Mostra collettiva con artisti fra i piu' controversi della scena contemporanea internazionale: Douglas Gordon, Damien Hirst, Wangechi Mutu, Anselm Reyle, Marc Quinn; ognuno a proprio modo esplora il rapporto con la morte. Sfruttando nel titolo le sinergie della parola di origine sanscrita che significa respiro, ma che assume anche in altre culture un'accezione cangiante, la mostra diviene essa stessa simbolo per antonomasia di trasformazione. A cura di Gaia Serena Simionati.
AR / Contemporary Gallery è lieta di presentare la nuova mostra collettiva sugli artisti più controversi della scena contemporanea internazionale: Douglas Gordon, Damien Hirst, Wangechi Mutu, Anselm Reyle, Marc Quinn.
A cura di Gaia Serena Simionati
Sfruttando le sinergie date dalla parola di origine sanscrita che significa respiro, ma che assume anche in altre culture un’accezione cangiante, la mostra diviene essa stessa simbolo per antonomasia di trasformazione. Nafas per esempio nel sufismo è la parola associata al significato di libertà. In Arabia invece il termine descrive la forza dinamica inspirata dalla persona al momento della sua nascita. In breve l’ elan vitale.
La relazione tra questi significati eterogenei diviene quindi chiaro emblema dei cinque diversi artisti che nascono e rinascono o fanno rinascere, respirare il fruitore che si avvicina ai loro lavori.
Damien Hirst, Wangechi Mutu, Douglas Gordon, Marc Quinn e Anselm Reyle ognuno a proprio modo, esplorano il rapporto con la morte. E la vita. O con la trasformazione alchemica, chimica, fisica e materica che questa comporta.
Sia Damien Hirst nel soggetto prescelto: le farfalle simbolo, dopo uno stadio larvale, di rinascita e cambiamento. O attraverso i media prescelti: una pittura lucida e materica, quasi riflettente. Come uno specchio. Per capirsi.
Sia Wangechi Mutu che con i suoi collages, mezzo perfetto per le differenze accorpate, assembla parti varie ed eterogenee ricreando cosi’ un Golem colorato, mostruoso e gioioso al tempo stesso, un Frankenstein cromatico di grande spessore. L’antropologa scultrice keniota sa essere sia tagliente che ironica sul ruolo del femminile, sugli orrori della chirurgia estetica cosi come sui massacri della guerra.
Sia invece Douglas Gordon che attraverso le icone immortali già elaborate da un artista eterno come Andy Warhol, le fa rivivere e le cristallizza per sempre. Per lui quindi l’opera d’arte diviene appieno un teatro su cui riflettere e proiettare la vita.
Sia Marc Quinn che nei dettagli di sculture e fiori ne esplora quasi la realtá atomica e il dettaglio, contribuendo cosi a scindere la materia e a esplorarne i processi inerenti alla creazione e alla vita. Colui che ha creato una scultura col proprio sangue congelato dal titolo Self, è evidentemente interessato e coinvolto dal tema della conservazione, del mantenimento delle forme viventi, per preservarle dal fluire del tempo. In Sky riproduce la testa del figlio dell'artista realizzata utilizzando la placenta umana e il cordone ombelicale del bambino.
Sia infine Anselm Reyle che accartocciando la materia e sfruttandone le cangianze riesce a farla rinascere dal di dentro. Legato ad un foglio di alluminio, in un gesto semplice, Reyle ripercorre la storia dell’arte e immette la vita.
Immagine: Wangechi Mutu, The Bourgeois is Banging on My Head, 2004, cm 104,1x76,2
Inaugurazione 18 Febbraio 2009 ore 19
AR / Contemporary Gallery
Via Vespucci 5, 20124 Milano
Da lunedì a venerdì ore 12- 18,30. Sabato su appuntamento.