attenzione critica e di pubblico. Per questa occasione Maurizio Calvesi ha curato una mostra antologica e un esaustivo catalogo dal titolo Quel che resta è la pittura, in cui è ripercorsa la ricerca artistica di Buscioni dagli esordi, agli inizi degli anni ‘60, fino ai nostri giorni. Aldilà di classificazioni, categorie e correnti quel che resta è la pittura, una pittura condotta con mestiere, dove la superficie del quadro è protagonista e in cui ogni rimando metaforico è secondario, poiché quello che veramente muove l'artista è l'analisi del mezzo pittorico.

Nel corpo stesso della pittura l'artista trova i mezzi narrativi per raccontarci le storie della nostra vita. In questo viaggio dal lontano 1959 passiamo dal senso di attesa e fiducia che emerge nei dipinti dai colori pastello degli anni Sessanta, all'algido equilibrio raccontato dal candore dei marmi o delle dinamiche bandiere nei quadri degli anni Settanta, per giungere negli anni Ottanta al tema del viaggio alla ricerca della propria interiorità, quando i cromatismi degli angeli caduti si accendono e divengono quasi elettrici, raccontandoci il cortocircuito tra spiritualità e postmoderno. Nella pittura del decennio seguente il colore si fa scuro, scendono le ombre notturne e le figure si scompongono in giochi di tende e sipari finché, nelle opere più recenti, l'artista torna a sorprenderci con dipinti ancora inediti, caratterizzati da un rosa acceso che fa da sfondo alle storie mitiche dell'Età dell'Oro.

In mostra possiamo rileggere tutte le fasi attraverso le quali il lavoro di Buscioni è passato: dal superamento dell'informale, ormai sentito come un vuoto esercizio accademico, all'avvicinamento alla realtà attraverso quello che Crispolti definisce un Animismo viscerale, passando a Possibilità di Relazione in cui egli torna definitivamente al reale attraverso un progressivo recupero degli oggetti che conducono l'artista ad un segno pittorico sempre più netto, fino ad arrivare alla fase Pop in cui Buscioni raggiunge un linguaggio più maturo, in coincidenza con quella che Cesare Vivaldi definì la Scuola di Pistoia formata da Barni, Buscioni, Ruffi e Natalini.

Siamo negli anni Sessanta, quando motociclette, camicie, cravatte, aquiloni, bandiere diventano per Buscioni le parole con cui costruire un personale linguaggio. Egli sottopone questi oggetti ad una scomposizione per poterli poi, con totale libertà e audacia, ricomporli sulla tela. Emerge così con ancor maggior evidenza che l'interesse vero dell'artista è tutto da ricercarsi nelle linee, nelle forme e nei colori che si vanno disponendo sulla superficie del quadro. Buscioni persegue una personalissima indagine sui codici della pittura, come elaborazione sia di temi ricavati per sintesi dalle icone delle sue bandiere e cravatte e altre stoffe decorate, sia di citazioni dal repertorio iconografico della tradizione pittorica ormai integrata nel proprio vocabolario. È così che vediamo apparire negli anni Settanta i marmi, gli Evangelisti, gli Angeli caduti, ma anche predelle e lunette.

La fedeltà e la coerenza che caratterizza tutto il suo percorso artistico si ravvisa anche nei quadri più recenti dove ancora una volta emergono l'amore e la fiducia profonda che Umberto Buscioni nutre per la pittura. Le tele più recenti esposte negli spazi della galleria Frittelli testimoniano l'evoluzione del percorso artistico di Buscioni, segnato dal fondamentale incontro con la Pop art degli anni Sessanta e oggi ancora aperto a nuove sperimentazioni. Nella piena maturità espressiva l'artista crea opere avvolte da un'atmosfera sospesa, nelle quali persone e oggetti sono colti nella loro quotidianità, privati di pesantezza fisica e cromatica. Trasparenti e leggeri, questi figuranti sognati sono spinti da un vento misterioso che tutto fa muovere e la cui origine rimane enigmatica.

Pittore da sempre e per sempre, l'autore frequenta il Rinascimento e il Manierismo consapevole delle proprie radici culturali, rielaborando la tradizione artistica secondo una propria singolare concezione figurativa aderente al presente. La mostra si presenta così come una occasione unica per scoprire l'avventura figurativa di un artista vitale e operoso, capace di trasfigurare il mistero delle cose quotidiane in apparizioni di stupefatta poesia.

Biografia

Umberto Buscioni nasce a Bonelle (Pistoia) nel 1931 e vive dal 1980 a Serravalle Pistoiese. Si dedica a tempo pieno alla pittura dai primi anni Sessanta, scelta che diventa decisiva con il soggiorno in Marocco, insieme alla moglie Bianca, tra il 1962 e il 1964. Le opere prodotte in questi anni sono ancora di ascendenza informale, ma in quelle marocchine la figurazione è già più allusiva a una natura riconoscibile. Il rientro dal Marocco vede una nuova fase dell’opera di Buscioni: ritrova infatti gli amici Barni, Ruffi e Natalini e nel 1966 entra ufficialmente a far parte di quella che Cesare Vivaldi definì Scuola di Pistoia, che nel frattempo Natalini aveva lasciato per dedicarsi all’architettura. La Scuola di Pistoia è una delle più interessanti risposte italiane alla Pop Art. Gli oggetti rappresentati da Buscioni non provengono però dalle pagine dei rotocalchi o dai manifesti pubblicitari, sono oggetti comuni, che hanno una rapporto intimo con l’artista, trasportati in un clima di sospensione, magico, in cui una luce mentale è protagonista. E una particolare attenzione è rivolta alle stoffe, all’involucro, alla superficie delle cose: le cravatte, le camicie e le giacche protagoniste delle opere, sono irrigidite da righe e pieghe, che le rendono autonome dalla figura umana.

Nell’opera di Buscioni la pittura resta sempre indiscussa protagonista, anche negli anni in cui la ricerca artistica internazionale si orienta verso gli orizzonti del concettuale e del comportamento. Nei primi anni Settanta la visione sull’oggetto dell’artista pistoiese si fa più ravvicinata, e con un gesto analitico e controllato della mano riproduce i particolari di quelle stesse pieghe e di quelle stoffe, in una sintesi quasi astratta. Il riferimento alla pittura manierista pervade tutta la ricerca di Buscioni, fino ad arrivare ad esplicite citazioni soprattutto di Pontormo e Salviati. Proprio nei primi anni Settanta le stoffe e i materiali si fanno più ricchi e decorativi ed entrano in scena le venature del marmo. Con gli anni si fa sempre più forte l’attenzione nei confronti di temi biblici e sacri, la forma stessa della pala d’altare inizia ad essere indagata nella serie delle deposizioni. Dal 1980 al 1998 è titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Carrara e proprio l’inizio degli anni Ottanta vede nella pittura di Buscioni l’apparizione di visioni quasi mistiche di santi e angeli in caduta, le cui stoffe si gonfiano durante i voli e le ascensioni, arrivando persino a incendiarsi.

Nel cielo appaiono tenebre e atmosferismi lontani dalla luce cristallina degli anni Sessanta. Anche quando ricompaiono alcuni oggetti della dimensione privata e quotidiana, vengono rievocati attraverso sguardi e tonalità più intimi e riflessivi. La figura umana torna ad abitare gli spazi e a riempire le stoffe, anch’essa carica di energia, accesa da fuochi e tormentata dalle ombre. La costante devozione di Buscioni alla pittura è stata accompagnata da un’importante produzione di disegni, alcuni conservati al Gabinetto di Disegni e Stampe degli Uffizi, infine di non minore interesse sono le vetrate artistiche dell’artista pistoiese; da ricordare la Caduta di San Paolo del 1991 per la chiesa di San Paolo a Pistoia e Il giorno e la sera à rebours per l’atelier Areablu di Pistoia del 2002.

Immagine: Angelo di mezzanotte (2003-2005), olio su tela cm 100x100

Inaugurazione 13 dicembre 2008 ore 18

Frittelli Arte Contemporanea
via Val di Marina, 15 - Firenze
orari dal martedì al sabato 10-13 | 15,30-19,30
ingresso libero

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