L'alba dei due soli e' d'oro. La mostra si configura come un prolungamento, o un'ipotetica estensione dello studio dell'artista, una specie di wunderkammer dove le cose si affastellano e si sovrappongono, dove oggetti e simboli che rinviano a forme di religiosita' popolare possono associarsi a quelli di indefiniti riti pagani o di pratiche magiche ed esoteriche.
Tutto su una parete, indistintamente: L'alba dei due soli è d’oro è come un prolungamento, o un'ipotetica estensione dello studio dell'artista, una specie di wunderkammer dove le cose si affastellano e si sovrappongono, dove oggetti e simboli che rinviano a forme di religiosità popolare possono associarsi a quelli di indefiniti riti pagani o di pratiche magiche ed esoteriche (maschere, rudimentali strumenti musicali, uccelli impagliati, statuette di santi o di animali esotici, crocifissi, scheletri etc..). Presicce questa “densità simbolica” la chiama anche caos, “una forma di unità originaria”, cioè un tutto organico eppure multiforme dentro cui è difficile distinguere e classificare, talvolta perfino identificare ciò che è stato effettivamente modificato, ritoccato, alterato (genericamente “è stato”, poiché la forma passiva, la forma intransitiva, per dirla con Roland Barthes, permette di prendere le distanze dal concetto di “autore”. Cioè di riferirsi, più che ad un “io”, a un generico “noi”. E racconta meglio del modus operandi di Presicce, cioè di un fare involontario, distratto, “circolare”, mimeticamente artigianale, di un abbandono simile alla preghiera).
L'artista è dunque per Presicce colui che sa rendersi disponibile a lasciarsi attraversare dall'aura delle cose. Solo così può stabilire corrispondenze, e ricostruire un universo simbolico in cui sistemi e tradizioni discordanti possono anche confondersi. La maschera ad esempio è un elemento emblematico nel lavoro di Presicce. Veicolo di scambi energetici e insieme immagine apotropaica, è un oggetto di cui ha offerto una serie di innumerevoli versioni. Ricostruite con i materiali più disparati (legno, cartapesta, foglie di agave, vernici dorate) e per essere utilizzate in performance e azioni, è al centro di continue variazioni e inversioni culturali (Conversione ad esempio è una maschera africana che, ridipinta, diventa il volto di Cristo).
Anche i maghi della più recente serie di disegni dell'artista sono in fondo maschere, misteriose figure che nascono dalla combinazione di triangoli, occhi e stelle e dalla gamma cromatica ridottissima. La maschera è infine il volto stesso dell'artista, sovrapposto a quello di uccelli e altri animali in immagini che evocano la dimensione della metamorfosi o ironicamente associato a quello di Rasputin in un disegno esposto in una mostra di qualche tempo fa, oppure via via identificabile con quello di uno sciamano, di un santo, di un mago o magari di un semplice cialtrone (i personaggi carismatici contengono sempre un'ambiguità, e Luigi è indiscutibilmente attratto da questa ambiguità, prova ne è che il titolo della mostra contenga un diretto rimando ad una figura decisamente ambigua come Aleister Crowley).
Davide Ferri
Opening mercoledì 14 Gennaio dalle 19.00 alle 22.00
MARS
via Guido Guinizelli 6, Milano
Aperto solo su appuntamento