L'artista, accreditato ormai come 'pittore del tango', propone in questa personale, accanto ai suoi consueti ballerini, una trentina di oli su tela e su tavola con i soggetti tradizionali delle nature morte, tutu', vasi, frutti, scatole...
Come ogni anno Pennacchini dedica questa personale al tema dello STILL TANGO LIFE che ci consente di apprezzare il percorso di maturazione artistica sviluppato in questi anni recenti che hanno portato l’artista a consolidarsi sulla scena internazionale: da New York a Londra a Buenos Aires, , passando per Venezia ,Milano, Roma, e altre vetrine di grande prestigio e rilievo per un artista contemporaneo.
La scelta dei soggetti consente al visitatore attento di cogliere la luce della bellezza cristallizzata nell’eterno presente dell’arte e rischiarata dalle tonalità vibranti, ma mai stridenti delle composizioni sapienti. Pennacchini, accreditato come “pittore del tango”, ci propone accanto ai suoi ballerini in un percorso in avanti, al recupero di temi cari al pubblico dei suoi estimatori una trentina di oli su tela e tavola con i soggetti tradizionali delle nature morte, tutù, vasi, frutti, scatole e anche la figura umana, ma trattata secondo schemi di staticità pensosa e meditativa. Attenzione, però, solo i soggetti sono tradizionali, comuni alla grande tradizione colta della pittura di corte, dal manierismo ai fiamminghi, in quanto con il taglio personalissimo dell’artista, il soggetto viene trattato dal pittore quasi come scultura, plasmando la materia e rendendo la composizione particolarmente incisiva grazie al taglio, quasi-impaginazione. Ecco, l’oggetto è lì fermo non davanti al pennello, ma all’occhio-obiettivo del pittore, solo che fino a un attimo prima l’oggetto era in movimento e tornerà a vivere di vita propria davanti al gioco di rimbalzi nel processo di costante di creazione-fruizione del quadro, a simbolo della costante trasformazione.
La prospettiva incassata all’interno della scatola, in molte delle opere esposte, può rappresentare sia il personale contenitore di memoria sia la scatola magica per eccellenza della memoria – o dimenticanza -collettiva: la televisione. Al centro della composizione solo luce, l’ombra è all’intorno, anche nella cornice volutamente e inaspettatamente nera, che prosegue i contorni del quadro, in un gioco di rimandi che diventa metafora del mondo contemporaneo. La descrizione, pur realistica, e in alcuni casi in stile trompe-l’oeil, non è mai didascalica e il paesaggio, cioè la vita, torna a pulsare dall’esterno verso l’interno della composizione. Penso alle suggestive note floreali che rappresentano la novità assoluta di quest’ultima serie di quadri, a dimostrazione della capacità di Massimo di rinnovarsi nella ricerca di nuovi percorsi per stupire – e piacevolmente - anche il suo pubblico più attento.
Non “nature morte”, dunque, ma una finestra sul mondo circostante. Frammenti di paesaggi e dettagli di realtà, segnati da uno stile disincantato che tutto accoglie e nulla rifiuta per non imporre un mondo ideale, ma il mondo. Così come è.
Inaugurazione sabato 13 dicembre 2008 ore 17,30
Sala Silvana Paolini Angelucci – Museo Diocesano
Corso della Repubblica, 347 – Velletri
10,00-13,00/15,30-18,30 dal martedì alla domenica