Michelangelo Pistoletto presenta un corpus di opere inedite che danno vita a un nuovo progetto dal titolo 'Il tempo del giudizio' che include una grande installazione concepita per la platea della galleria. La tecnologia e' un elemento quasi imprescindibile nell'opera di Shilpa Gupta, che la utilizza come dispositivo narrativo, ma anche come soggetto/oggetto della sua indagine. Sol LeWitt torna a San Gimignano con Planes with Broken Bands of Color, un wall drawing, concepito nel giugno del 2004, che viene realizzato per la prima volta sulla parete per cui e' stato progettato.
Galleria Continua apre la stagione espositiva 2009, con uno dei maggiori artisti italiani, riconosciuto a livello internazionale, Michelangelo Pistoletto. Dopo la personale, tenuta nel 2008 nello spazio di Galleria Continua a Pechino, il maestro si presenta a San Gimignano con un corpus di opere inedite che danno vita a un nuovo progetto dal titolo “Il tempo del giudizio”.
Il percorso espositivo si apre con un grande tappeto che percorre la sala d’entrata. Un lavoro dalla forte valenza concettuale che prende vita dalla teoria de Il Terzo Paradiso così enunciata dall’artista nel 2003: “E' la fusione tra il primo e il secondo paradiso. Il primo è il paradiso in cui la vita sulla terra è totalmente regolata dalla natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall'intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti. Questo paradiso è fatto di bisogni artificiali, di prodotti artificiali, di comodità artificiali, di piaceri artificiali e di ogni altra forma di artificio. Si è formato un vero e proprio mondo artificiale che, con progressione esponenziale, inquina, ammorba e corrode il pianeta naturale ingenerando processi irreversibili di estinzione. Il pericolo di una tragica collisione tra queste due sfere è ormai annunciato in ogni modo. Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l'artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l'arte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra. Terzo Paradiso significa il passaggio ad un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la sopravvivenza. Il Terzo Paradiso è il nuovo mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilità in questo frangente epocale. Con il “Nuovo Segno d'Infinito” si disegnano tre cerchi: quello centrale rappresenta il grembo generativo del Terzo Paradiso.”
Alle pareti d’ingresso della galleria è esposta una serie di arazzi, parte del ciclo Segno Arte realizzati su moquette.
Il Segno Arte di Michelangelo Pistoletto è una figura geometrica ottenuta dall’intersezione di due triangoli che inscrive idealmente un corpo umano con le braccia alzate e le gambe divaricate; l’artista usa principalmente un modulo (210x120x60 cm) che corrisponde alla massima estensione del suo corpo. La sequenza di arazzi descrive il passaggio dalla raffigurazione dell'uomo vitruviano e leonardesco a quella odierna di Pistoletto nella concezione aurea del rapporto tra persona e universo.
Per la platea della galleria, l’artista concepisce, infine, una grande installazione che rappresenta idealmente un tempio in cui le quattro religioni più diffuse nel mondo -Cristianesimo, Buddismo, Islamismo, Ebraismo- sono indotte a riflettere ciascuna su se stessa, come momento di radicale auto-confessione. Quest'opera a forma di grande tenda da accampamento nomade, contiene una costruzione a pianta quadrata con gli angoli smussati. Su ognuna delle quattro pareti maggiori è esposto un grande specchio nel quale si riflette frontalmente un simbolo o uno strumento di culto.L'artista concepisce anche questo lavoro in relazione ai momenti storici dell'arte: qui il riferimento emblematico è il Giudizio Universale della cappella Sistina.
Infatti Il tempo del giudizio, titolo della mostra, significa che il processo evolutivo della società umana è giunto ad un livello che chiede l'assunzione della massima responsabilità e impegno per evitare che le apocalittiche profezie si attuino ai nostri giorni. Quest'opera pone in evidenza come, anche le religioni, si trovino di fronte al proprio giudizio. Il passaggio al Terzo Paradiso (terrestre) può avvenire esclusivamente attraverso una autentica presa di coscienza da parte di noi tutti.
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Galleria Continua è lieta di presentare nei suoi spazi espostivi Second Moon, la prima mostra personale italiana dell’artista Shilpa Gupta.
Shilpa Gupta (Mumbai, 1976), inizia giovanissima a lavorare utilizzando un ampio ventaglio di nuovi media con i quali si relaziona al mondo politico e culturale circostante. La sua pratica artistica ha assunto svariate forme: video, fotografia e installazioni, spesso interattive. La partecipazione a numerosi eventi espositivi di portata internazionale -le Biennali di Sydney, di Shanghai, de L’Avana, di Liverpool, di Lione e la Triennale di Yokohama, solo per fare alcuni esempi- le hanno attribuito grande visibilità e la possibilità di affermarsi come la più eminente artista indiana sulla scena della video arte e dei nuovi media.
La tecnologia è un elemento quasi imprescindibile nell’opera di Shilpa Gupta. L’artista la utilizza come dispositivo narrativo ma anche come soggetto/oggetto della sua indagine. Come molti della sua generazione, Gupta considera la rete una sorta di prolungamento della realtà quotidiana. La ritiene, inoltre, un metodo democratico e interattivo per comunicare e diffondere l’arte. Per questo motivo la utilizza con una certa frequenza, come nel caso dell’ormai celebre Blessed Bandwidth.net, l’opera commissionatale dalla Tate nel 2003, in cui si invitavano i visitatori a registrarsi, scegliere una religione e scaricare la benedizione direttamente on line.
L’analisi che Shilpa Gupta sviluppa nei confronti delle nuove tecnologie non è tesa esclusivamente a metterne in luce gli aspetti positivi e le potenzialità. L’artista sottolinea, infatti, come la tecnologia venga usata anche per scopi di controllo e per porre frontiere piuttosto che per favorire la libera circolazione delle idee, mostrandosi in questo modo critica nei confronti del sistema capitalista e globalizzato che ha generato omologazione culturale, guerre, terrorismo ed anche un senso, spesso, deteriore del sacro.
Second Moon è il titolo della mostra che Shilpa Gupta realizza per Galleria Continua. Le opere che incontriamo lungo questo percorso espositivo comunicano un duplice messaggio. Da un lato raccontano i desideri reconditi, le fantasie e le speranze che caratterizzano il genere umano e che aiutano l’uomo ad affrontare la vita con positivo ottimismo; dall’altro, svelano come queste pulsioni siano, al contempo, ingannevoli illusioni che ci condannano a guardare al passato con un velo di rimpianto in quanto risultiamo privati dell’effettiva possibilità di un futuro migliore.
Nel lento accendersi e spegnersi dell’infilata di piccole luci che compongono la scritta BlindStars StarsBlind che si staglia sul palcoscenico, si cela una struggente malinconia: bellezza e potere, caducità e impermanenza, queste sembrano le note che scandiscono la nostra esistenza. Aspettativa e sogno sono i temi di un’altra opera in mostra, I Have Many Dreams. Si tratta di una serie di fotografie di giovani ragazze vestite alla moda, l’immagine è completata da un sonoro che riproduce la voce dell’artista mentre chiede loro cosa vorrebbero fare da grandi. Le ragazze rispondono, dopo di che l’artista chiede di nuovo ‘e se non riuscissi a raggiungere questo obbiettivo, quale sarebbe la tua seconda scelta?’ E così via, per diverse volte.
Le aspettative possono essere disattese e la società capitalista, che Shilpa Gupta osserva con sospetto, può portare a forme estreme di individualismo e di chiusura come evidenzia un’altra opera fotografica Untitled Don’t See Don’t Hear Don’t Speak.
Il messaggio si propone con maggiore intensità in Tryst with Destiny. Qui la riflessione si allarga a considerazioni di carattere storico e nazionale. Da un microfono solitario si muove una voce. E’ quella dell’artista che con tono lamentoso, a tratti sofferente e disperato, declama il discorso fatto da Jawaharlal Nehru, il primo Presedente indiano, in occasione della Dichiarazione di Indipendenza del 1947. Quello era il tempo della speranza, ‘Appuntamento con il destino’ è solo un microfono, uno strumento svuotato della sua funzione e privo di ascoltatori. Il tema del recupero della memoria, o meglio, della memoria come elemento inconscio che attraversa la nostra vita e determina, nel bene e nel male, le nostre azioni è proposto da Shilpa Gupta anche in Memory II, un’imponente scultura in cemento che pone fuori dalla galleria, lungo una via di transito così che chiunque possa imbattersi in essa.
Second Moon si articola negli spazi di Galleria Continua presentando altre tematiche care all’artista: quella del controllo, ad esempio, e dei sistemi di sicurezza che regolano e condizionano il nostro vivere quotidiano. O ancora, la presenza -deliberatamente ignorata e taciuta- di un sub-strato sociale figlio della nuova economia globale: nuove classi, ancora prive di identità e di collocazione che, costrette a vivere ai margini, rappresentano un potenziale di violenza inesplosa. Tema suggerito in Untitled, una grande opera a parete appositamente realizzata da Shilpa Gupta per lo spazio dell’Arco dei Becci, che conclude e completa la mostra.
Shilpa Gupta nasce a Mumbai in India, nel 1976, città dove ad oggi ancora vive e lavora. Formatasi come scultrice si afferma attraverso la sperimentazione di nuovi media: video, video installazioni interattive, siti web. Interessata ad attivare dinamiche che avvicino l’arte al pubblico, è impegnata da alcuni anni in progetti a carattere sociale e divulgativo come Aar Paar, un progetto di arte pubblica di scambio tra India e Pakistan, Video Art Road Show, proiezioni di video arte per le strade di Mumbai e New Delhi. Collabora, inoltre, con il World Social Forum in Brasile e, dal 2008, cura una sezione della rivista Time Out per la distribuzione di opere di grafica, fotografia e letteratura attraverso il periodico.
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Galleria Continua è onorata di ospitare nel proprio spazio espositivo di San Gimignano un inedito Wall Drawing di Sol LeWitt.
L’artista americano (Hartford 1928 – New York 2007) è uno dei massimi esponenti del movimento minimalista sorto negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’60. Il suo lavoro si sviluppa attraverso strutture mentali e strutture visuali concrete ed è caratterizzato da una costante ricerca che permette all'artista di collocarsi nell’ambito di un continuo rinnovamento rilevando la sua inequivocabile unicità.
Nel suo lungo percorso artistico, egli è riuscito a trovare il perfetto equilibrio fra qualità percettiva e concettuale, fra la semplicità dell’ordine geometrico e la ricerca di bellezza e creazione intuitiva.
LeWitt ha capovolto le regole convenzionali della prassi artistica e della produzione materiale dell’opera abolendo, attraverso la propria ricerca concettuale, le nozioni di irripetibilità e d’abilità d’esecuzione manuale in favore di un primato assoluto dell’idea “il lavoro è la manifestazione di un’idea e un’idea non è un oggetto”. La ricerca dell’artista, per Sol LeWitt, non si trova nel fare manuale ma nell’idea platonica e pura, che poi regala a qualsiasi esecutore purché questi rispetti le istruzioni portando a compimento le intenzioni della sua idea. Questo ‘fare di un’idea l’opera’ ha permesso che i lavori del grande maestro americano si trovino oggi in tutto il mondo, nei più importanti musei, in edifici pubblici, in abitazioni private, in fondazioni e perfino in qualche periferico ateneo universitario.
Dopo la personale realizzata con Galleria Continua nel 1998, l’opera di Sol LeWitt torna a San Gimignano con Planes with Broken Bands of Color (San Gimignano). Questo straordinario Wall Drawing, concepito dall’artista nel giugno del 2004, viene realizzato per la prima volta sulla parete per cui è stato progettato. L’ars combinatoria è il principio strutturale della produzione artistica di LeWitt: cubi, cerchi, triangoli, piramidi, linee, oppure, come in questo caso, rettangoli e parallelogrammi vengono destrutturati, reiterati, modulati secondo proporzioni spaziali standardizzate e combinati in modo inedito. L’artista reinventa il processo artistico giocando sulla variabilità e l’intermittenza delle strutture geometriche che sottendono l’idea di spazio secondo il pensiero occidentale.
In tutta la produzione artistica di Sol LeWitt il colore assume una valenza assoluta. In Planes with Broken Bands of Color (San Gimignano) -così come in Circle of Bands of Colors e in Whirls and Twirls- l’artista esplora gli effetti ottici tra colore e modulo geometrico. In questa tipologia di Wall Drawing la forma del lavoro risponde a regole precise: le bande, ad esempio, hanno una larghezza standard e due tasselli dello stesso colore non possono mai essere adiacenti l’uno all’altro.
Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 Sol LeWitt comincia ad utilizzare il colore acrilico. Molti lavori di questi anni, compreso il Wall Drawing presentato a San Gimignano, includono tutti i colori primari e secondari: rosso, giallo, verde, arancio, blu e viola.
Geometria e poesia si fondono, dunque, in questa opera regalandoci una nuova emozionate esperienza visiva.
Fin dal 1965, Sol LeWitt (1928-2007) ha tenuto centinaia di personali in musei e gallerie di tutto il mondo. Le sue numerose opere a due e tre dimensioni vanno dai Wall Drawing (di cui, ad oggi, ne sono stati eseguiti oltre 1100), alle fotografe, alle centinaia di lavori su carta fino alle strutture sotto forma di torri, piramidi, forme geometriche e progressioni. Dopo aver conseguito diploma in Belle Arti alla Syracuse University nel 1949, Sol LeWitt viaggiò per un breve periodo in Europa dove ebbe modo di confrontarsi con le opere pittoriche degli antichi maestri. Poco dopo, prestò servizio militare durante la guerra di Corea, in California, in Giappone e su territorio coreano.
Negli anni Cinquanta Sol LeWitt si trasferì a New York dove approfondì il suo interesse per il design collaborando con la rivista Seventeen come addetto alla produzione di stampi, di fotostatiche e come disegnatore tecnico. Successivamente, lavorò per un anno come graphic designer nell'ufficio dell'architetto I.M. Pei. In quel periodo LeWitt scoprì la fotografia di Eadweard Muybridge, e rimase fortemente colpito dai suoi studi tardo-ottocenteschi su sequenza e locomozione. Queste esperienze, insieme ad un impiego intrapreso nel 1960 al Museun of Modern Art, ebbero grande influenza su LeWitt come artista.
Al MoMa fra i colleghi di LeWitt c'erano gli artisti Robert Ryman, Dan Flavin e Robert Mangold. L'ormai famosa mostra del 1960 “Sixteen Americans”, realizzata dalla curatrice Dorothy C.Miller e comprendente opere di Johns, Kelly, Rauschenberg e Stella, creò un'ondata di eccitazione e discussione all'interno della comunità di artisti di cui LeWitt faceva parte. Intervistato nel 1993 a proposito di quegli anni, LeWitt affermò: “Decisi che avrei fatto recedere colore e forma e avrei proceduto in modo tridimensionale”.
Il MoMa di New York dedicò a LeWitt la sua prima retrospettiva nel 1978-‘79. L'esibizione fu riallestita in varie sedi museali americane. Tra le altre mostre principali: Sol LeWitt Drawings 1958-1992, organizzata nel 1992 dall'olandese Haags Gemeentemuseum, che viaggiò poi nei tre anni successivi in Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Francia, Spagna e Stati Uniti; e, nel 1996, Sol LeWitt Prints: 1970-1995, una retrospettiva itinerante organizzata dal MoMa di New York.
Negli ultimi anni all'artista sono state dedicate mostre in musei quali il P.S.1 Contemporary Centre di Long Island, l'Addison Gallery of American Art della Phillips Academy di Andover (Twenty-Five Years of Wall Drawings), e il Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford (Incomplete Cubes), che ha viaggiato per tre musei d'arte degli Stati Uniti. Il San Francisco Museum of Art ha ospitato una retrospettiva sulla carriera dell’artista nel 2000, la stessa mostra è stata ospitata dal Museum of Contemporary Art di Chicago e dal Whitney Museum of American Art di New York.
Attualmente sono in corso una mostra personale al MoMA di New York e una retrospettiva presso il MASS MoCA di North Adams in Massachusetts.
Per ulteriori informazioni sulla mostra e materiale fotografico:
Silvia Pichini responsabile comunicazione
press@galleriacontinua.com mob 347 45 36 136
Immagine: Shilpa Gupta
Inaugurazione sabato 14 febbraio 2009 18-24
GALLERIA CONTINUA
Via del Castello 11, San Gimignano (SI), Italia
da martedì a sabato, 14-19
ingresso libero