Luci e ombre. Armato solo di grafite e del suo agile tratto, l'artista riproduce su carta bianca ritratti e paesaggi che sembrano foto in bianco e nero, vaghe, sfumate, liriche.
Troviamo nuovamente unite fotografia e pittura nelle immagini di Fabio Moro. E'
ormai la seconda, però, che imita la prima. Armato solo di grafite e del suo agile
tratto, Fabio riproduce su carta bianca ritratti e paesaggi che sembrano foto in
bianco e nero. Con i suoi delicati passaggi sfumati e i contorni tremuli, però, Moro
sfugge ad una presentazione analitica, iperrealista del soggetto per ottenere un
effetto più vago, lirico, filtrato non dall'occhio freddo e distaccato
dell'obiettivo, ma dal suo sguardo riflessivo e indagatore. Anima e corpo dei
soggetti sono delineati dalla sua mano, alcune volte più delicata ed eterea, altre
più irrequieta ed energica: la tecnica del fuori fuoco viene sostituita dallo
sdoppiamento delle linee e da un espressivo chiaroscuro.
Oltre che su carta l'artista riproduce lo stesso effetto di distorsione con un'altra
tecnica molto efficace che consiste nel sovrapporre diverse stampe dello stesso
disegno e poi schiacciarle tra vetri. Il tutto viene poi incorniciato assumendo
quasi l'aspetto di uno specchio riflettente la stessa figura in trasparenza: la
vaghezza dell'immagine è conservata e si accentuano profondità e impatto nonostante
il piccolo formato.
Per le figure femminili è facile un paragone con i corpi di Schiele, non solo per
affinità di tratto e soggetto, ma anche per la dichiarazione di un certo disagio
interiore che si estrinseca sul loro fisico e nelle tecniche di distorsione adottate
dall'artista. Altre figure sembrano discendere dai personaggi derelitti che
popolavano già quadri Impressionisti come "L'assenzio" di Degas. Proprio Degas era
anche un grande appassionato di fotografia e di corpi in movimento esposti alla
luce: certi bagliori riprodotti da Fabio sui vestiti o sulle esili gambe delle sue
modelle ricordano quelli che investono le sue ballerine sul palco.
Alcune delle immagini femminili, le scarpe e le folle nascono appositamente per la
mostra all'interno di Compagnia Unica, ottima occasione per indagare luce e
bellezza, in affinità al tema della moda, ma anche per riflettere con ironia sul
rischio di standardizzazione al quale sono esposte le nostre idee e lo stesso gusto
estetico. Nelle opere di Fabio Moro si esalta la valenza estetica dell'immagine: si
tratta, però, di valori molteplici, non omologati ad un unico modello visivo o
interpretativo.
(Elisa Scuto)
Inaugurazione 7 febbraio 2009
OpenLab in Compagnia Unica
Via San Vincenzo, 102/104 r - Genova
Mercoledì / Sabato ore 15.30 - 19.30
Ingresso libero