Trans-paesaggi. Sono in mostra delle fotografie di paesaggi naturali, spesso giardini di ville venete o parchi pubblici londinesi, realizzate negli ultimi 3 anni e rielaborate al computer.
Presentazione e cura di Flavia Casagranda
Sabato 21 febbraio 2009 alle ore 18 presso la Chiesetta dell’Angelo in Via Roma 80 a Bassano del Grappa (VI), si apre la mostra di Gian Paolo Lucato dal titolo Trans-paesaggi. Questa mostra, organizzata dall’Assessorato alla Cultura, è composta di una ventina di fotografie elaborate al computer del formato 60x90, realizzate nell’arco di tre anni 2007- 2009.
Sono delle fotografie di paesaggi naturali, spesso giardini di ville venete, parchi pubblici londinesi, ed altro; comunque ambienti silenziosi e solitari. Spazi magici. Su queste immagini interviene con tagli virtuali che lacerano il paesaggio, oppure creando un gioco di chiaroscuro organizzato entro strutture geometriche ben definite ottenendo una spazialità difforme rispetto all’originale.
La fotografia tradizionale (analogica) è un puro strumento di registrazione: essa, in qualche modo, è al totale servizio del reale: ne dà una testimonianza oggettiva, ne suggella in maniera scrupolosa e ossessiva i dati concreti. Lo rileva a chiare lettere anche lo studioso tedesco S. Kracauer: “Il fotografo – scrive – deve riprodurre gli oggetti posti davanti al suo obiettivo e gli manca assolutamente la libertà, il privilegio che invece ha l’artista, quello cioè di disporre le forme esistenti e le loro reciproche relazioni spaziali secondo la loro intima visione”. Ebbene, quando Gian Paolo Lucato inquadra un parco, una veduta marina, una cascata non lo fa per riprodurre a specchio il mondo, quanto invece per interpretarlo, se non addirittura per trasfigurarlo. Non gli interessa certificare, autotentificare, documentare l’esistente né tantomeno produrre “una memoria di ciò che è stato” (come avrebbe detto R. Barthes): gli preme invece creare immagini capaci di trasformare i luoghi in dimensioni incollocabili che giocano tra l’uno e l’infinito, il limite e l’illimitato, il conosciuto e il conoscibile. Il taglio apre spazi infiniti, si insinua e moltiplica la lettura dell’immagine, sottoponendola a un vortice di sensi che portano verso un’ineludibile alterità, al sospetto che qualcosa di meraviglioso e insieme di estraneo s’introduce nel suo campo visivo.
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Non è la tipicità di un determinato ambiente, la peculiarità di un angolo di mondo ad interessare Lucato, ma la visibilità dello stesso angolo (dello stesso ambiente). Egli non è spinto a cercare una particolare inquadratura, ma un particolare modo di vedere (che coincide anche con un particolare modo di pensare). Così, la sua fotografia, anche senza ridursi ad una pura pratica analitica o alla investigazione del proprio stesso linguaggio, si fa comunque riflessione su quelli che sono i processi percettivi e diventa verifica della natura convenzionale della rappresentazione. Lucato sembra porsi gli stessi quesiti di Merleau-Ponty: e cioè esiste la possibilità di cogliere il visibile oppure ogni tentativo è votato allo scacco? Si può redigere un bilancio esaustivo di quelli che sono i dati mondani o si è costretti a proseguire aldilà di ogni esperienza, per mettere in campo tutta una serie di strategie operative, capaci di cambiare, alterare, chiarire, approfondire, confermare, esaltare, ricreare quello che si dà direttamente alla vista?
Luigi Meneghelli, dalla presentazione del catalogo “Trans-paesaggi” 2008
Inaugurazione ore 18
Chiesetta dell'Angelo
via Roma, 80 - Bassano del Grappa (VI)
Apertura: da martedì a domenica 15.00- 18.00
Ingresso libero