Miths and Rhytms for the New Millennium. Un ciclo di foto manipolate al computer sono fra gli ultimi lavori dell'artista pugliese naturalizzato a New York, la mostra e' ospitata in simultanea a Roma, a Bruxelles e a Mosca.
Catalogo con testi di Antonio Geusa, Giovanna Massoni, Renato Miracco, Jonathan Turner
La mitologia high-tech di Antonio Pio Saracino è protagonista di Miths and Rhytms, una mostra di caratura internazionale che, nel periodo febbraio-marzo 2009, sarà simultaneamente ospitata da EMMEOTTO di Roma, GMT+7 di Bruxelles e M’ARS, la galleria-museo che dal 1990 racconta ai moscoviti le novità dell’arte contemporanea. Artista, architetto, designer e fotografo, Saracino è stato di recente incluso nella classifica dei venticinque trend-setters più interessanti del pianeta.
Arriva in Europa la mitologia high-tech di Antonio Pio Saracino. L’occasione per conoscere gli ultimi lavori dell’artista pugliese naturalizzato a New York è offerta da una mostra di profilo internazionale: Myths and Rhytms, ospitata in simultanea da EMMEOTTO di Roma, GMT+7 di Bruxelles e M’ARS di Mosca, un nome che passerà agli annali come quello della prima galleria privata di arte contemporanea fondata nell’ex capitale dell’impero sovietico dopo il crollo del muro di Berlino. Incluso da Art News di NewYork nella classifica dei venticinque più autorevoli trendsetters del mondo, Antonio Pio Saracino è qualcosa di più di un arbitro del gusto capace di influenzare con le sue scelte estetiche tendenze e mode del pianeta.
Artista, architetto, industrial designer e fotografo, il giovane creativo incarna lo spirito dei nostri tempi di pensiero fluido e contaminazioni. La sua è una tipica storia italiana: dopo il corso di laurea in Architettura presso la Sapienza di Roma, si è fatto le ossa presso studi importanti come quello di Massimiliano Fuksas, ha sfruttato la vasta gamma di possibilità di approfondimento artistico e culturale offerta dal nostro paese e alla fine si è reso conto che il suo accurato percorso di formazione avrebbe potuto trovare un adeguato sbocco professionale soltanto all’estero. Dal 2004 vive stabilmente a New York, la città in cui, con Steve Blatz, ha fondato ArchLab, uno studio di design sperimentale che si è subito imposto all’attenzione della critica di settore. Poco più che trentenne, è stato insignito dell’American Architecture Award 2007 del Chigago Athenaeum and Chicago Museum of Architecture; per quattro volte le sue inconfondibili creazioni di design hanno vinto la Future Furniture Design Competition; Wallpaper e Interior Design hanno selezionato il suo progetto per una boutique di Soho tra i migliori realizzati nel 2007. Questo solo per citare alcuni dei numerosi riconoscimenti che, nel giro di pochi anni, hanno sancito il valore di un percorso di ricerca finalizzato a creare un linguaggio accessibile ad un pubblico di culture e nazionalità diverse. L’edizione italiana di Myths and Rhytms, presentata da EMMEOTTO di Roma, è focalizzata su un ciclo di foto manipolate al computer, talvolta composte in forma di dittico e talvolta inserite in lightboxes.
“Lavoro a questo progetto da tre anni”, spiega Saracino, che aggiorna il repertorio iconografico della mitologia greco-romana per raccontare i nuovi miti del mondo globalizzato e riflettere sugli esiti esistenziali dell’impatto tecnologico. La figura umana, classicamente impostata, è protagonista indiscussa delle sue invenzioni visive, così come la riflessione sull’uomo è al centro del suo pensiero. Né potrebbe essere diversamente, dal momento che progettare intorno al corpo implica comprenderne necessità e aspirazioni.
Il paradosso di un Nuovo Umanesimo illustrato da immagini composte al computer introduce lo spiccato gusto di Saracino per le contrapposizioni dialettiche e la riduzione ad unità degli opposti.
Accade così che la fiaba di un nuovo regno globalizzato nato dalla morte delle nazioni sia narrata citando, in maniera spesso esplicita, il patrimonio della grande tradizione pittorica italiana. Pensando a Caravaggio, la Medusa del terzo millennio assume una capigliatura di cavi elettrici serpentini, a memento del ruolo di vibrante estensione del pensiero che il cavo ha assunto nella storia dell’uomo. All’ossessiva ricerca di partners on line allude una citazione testuale dell’Apollo e Dafne di Bernini, dove la bella ninfa si sottrae alle attenzioni del dio in virtù di una metamorfosi elettronica. Né manca un originale omaggio ai grandi cicli decorativi di Giulio Aristide Sartorio in opere corali come Blind Birth e Death of Nation.
Sedotto e respinto da potenzialità e artifici di un mondo tecnologizzato e fortemente mediatico, Saracino ne individua i punti di forza e le inquietanti fragilità. Il mito della caduta di Icaro, con la trovata dello sfaldamento dei pixel che costituiscono il tessuto digitale dell’immagine, ben rappresenta l’audacia di sfide che sul piano etico e culturale possono tradursi in disfatte. “Come architetto ed artista indago il mondo artificiale che costruiamo e le sue interazioni con la natura e con noi stessi. I processi tecnologici amplificano i nostri sensi, estendono lo spazio fisico che circonda i nostri corpi, divenendo così una seconda pelle in fase evolutiva”. Ma cosa succede se gli strumenti creati dagli uomini per diventare i nuovi dei si trasformano essi stessi in feticci? La tecnologia ci serve o ci asservisce? La questione è di quelle antiche, anzi, eterne: da sempre il destino dell’uomo è segnato dal terrore di superare lo stretto di Scilla e Cariddi e dalla spasmodica esigenza di violare quel limite. Di questo ragionano i tecno-miti di Antonio Pio Saracino, alternando pessimismo a ottimismo, adombrando un futuro possibile. Un futuro che diventa tenerissimo nell’immagine di Romolo e Remo allattati dalla Lupa. Lei è una modella dalla bellezza inequivocabilmente mediterranea, mentre i cinque capezzoli stellati posti sul petto dei fatali gemelli, evocando le cinque stelle della bandiera cinese, alludono alla loro origine asiatica. L’opera è stata uno dei simboli iconici dell’ultima edizione di Europalia, il festival della cultura europea e farà parte di Italidea, la mostra delle eccellenze italiane che, dall’1 febbraio a tutto il 2011, farà tappa nelle principali capitali del mondo.
La caratura internazionale di Myths and Rhytms è enfatizzata dalla storia professionale dei quattro critici che firmano i saggi in catalogo.
Renato Miracco ha alle spalle un ricco curriculum di curatele di mostre di arte italiana all’estero, porta la sua firma anche la retrospettiva recentemente dedicata a Morandi dal Metropolitan di New York. Di recente è stato eletto per “chiara fama” direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York. Jonathan Turner, australiano, svolge la sua attività di critico e giornalista tra Italia, Olanda, Spagna, Belgio, Svezia, Germania, Australia, Argentina, Cina, Tailandia, Macao e Stati Uniti. E’ stato tra l’altro insignito del prestigioso premio A.B.O. come miglior critico operante in Italia nel 2006-07. Anche Giovanna Massoni e Antonio Geusa operano largamente all’estero: a Bruxelles la Massoni, in Russia Geusa.
Emmeotto
Via Margutta 8 - Roma
Orario: da martedì a sabato 11,00-13,30 15,00-19,30 lunedì per appuntamento
Chiuso la domenica e nei giorni festivi
Ingresso libero