Opere recenti. Lega il lavoro dei due artisti oltre al linguaggio pittorico la ricerca di immagini simbolo che stimolano meccanismi concettuali e percettivi con risvolti narrativi. Questi lavori, infatti, il piu' delle volte sono parti o fotogrammi che evocano momenti più ampi di cronaca, racconti o fiabe.
Terenzio Eusebi - Augusto Piccioni
Opere recenti
Lega il lavoro dei due artisti oltre al linguaggio pittorico, di tipo tonale in Eusebi e più timbrico in Piccioni, la ricerca di “immagini simbolo†che stimolano meccanismi concettuali e percettivi con risvolti narrativi. Questi lavori, infatti, il più delle volte sono parti o fotogrammi che evocano momenti più ampi di cronaca, racconti o fiabe.
EUSEBI
(…) I suoi quadri sono una velatura stratificata di materiale all'apparenza solido e pesante: cemento, cera, grafite, acrilico, smalti, olio; supporti in legno, tele grezze, carte fatte a mano. Eppure in Eusebi tutto si trasforma, tutto viene ad acquistare il valore e la fisicità della leggerezza. Tutto lievita e sosta sospeso nell'aria. Davvero sembra che l'artista si sia trasformato in alchimista e possa tradurre la pesantezza del piombo in splendido rilucente oro (…) La dimensione spaziale è tradotta in dimensione temporale. E così i quadri di Eusebi che sono pieni di referenze ai muri alle case, ai luoghi; in verità sono un continuo aperto diario di sentimenti e di emozioni vissuti nel languore dello sguardo carico di melanconia, nella considerazione che l'arte è come un ultimo appello, per l'uomo, per dirsi la ragione del suo pellegrinare (…) La pittura di Terenzio Eusebi è una pittura difficile, in bilico e carica di tensioni e di felici relazioni, tra letteratura e musica, architettura e scultura. Il tutto per cogliere quel che vive nei luoghi in quel che vive nella dimensione del tempo (…)
Novembre 1996, Mariano Apa
PICCIONI
(...) II lupo, il cinghiale, la volpe, l'albero e l'uomo sono gli attori dei dipinti di Augusto Piccioni ormai dall'inizio degli anni '90, divenuti, nella ripetitività della loro presenza, cifra di un racconto che parla della terra d'appartenenza dell'artista, della metafora della condizione umana contemporanea nel rapporto tra uomo e natura, ed anche del destino della pittura, in un momento apparentemente poco felice per questo linguaggio che in tanti vorrebbero relegato come anacronistico. I protagonisti dei dipinti di Piccioni hanno sempre preso vita dentro la pennellata morbida ed ''informale'' dell'impasto coloristico e solo più recentemente hanno cominciato a definirsi in una sovrapposizione di piani che considera anche il vuoto come superficie significante scaturendo dai contorni dei piani attigui: è così che molto spesso nasce l'immagine dell'albero al centro del dipinto o dell'uomo, sovrapposto all'albero, o così si intersecano due degli animali rappresentati. (...)
1997, Antonella Micaletti
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