...lo spazio, il colore organizzati sulla superfice in un serrato colloquio tra loro per parlare piu' al sentire che non al vedere del fruitore... (Giorgio Di Genova)
a cura di Giorgio Di Genova
Tutta la pittura di Walter Coccetta scaturisce da
profondi sostrati evocativi, e in quanto tale essa
utilizza gli strumenti del comunicare pittorico e
cromatico in maniera sintomatica. Cioè non illustrativa,
proprio per non coartare nelle angustie della
rappresentazione naturalistica l'aura di evocatività di
un discorso che non si basa sul vero dell'occhio, ma sul
vero del sentimento. Da ciò deriva che ogni pennellata,
ogni segno pittorico, ogni grumo di materia, ogni
scansione dello spazio si carica di un significato
simbolico ricondotto alle componenti fondamentali del
lessico pittorico che sono appunto la pennellata, il
segno, lo spazio, il colore organizzati sulla superfice in
un serrato colloquio tra loro per parlare più al sentire
che non al vedere del fruitore. E' appena il caso di
ricordare che tutta la pittura, anche quando si ispira
alla realtà visiva dell'universo circostante, è linguaggio
che rappresenta simbolicamente ciò che l'occhiovede e
percepisce come tangibile. Basterebbe a dimostrarlo il
fatto che la pittura iconica, per intenderci quella
d'immaginazione usualmente definita figurativa, deve
ricorrere al chiaroscuro, alla prospettiva ed ad altri
trucchi del mestiere per restituire l'illusione del reale,
sia essa attinente ad un paesggio, ad un insieme di
oggetti, ad un ritratto o a delle persone in diversi
atteggiamenti.
Il reale non può essere restituito nella sua essenza. E ciò non è una interdizione che
riguarda solo la pittura, ma tutte le espressioni dell'arte, le quali appunto sono simboliche:
delle vicende esistenziali o storiche, com'è il romanzo; della vista, com'è la pittura; della
fisicità , com'è la scultura; del suono, com'è la musica; del sentimento, com'è la poesia;
della vita com'è il teatro; del movimento, com'è la danza; dello spazio esistenziale, com'è
l'architettura, e via dicendo. Ecco perchè ognuna delle espressioni dell'arte s'è creato un
proprio linguaggio che oscilla dalla resa descrittiva o illusionistica alla resa evocatoria o
concettuale, ma che è sempre e comunque simbolico. Ora, è chiaro che nella cosidetta
pittura d'immagine l'aspetto simbolico viene come nascosto dalla mimesi del reale, mentre
tale aspetto è meglio reperibile nella pittura senza immagine, cioè nella pittura aniconica,
di cui Coccetta da anni, cioè da quando, abbandonato qualsiasi riferimento all'immagine
per il lessico neoinformale, è divenuto un significativo rappresentante, cosa che anni fà mi
spinse ad interpellarlo affiché entrasse a far parte del Gruppo Anicnismo Dialettico (GAD),
di cui è tuttora uno dei pilastri. Il suo discorso pittorico, dunque, va interpretato secondo
i canoni dell'evocazione e del dire simbolico, le cui morfologie si sono andate coagulando
negli anni fino all'attuale maturazione tecnico-espressiva che è andata di pari passo con
quella estetico-poetica. Sulla scorta di queste indicazioni si può, allora, intendere perchè
Coccetta per riferirsi all'uomo non dipinga più l'immagine di un corpo, come faceva un
tempo, bensì ricorra al numero 1.
Tale cifra è al tempo stesso il simbolo dell'individualità e un segno della pittura, un segno
che può entrare ora da protagonista, ora accompagnato da altri simili segni negli spazi
delle sue evocazioni, dove ora le ombre e le penombre dell'esistenza di questi tormentati
tempi (le vicende planetarie hanno stimolato in continuazione l'immaginazione di Coccetta,
come è stato un paio di anni fà per i dolorosi fatti della Bosnia) friggono bagliori di luce
improvvisi e gravidi di speranza, speranza che la luce della ragione torni alla fin fine
nell'uomo e di concerto con lui a rischiarare questo mondo. Ombre e penombre erano gli
elementi costituiti della pittura di Coccetta fino a quando egli non ha iniziato a
frequentare Malta. In quet'isola del Mediterraneo Walter ha trovato la luce, quella luce
che egli dentro di sé cercava nelle pieghe delle sue speranze. E ciò gli ha inondato gli
occhi e lo spirito. Questa agnizione non poteva rimanere senza eco nella sua pittura. E
infatti la sua tavolozza si è andata via via schiarendo, certamente per l'empito di luce
mediterranea in cui s'è periodicamente immerso, ma non solo per questo. Infatti
l'accoglienza umana avuta a Malta ha avuto un preciso e nient'affatto secondario ruolo,
come m'è sembrato di intuire dai racconti che egli da mesi mi va facendo sull'emozionante
e coinvolgente esperienza vissuta a contatto con la gente di Malta. Malta è stata,
dunque, per lui una sorta di illuminazione totale, simile a quella che Klee ebbe allorchè
andò in Africa. Naturalmente, essendo per temperamento diverso dal grande artista
svizzero-tedesco, Coccetta ha reagito in altri modi. Abituato ad elaborate manipolazioni
della malta pittorica, proprio a Malta (quasi fosse un incontro predestinato, giÃ
annunciato dallo stesso nome dell'isola) egli ha trovato nuove dimensioni nelle
manipolazioni della materia pittorica, per accogliere e intridere nella malta la luce dorata di
Malta, che è stata per Coccetta un vero e proprio "nomen/numen".
Si vedano, a proposito, i dipinti
della serie "Malta-luce", che
sintetizzano (sempre
evocativamente, of course)
quanto detto nella cospicua
serie "Racconto", in cui non solo
è entrata la sabbia del luogo a
rischiarare la tavolozza, ma
spesso, per la nuova
dimensione spaziale determinata
dalla luce e dalla sua diffusione,
il gesto si è dilatato e talvolta,
recuperando vuoi esiti
"tachistes" e vuoi omologie col
"dripping", ha rimesso in
discussione l'identità del segno
1, ora rendendolo più pittorico
in suggestive iperbolizzazioni ed
ora graficamente corsivo in
veloci appunti minimali sia neri
che rossi e celesti. E forse
proprio in questa dicotomica
situazione sta cominciando un
riassorbimento di questo
segno-cifra per la genesi di un
nuovo discorso popolato da un
nuovo segno più elementare e
universale, in quanto non
troppo connotato. Nella
dialettica del suo scavo
evocativo, come avviene
sempre a chi ha alle spalle una
lunga storia, a ben guardare ci
sono già i germi del futuro. E la
pittura di Coccetta, in realtà ,
viene da lontano. Sia la fisicitÃ
del suo fare che il segnismo del
suo dire affondano le radici
nella serie dei "Corpi appesi".
Ma non solo in quella. Il lungo
tragitto da lui percorso negli
anni precedenti spesi a
scandagliare temi connessi al
martirio dell'uomo ed alle offese
della sua integrità , stà a
testimoniarlo. Quello
scandagliare, che ha avuto
come tappe i cicli del "Silenzio
profanato", dei "Prigionieri" e
appunto dei "Corpi appesi", è
confluito nel discorso degli anni
1997-99, dove il "Silenzio
profondo" è divenuto
evocazione di spazi pieni di
ombre e di penombre con gradi
d'interdizione comunicativa,
dove i "Prigionieri sono stati
evocati dalle griglie contenenti
il segno-cifra 1, dove i "Corpi
appesi" si sono tramutati in
reliquari, nell'attesa che
arrivasse il vento che li
scuotesse per riportare la vita
in loro.
Ora, dopo l'iter compiuto
a Malta, una nuova tappa
sembra prepararsi, proprio in
virtù dell'anabasi verso la luce
compiuta in quell'isola del
Mediterraneo ed in virtù della
conseguente modificazione dei
rapporti segnico-materici.
Infatti mi sembra alquanto
manifestoche le simbologie del
discorso evocativo di Coccetta
si sono attualmente come
transustanziate nella luce
mediterranea, quella luce che
invia riveberi sino a
Martinsicuro, dove il nostro
pittore ama lavorare in
alternanza agli spazi dello
storico palazzone di Sangemini.
e, se è da questo storico e
labirintico palazzone che egli ha
assorbito le ombre e le
penombre della produzione
precedente all'esperienza
consumata durante i soggiorni
nell'isola di Malta, è più che
probabile che a Martinsicuro il
"fiat lux" maltese possa trovare
nuovi spunti per proseguire e
far proseguire la sua suggestiva
e sintomatica pittura.
ROMA,
marzo 1999
Giorgio Di Genova
Inagurazione Sabato 16 Marzo 2002 alle ore 17,30
Si pregano i signori collezionisti in possesso delle opere di Walter Coccetta di recarle presso la galleria per le autentiche ed eventuali dediche, l'artista sarà presente Sabato 16 e Domenica 17 Marzo 2002.
Galleria Micati
Via G. Di Vittorio c/o ''I Portici''
Giulianova (TE)
tel. fax 085.8001857